Oklahoma-Indiana sfida per la storia


La Repubblica - Domenica 22 Giugno 2025
Pagina 33

— MA.BAS.

Tutto si riduce a questo: una partita per l'eternità. O gloria o rimpianto. Stanotte Oklahoma City Thunder e Indiana Pacers si sfideranno per il titolo di basket della lega più famosa al mondo. Sarà la ventesima gara-7 in più di 70 anni. Una delle due diventerà campione per la prima volta — Oklahoma ha preso il titolo sportivo da Seattle, che ha vinto nel '79, ma è un'altra storia — e tolti Alex Caruso (Los Angeles Lakers, 2020) e Pascal Siakam (Toronto Raptors, 2019), gli altri protagonisti non hanno mai visto un anello da campione, a meno che non fosse al dito di qualcun altro. Il punto è a chi toccherà: a Shai Gilgeous-Alexander, il predestinato? O a Tyrese Haliburton, il "sopravvalutato"? Il primo, 26 anni, eletto miglior giocatore della stagione regolare, ha un'idea aristocratica del tempo in linea con il cognome lungo come una dinastia: silenzioso, impassibile, appare lento, ma solo perché sembra essere lui, con le sue giocate in area, a fermare il tempo. Haliburton, 25, in un sondaggio anonimo è stato votato dai giocatori Nba come il più sopravvalutato del campionato: troppo lungo per fare il play, troppo gracile per dominare.

Eppure domina. Corpo di ragno e cervello da maestro di scacchi. Se stanotte le due squadre si ritrovano in questa sfida all'Ok Corral è perché lui ha segnato il canestro della vittoria a Oklahoma in gara-1, sparigliando i pronostici. Da quella notte è diventata una delle finali più avvincenti degli ultimi dieci anni, anche se l'America l'ha seguita sbadigliando. In tv è stata tra le meno seguite.
Molti vogliono lo show e le star. Oklahoma e Indianapolis sono in fondo alla classifica glamour, non hanno stelle, sono due città che, messe insieme, non arrivano agli abitanti di San Fernando Valley, Los Angeles.

Ma in gara-7 non contano moda, share, talento. Contano i nervi: chi sbaglia meno, chi non trema, vince.
Anche se c'è chi ha vinto facendo tremare qualcosa: il tabellone. LeBron James, la notte di "The Block", quando nel 2016 — sfida vinta da Cleveland su Golden State, l'ultima decisa alla settima — a 1'50" dalla fine, sull'89 pari, rincorse Andre Iguodala e inchiodò il pallone sul tabellone con la stoppata più famosa della storia.

Sei anni prima, Lakers-Celtics, Kobe Bryant tirò malissimo (6 su 24), ma dominò a rimbalzo. A decidere fu Ron Artest — poi diventato Metta World Peace — che segnò la tripla della vittoria. «Kobe mi ha passato il pallone — disse — e io ho tirato». O lo "Showtime" contro i "Bad Boys", Lakers-Pistons, nell'88, quando James Worthy segnò 36 punti, più 16 rimbalzi e 10 assist nel 108-105 finale.

Nel '62, Celtics-Lakers doveva essere Chamberlain contro Russell, ma andarono al supplementare perché Frank Selvy, dei Lakers, sbagliò il canestro della vittoria sul 100 pari. Vinse poi Boston 110-107. A conferma che non tutti sono nati per questi momenti, ma tutti i momenti eterni sono nati da una gara-7.
— ma.bas. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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