HOOPS PORTRAITS - Take it Easy, Ed
Alto 2,02 ma così esile da non superare gli 85 chili, Edward Charles Macauley tutto aveva tranne che la prestanza fisica da lungo NBA. Ma come uno dei più forti della lega tra gli anni '40 e '50, fu "Easy Ed" a dimostrare che sotto i tabelloni dei pro' c'era posto anche per un pelle e ossa privo di forza bruta, a patto che sapesse muoversi, tirare e trattare la palla come lui. Cosa rara ai tempi, e pure oggi, per un big man.
Originario di St. Louis, nel Missouri, e classe 1928, Macauley aveva frequentato la St. Louis University, e ne aveva stravolto il programma cestistico. Prima del suo arrivo, i Billikens (nick dall’omonimo bambolotto portafortuna immaginato in sogno e brevettato nel 1908 da un'illustratrice di Kansas City, Florence Pretz: un elfo cicciotto con cresta, orecchie a punta e sorriso malizioso) richiamavano al campus, dove a tutt’oggi campeggia la statua di Billiken, non più di quattrocento anime. Prima che se ne andasse, da college player of the year nel 1949, nessuno sarebbe mancato fra le 11 mila sardine stipabili al Municipal Auditorium.
Figlio di un procuratore legale, Ed non poteva certo prendersela troppo easy in tema d'istruzione, specie la propria.
Da freshman non aveva fatto parte della squadra perché l'ultima lezione di dattilografia si sovrapponeva all'allenamento. All-American nelle sue ultime annate a SLU, Macauley avrebbe però recuperato alla svelta il tempo perduto.
Da sophomore, gli restò appiccicato quel nick che erroneamente i biografi avrebbero ricondotto alla sua tranquilla indole. In realtà, nominato capitano per una partita, aveva guidato la squadra salendo dagli spogliatoi al campo «ma nessuno mi aveva seguito quando ero andato a segnare in sottomano, prima che il pubblico mi gridasse “Take it easy, Ed”. Io non me ne ero accorto, ma stavano suonando l’inno nazionale».
Da junior, nel 1948, guidò i suoi alla vittoria del NIT, all'epoca ritenuto alla stregua di un titolo nazionale e più importante del Torneo NCAA.
Da senior, gli scout se lo mangiavano con gli occhi per lo stile e la difesa, doti su cui SLU costruì il 22-4 di quella stagione.
Nella vana speranza che il figliolo seguisse le orme paterne, la famiglia spingeva affinché Ed abbandonasse l'idea di giocare nella neonata NBA. "Easy" Ed, nick nato al secondo anno quando era già capitano, aveva altre idee. E così, dopo averlo fatto a livello di college, mise St Louis sulla mappa anche del basket pro', firmando per i Bombers nel 1949-50, la prima stagione della lega.
Neanche il suo talento però impedì alla squadra di chiudere all'ultimo posto e alla franchigia di fallire a fine campionato. Per accaparrarselo i Knicks offrirono 50 mila dollari più l'acquisizione della società; la NBA rifiutò e con una mossa progenitrice del niet che nel 2011 dirottò Chris Paul dai New Orleans Hornets a Los Angeles, ma ai Clippers anziché ai Lakers, assegnò "d'ufficio" Macauley ai Boston Celtics, ultimi nella division.
Ed raggiunse così Bob Cousy e Bill Sharman per fare di Boston una immediata candidata al titolo. E al primo All-Star Game della lega, nel 1951, con 20 punti ne fu il miglior marcatore. Macauley fu una delle stelle dei Celtics fino al 1956, quando la nuova squadra di St Louis, gli Hawks, lo riportò a casa nel famoso, e per alcuni famigerato, scambio che assicurò ai biancoverdi del Massachusetts i diritti per scegliere Bill Russell al Draft: nella contropartita, oltre a Macauley c’erano i diritti sul futuro Hall-of-Famer Cliff Hagan. Questa però è un'altra storia.
Anche se Macauley viene spesso, e ingenerosamente, ricordato più come pedina dello scambio che portò Russell a Boston, Easy Ed aveva avuto di che consolarsi: battendo i Celtics nella finale del ’58 (complice la distorsione a una caviglia che tenne fuori Russell per due partite), aveva vendicato la sconfitta degli Hawks dell’anno prima; e i suoi epici duelli con George Mikan dei Minneapolis Lakers avevano aperto la via ai titanici scontri fra lo stesso Russell e Wilt Chamberlain degli anni Sessanta e Parish-Jabbar negli anni Ottanta.
Macauley se n’è andato nel 2011 a 83 anni, affetto dall’Alzheimer. E il suo numero 22, che Boston ha ritirato, nessuno potrà più indossarlo. Take it Easy, Ed.
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