Storia di un campione: Francesco Moser
Francesco Moser è il corridore italiano più vittorioso della storia del ciclismo. Fortissimo nelle prove di un giorno (il suo palmares conta tutte le più grandi classiche del calendario nazionale e internazionale) ha anche vestito le più prestigiose maglie delle gare a tappe. Nonostante i limiti sulle grandi salite si è imposto grazie alla sua combattività e alla capacità di gestire la squadra.
Nato in una famiglia di ciclisti - tre dei suoi undici fratelli, Enzo, Aldo e Diego, sono tutti stati professionisti - Francesco Moser a tredici anni lascia la scuola per lavorare nei campi. Si dedica al ciclismo in età già matura, a 18 anni. Dopo il dilettantismo nelle file della Bottegone e la partecipazione alle Olimpiadi di Monaco, passa al professionismo nel 1973 e già nel 1975 si laurea campione italiano a Pescara, sul circuito del Trofeo Matteotti.
A 24 anni Moser si presenta al Tour del 1975, vince il prologo di Charleroi e la tappa di Angouleme e indossa la maglia gialla che tiene per sette giorni. Con i suoi attacchi nella prima fase della corsa francese mette in crisi Eddy Merckx che sulle Alpi deve cedere il Tour a Bernard Thevenet. Francesco diventa un idolo in Francia. Ai mondiali di Ostuni del 1976 giunge secondo nella prova su strada dietro al belga Maertens ma conquista l'oro dell'inseguimento in pista. Dodici mesi dopo la maglia iridata è sua a San Cristobal, in Venezuela. Con la maglia di campione del mondo ottiene, nel 1978, 39 vittorie tra cui la prima delle sue tre consecutive Parigi-Roubaix.
Forte, veloce e abile allo sprint, Moser si mette in luce per la sua combattività e intreccia negli anni un duello con Giuseppe Saronni che divide il tifo degli italiani. Nel corso dei suoi quattordici anni di carriera conquista una serie incredibile di classiche di prestigio come la Parigi-Tours (1974), due Giri di Lombardia (1975, 1978), una Freccia Vallone (1977), un Campionato di Zurigo (1977), una Gand Wevelgen (1979). Nel suo palmares può contare tutte le più importanti corse in linea e a tappe italiane e una serie di vittorie parziali al Giro d'Italia . In gruppo lo chiamano lo "sceriffo" perché detta spesso legge e governa le corse come hanno sempre fatto i campioni.
La fama di Francesco Moser è però legata soprattutto al record dell'ora. Nel gennaio del 1984 parte per il Messico con l'idea di tentare in altura il primato del mondo che appartiene ormai da dodici anni al belga Eddy Merckx. Era già cominciato nell'anno precedente, a poco più di trent'anni, il suo declino. Le motivazioni per una nuova sfida comunque non gli mancano: "Se nella vita non si tenta sempre qualcosa di nuovo, allora mi spieghi cosa si campa a fare?" è il motto alla base della sua impresa. Seguito da un'equipe specializzata, sotto la supervisione del professor Conconi, docente dell'Università di Ferrara, Moser batte il record mondiale dell'ora percorrendo 50,080 km. Quattro giorni dopo ripete l'impresa: batte di nuovo il primato con 51,151 km. Il suo tentativo di record dell'ora apre le porte a una rivoluzione scientifica e tecnica nel mondo del ciclismo. Moser introduce innovazioni nell'alimentazione, nelle pratiche di allenamento, nell'abbigliamento (con una speciale tuta e il casco aerodinamico), nelle tecniche di costruzione delle biciclette, ideate in galleria del vento e dotate di ruote lenticolari. Dieci anni dopo, quando ormai da parecchi anni si è ritirato dal mondo del professionismo, ritorna in Messico per sfidare nuovamente il record, ora detenuto dal britannico Chris Boardman. Realizza la misura di 51,840, quattrocento metri quindi in meno della misura necessaria, ma riesce a battere la sua precedente prestazione.
Moser tornato all'attività su strada vince nel 1984 la Milano-Sanremo e nel Giro d'Italia dà vita a una lotta accanita con Laurent Fignon. Il francese, favorito sulle montagne, sfila la maglia rosa a Moser due giorni prima della conclusione. Nell'ultima tappa, una cronometro che si conclude all'Arena di Verona, Moser vince il Giro grazie alla sua bici dalle ruote lenticolari. Conquista così la gara a tappe sul cui podio sale per ben altre cinque volte in carriera. La sua ultima gara è il Trofeo Baracchi nel settembre del 1987.
Moser dopo il ritiro dall'attività professionistica si dedica alla campagna come produttore di vino e coltivatore di mele. Continua a rimanere nel mondo del ciclismo come collaboratore della RCS, società organizzatrice del Giro d'Italia, e con una fortunata attività di produttore di biciclette. Dedicatosi alla politica, ha ricoperto vari incarichi nell'amministrazione della provincia di Trento, fa parte del consiglio dei professionisti dell'Uci, è si è candidato nel 2001 alla presidenza della Federazione Ciclistica Italiana.
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