Magico van der Poel pure con la sella rotta: «Voglio il 7° mondiale»
È stata la gara più difficile: per la prima volta avevo le mani fredde
Il record di De Vlaeminck è l’unica cosa che devo raggiungere
Il fango è casa sua e con Van Aert (quarto) ormai non è più un duello. Mathieu ha trasformato il ciclocross in un luna park
28 Dec 2024 - La Gazzetta dello Sport
di Alessandra Giardini
Il fango è casa sua, cosa volete farci. Sarà per quello che nessuno riesce più ad avvicinare Mathieu van der Poel. Parte, prende, stacca tutti e non lo vedono più. A Loenhout, in Belgio, è arrivata la quarta vittoria su quattro gare. Nonostante la sella rotta, e un ultimo giro corso tenendo la cinghietta tra i denti. E stavolta c’era anche - al debutto stagionale - Wout Van Aert: ma ormai non è neanche più un duello, uno vince e l’altro arriva dietro (quarto, dopo che il gomito di uno spettatore lo ha fatto cadere, quando però van der Poel era già primo da solo).
Matje ha preso il ciclocross e ne ha fatto molto di più: una festa popolare, un happening, un luna park. Un fenomeno che in Belgio e in Olanda muove le folle. Fanno la fila, comprano i biglietti, riempiono i circuiti, vogliono vederlo vincere, i più si accontentano di vederlo e basta. Ieri erano tredicimila, e i biglietti costavano dai 16 ai 18 euro. Lui gli dà tutto: il sogno, il dominio, la superiorità, la leggenda. Sei mondiali vinti, 41 prove di Coppa del mondo, 166 successi tra gli élite.
Tecnica perfetta
Prima, quando lui è ancora in Spagna ad allenarsi e a giocare a golf, le star del ciclocross si dividono le vittorie, combattono per il podio. Poi a dicembre arriva van der Poel e non ce n’è più per nessuno. Per chi non si rassegna alla monarchia c’è sempre la speranza che Van Aert ritrovi gamba e fiducia e provi almeno a contendergli il trono. Ma ormai lo sa anche lui che non c’è più molto da fare. «Realisticamente, Mathieu è a un altro livello in questo momento». Ieri in realtà ha commesso un errore, ha perso il manubrio e ha sbandato: è stato durante la ricognizione, ma è talmente raro vederlo sbagliare che il video girato da uno spettatore ha fatto il giro del web.
La sua tecnica è perfetta, eppure giovedì, a Gavere, Matje ha parlato soltanto di quello che non gli era piaciuto, e ieri ha visto ancora qualcosa da migliorare. «In un tracciato come questo è complicato andare molto più veloce degli altri, perché poi commetti errori molto velocemente. E poi avevo le mani fredde, per la prima volta. È stata la gara più difficile della stagione».
Probabilmente ha ragione chi dice che Mathieu è un professionista in tutto, anche nel fingere tensione. C’è da capirlo: l’anno scorso per avere alla partenza lui e Van Aert gli organizzatori pagavano dai 15 ai 20mila euro a gara, in questa stagione sembra che il cachet del campione del mondo sia arrivato a 50mila euro.
A 8 anni
Si sono visti la prima volta quando avevano otto anni, Van Aert se lo ricorda ancora: il figlio del campione aveva il camper con gli adesivi degli sponsor e le ruote in carbonio, il piccolo Wout aveva la bici che gli avevano regalato per la comunione.
Dopo più di vent’anni non è cambiato molto: ieri Van Aert è arrivato a Loenhout con la moglie Sarah e i figli Georges e Jerome, Van der Poel ha parcheggiato dietro i box la sua macchina da supereroe, una Lamborghini arancione come la maglia dell’Olanda.
Nel fango ci è nato. Era un giorno freddo di gennaio, il 19 saranno trent’anni. Mathieu è il secondo figlio di Adrie, vincitore di un Fiandre, una Liegi e un Mondiale di cross, e di Corinne Poulidor, figlia del corridore più amato dai francesi.
Crescendo, Matje giocava con suo fratello nel fango intanto che papà finiva di gareggiare. In principio non sapeva perdere, adesso non ha più importanza. D’inverno, quando i suoi colleghi del ciclismo su strada vanno in vacanza, lui corre nel fango. «Perché dovrei annoiarmi a casa quando posso fare qualche gara?».
Sforzo breve ma intenso, servono riflessi, forza, coordinazione e capacità di superare gli imprevisti. È come giocare in cortile per lui. E correndo migliora, cresce. L’obiettivo è arrivare al 2 febbraio al massimo della forma: in Francia c’è il Mondiale, e lui ne ha già vinti sei. «Il settimo titolo iridato è l’unica cosa che devo ancora raggiungere nel ciclocross: il record di Eric De Vlaeminck». Una volta che l’avrà preso, niente paura: di sicuro vorrà superarlo, ci sarà da divertirsi anche l’anno prossimo.
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Eric De Vlaeminck, fratello di Roger: 7 volte iridato
Eric De Vlaeminck, anche lui fiammingo, è stato il fratello maggiore di Roger, Monsieur Roubaix.
Nato il 23 marzo 1945, Eric è morto il 4 dicembre 2015, a 70 anni.
Grande specialista del ciclocross, nel fango vinse 7 mondiali: il primo a 21 anni, nel 1966, gli altri consecutivamente dal 1968 al 1973.
Su strada non fu alla pari del fratello, ma vinse il Giro del Belgio, la Parigi-Lussemburgo e una tappa del Tour de France 1968. Fu terzo alla Gand-Wevelgem del 1969, dietro a Roger.
Suo figlio, Geert, morì d’infarto a 26 anni durante una corsa di ciclocross, ed Eric era presente tra il pubblico.
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IDENTIKIT
Mathieu Van der Poel è nato a Kapellen (Bel) il 19 gennaio 1995 ma è olandese.
Ciclocross
- Sei volte iridato élite (2015, 2019, 2020, 2021, 2023 e 2024) e 2 da junior (2012 e 2013)
Strada
- Iridato 2023 a Glasgow, ha vinto 6 Monumenti:
- 3 Giri delle Fiandre (20202022-2024)
- 2 Parigi-Roubaix (2023-2024);
- 1 Milano-Sanremo (2023)
Gravel
- Con la bici gravel ha vinto a Leuven (Bel) il Mondiale 2024
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