Vediamoci Kiaro


Tévez e Mascherano al West Ham hanno aperto gli occhi anche a Uefa e Fifa. Ma il difficile viene adesso

di Christian Giordano, Guerin Sportivo

La pagliuzza e la trave. Per una volta, brava la Uefa – che ultimamente ne azzecca con continuità quasi sospetta: dalla lotta al doping, alle proteste, ai simulatori e ai razzismi, ai fondi per le aree sottosviluppate e gli atleti diversamente abili – a tralasciare le proprie magagne per indagare, su input Fifa, sulle matrioske russe, che si celano dietro e dentro le proprietà di alcuni club. Specie britannici, il nuovo Eldorado se dal 1997 si sono concesse a capitali stranieri le inglesi Fulham (Al-Fayed), Chelsea (Abramovic), Man Utd (Glazer), Portsmouth (Mandaric-Gaydamak) e Aston Villa (Lerner) più gli Hearts (Romanov) in Scozia. L’Everton, con il russo Anton Zingarevitch, era lì lì. 

“Big” (per mole e carica) Lennart Johansson ha detto stop ai pacchetti azionari “misteriosi”. Attraverso il suo tesoriere, nonché presidente della Federazione svizzera e delegato Fifa, Mathieu Sprenger, la federcalcio europea ha preso posizione. L'obiettivo è evitare casi come quello, clamoroso, del West Ham United, club di lunga tradizione ma certo non da G18 eppure capace di assicurarsi dal Corinthians, i (potenziali) fuoriclasse Carlos Tévez e Javier Mascherano. E al centro delle voci, per ora smentite, di scalata societaria da parte della Media Sports Investment (MSI), società fondata nel 2004 da Kia Joorabchian, 35enne magnate iraniano di passaporti inglese e canadese, proprietaria dei cartellini dei due nazionali argentini nonché del “Timão”. Da giugno, dopo la morte del padre Mohammed, Joorabchian ha lasciato la MSI, ma non la quota azionaria dei cartellini del duo neovestito di “claret and blue”. 

Joorabchian ha smentito di avere tenuto "discussioni esplorative" circa l’eventualità di entrare nel West Ham, club di cui tentò la scalata un anno fa. Di un possibile cambio di proprietà, però, la società ha già avvertito la Borsa londinese. E Joorabchian ha ammesso che gli Hammers «potrebbero diventare un club persino più grande del Chelsea e, entro il 2013, sfidare il Manchester United. Che per ora, come il Real Madrid, è un'altra cosa: grandissimi club, riconosciuti in tutto il mondo. Ma al West Ham ci sono grosse potenzialità, una vasta e appassionata tifoseria, da sempre superiore a quella, per esempio, del Chelsea, e alle spalle una storia importante. In questo club hanno giocato tre campioni del mondo, Bobby Moore, Geoff Hurst e Martin Peters. E un manager come Alan Pardew che può portare il West Ham in Champions League o alla vittoria in Premiership». Parole che stridono con il "non interesse". E che fanno pensare al passaggio di Tévez e Mascherano ad Upton Park non come a un breve acclimatamento pre-Chelsea quale invece sembra. Perché i Blues? Perché MSI significa Abramovich (15%?) e Boris Berezovsky.

Joorabchian, che in passato ha fatto affari con Berezovsky, sospettato di vincoli con quella che genericamente viene definita “mafia russa” con gas e petrolio come varianti di specializzazione, e assieme all'oligarca russo, teorico grande rivale di Abramovic, ha fatto ricostruire del Pacaembú, lo stadio del Corinthians. I due hanno scalato il quotidiano economico russo Kommersant, Joorabchian ha lasciato perdere, l’altro (che dal 1995 possiede la Nezavisimaya Gazeta) no. E a dare ulteriore credito alle voci di cooperazione con altri club, c'è la partnership nata nel 2004 con la Dinamo Tblisi, club georgiano di proprietà di Badri Patarkatsishvili, uomo d'affari locale che ha già espresso l’intenzione di acquistare il West Ham. Patarkatsishvili, in passato è stato al vertice della Sibneft, gigante petrolifero russo, assieme a Berezovsky e ad Abramovic.

Come non ricordare la presenza del Grand Bleu, lo yacht di Abramovic, ormeggiato a Puerto Madreno, Buenos Aires, nel novembre 2004 in cui il Corinthians concludeva col Boca Juniors il clamoroso acquisto-record di Tévez per 20 milioni di dollari (un prezzaccio, come i 15 spesi per Mascherano sei mesi dopo). 

Anche il Ministro dello Sport inglese, Richard Cabron, ha detto basta. Ma il fenomeno impazza: dietro la Global Soccer Agency, compagnia con sede a Gibilterra (altro paradiso fiscale) e dal 2005 salita al vertice del Polonia Varsavia, pare ci sia proprio la MSI. «Non ci interessa se questi cambi di proprietà siano o no avvenuti prima della scrittura delle nuove regole, dal prossimo anno i club dovranno dimostrare a chi appartengono», ha affermato Sprenger. «Se Joorabchian acquisterà il West Ham, dovrà dimostrare di esserne il proprietario. Per la regolarità delle competizioni, i vertici delle società devono essere chiari». 

E non Kiarissimi.

CHRISTIAN GIORDANO

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