HOOPS PORTRAITS - Ann Meyers, l’altra metà del (gancio) cielo



di CHRISTIAN GIORDANO

Ann Meyers è cresciuta a San Diego con altri dieci fratelli e ben presto dovette abituarsi a competere contro i ragazzi, compreso il fratello maggiore Dave che giocò anche nella NBA. Al liceo, Ann era già abbastanza brava da diventare la prima donna di sempre a ricevere da UCLA una borsa di studio integrale per il basket. E la Meyers fece in modo di ripagare lautamente i Bruins guidandone la squadra quasi in ogni categoria e diventando la prima donna per quattro volte All-American nella storia del basket femminile.

Da junior, nel 1978, guidò UCLA al titolo nazionale. In finale, nella vittoria per 90-74 su Maryland, Ann ebbe 20 punti, 10 rimbalzi, 8 recuperi e 9 assist, un’impressionante dimostrazione di gioco a tutto campo. Nota per la grinta e l’aggressività che esibiva in entrambe le estremità del campo, della Meyers venivano apprezzati più i passaggi e la difesa che il tiro e questo nonostante gli oltre 17 punti di media della sua carriera universitaria.

Ann, 1.74 per 62 kg, era una cestista dal fisico “normale” che dopo aver lasciato UCLA sembrava destinata alla neonata Women’s Basketball League. Invece firmò con gli Indiana Pacers della NBA. Fu uno choc. In un accordo – è il caso di dirlo – davvero senza precedenti il nuovo proprietario dei Pacers Sam Nassi le fece sottoscrivere un contratto garantito di 50 mila dollari. Qualora non fosse riuscita a “fare” la squadra, Ann si sarebbe guadagnata lo stipendio ritagliandosi un posto di commentatrice nel palinsesto televisivo dei Pacers.

Nassi respinse ogni accusa che la firma nascondesse in realtà un’abile mossa pubblicitaria e la stessa Meyers volle dire la sua dichiarando che già ai tempi di UCLA aveva già giocato delle partitelle contro ragazzi del college e contro uomini fatti della NBA, e che quindi era in grado di competere contro i maschi anche ai più alti livelli. “Posso palleggiare e giocare come chiunque altro nella Lega”, disse. “Non voglio mettere in imbarazzo nessuno, tantomeno me stessa”.

Ma all’epoca in tutta la NBA c’erano solo due giocatori della sua stessa statura (fisica, non tecnica): Calvin Murphy, un fenomeno, e Charlie Criss. Rispetto a lei, però, pesavano una quindicina di chili in più, erano molto più veloci e prestanti, e poi si trattava di saltatori davvero terrificanti. Criss le inviò un telegramma di incoraggiamento e presagendo la prevedibile ostilità di un mondo ancora molto maschilista la mise in guardia: “Ann Meyers dovrà essere una sorta di gran signora, che la fortuna l’assista!”. Ma al di là delle dichiarazioni di facciata, in pochi erano convinti che Ann avrebbe resistito a lungo in un campionato nel quale la corporatura media dei giocatori era di 1.97 di statura per 92-93 kg di peso.

La firma della Meyers scandalizzò l’intero mondo della NBA. Il solito Red Auerbach dei Celtics riassunse il pensiero di tanti dicendo: “Annie è una brava ragazza ma tutto questo mi fa tornare in mente Bill Veeck che ingaggia una nana”. Nel passato, altre due giocatrici erano state scelte al draft da squadre della NBA, Denise Long nel 1969 e Lusia Harris nel 1977, ma nessuna delle due aveva mai firmato un contratto.

Quando la Meyers si presentò al rookie camp dei Pacers il coach e general manager Bob Leonard, mai consultato sull’eventuale ingaggio della giocatrice, fu politicamente correttissimo: “Per me, è un atleta come tutte le altre”. Forse era vero, ma di sicuro era verissimo che nessun altro giocatore del camp era stato sommerso di richieste per interviste con Time, Newsweek, People, Wide World of Sports e The Today Show.

Ann lottò fino alla fine del rookie camp, quando a tagliarla fu lo stesso Leonard, che commentò così la propria decisione: “Dal punto di vista dei fondamentali, Ann è eccellente. E qualcuno dei miei ragazzi farebbe meglio a ringraziare Dio di non averle dato una quindicina di centimetri e una ventina di chili in più”. La Meyers, pur comprensibilmente delusa, non palesava rimpianti nel descrivere l’intera esperienza: “È una cosa che porterò sempre con me. È stata l’occasione di una vita, essere stata la prima in qualcosa”.

Dopo il taglio Ann trascorse due mesi e mezzo nel broadcast team dei Pacers, che lasciò per andare a giocare con le New Jersey Gems della Women’s Basketball League, campionato di cui fu per due volte MVP. Mentre alcuni mantenevano il miope convincimento che la Meyers sarebbe dovuta rimanere dov’era, che molto probabilmente si poteva tradurre con un più maschilista “restare al suo posto”, l’assistant coach dei Pacers Jack McCloskey ne apprezzò gli sforzi fatti in quel rookie camp per cercare di “fare” la squadra: dopo essere stata tagliata, “mi diede un bacetto sulla guancia e un abbraccio. Significò molto per me. Non ho mai avuto un gesto simile da un giocatore tagliato”.

Sposata con l’Hall-of-Famer del baseball Don Drysdale e madre di due bambini, Ann Meyers è ancora oggi l’unica donna ad aver firmato per una squadra NBA. E dopo l’avvento della WNBA di sicuro lo rimarrà.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio