Rick "The Rocket" Mount, il razzo mai esploso nei pro'

di CHRISTIAN GIORDANO

Il primo liceale in copertina su Sports Illustrated, il 14 febbraio 1966. Già questo basterebbe a incastonarlo nella storia ma Rick “The Rocket” Mount, tre volte All-American all'high school, è stato molto di più. Forse, il tiratore in sospensione più puro di sempre.

Nato a Lebanon, nell’Indiana, dove il padre era stato una stellina al liceo locale, Mount fin dalle elementari aveva attirato folle immense (ma in fondo abituali nell’Hoosier State) di spettatori che accorrevano in massa per vederlo tirare quei missili che mai mancavano il bersaglio.

Finite le superiori, oltre 250 college erano pronti a offrire borse di studio alla «Brightest Star in High School », la più luminosa stellina prossima a illuminare il firmamento universitario e, chissà, magari anche professionistico. Molti fra gli scout più importanti giuravano infatti che fosse già lui il miglior tiratore dalla distanza, Jerry West e l’intera NBA compresi. Esageruma nen? Può darsi. Forse anche per questo Rick, il più quotato prospetto della nazione, sceglie Purdue: per restare nell'Indiana. A casa. Per festeggiare l'Evento, nella sua città i muri vengono tappezzati con cartelli con su scritto «Lebanon, Indiana... Home of Rick Mount».

Anche a Purdue i tifosi non ci mettono troppo a farsi prendere dall’entusiasmo vedendolo infilare canestri in serie dai sette-otto metri e più, alla media di 32 punti per gara e un massimo in carriera di 61. Come al liceo, Mount è per tre volte All-American. 

Esile guardietta di appena 1,92, nell'anno da junior (1969) con il canestro all’ultimo secondo batte 75-73 Marquette e trascina i Boilermakers alla Final Four di Kansas City, Missouri. Asfaltata in semfinale North Carolina (92-65), in finale contro la UCLA dello straordinario Lew Alcindor, futuro Kareem Abdul-Jabbar, autore di 37 punti, Purdue sbatte contro la efficace difesa dei Bruins, che nel primo tempo tengono Mount a soli 8 punti. Rick sarebbe poi esploso infilando un ventello nella ripresa, ma ormai la corazzata di coach John Wooden aveva preso il largo.

Al termine della sua stagione da senior, Rick firma il contrattone da 750mila dollari con i Pacers della American Basketball Association. Ancora nell'Indiana, ancora a casa. Gran colpo per la lega professionistica concorrente alla NBA. E poi mossa catalizzatrice della futura fusione del 1976. Nonostante qualche illustre detrattore, tra cui anche esperti executives NBA come Arnold Auerbach dei dinastici Boston Celtics, che consideravano Mount un sopravvalutato, la ABA era ben contenta di averlo. Alla fine, però, la storia darà ragione, ancora una volta, a chi la pensava come il grande vecchio Red Auerbach.

I Pacers giocavano le partite interne a venti miglia da casa sua, ma come accade a tanti talenti locali esplosi troppo presto e pi bruciatisi, anche per Mount forse per continuare a crescere sarebbe stato meglio cambiare aria. Il coach di Indiana, Bob Leonard, voleva una guardia all-around capace di eseguire i giochi e difendere duro. Doti che però Mount, a cui era stato chiesto sempre e solo di tirare, non possedeva. Non era mai stato un gran passatore e in difesa pagava la scarsa rapidità.

Da rookie giocò poco e al secondo anno, chiuso a 14 punti di media, scoppiò la questione del suo minutaggio. I Pacers la risolsero cedendolo a Dallas, che a sua volta lo girò a Kentucky. Lì però iniziò una sequela di infortuni che gli impedì di disputare anche solo una stagione intera. Il primo anno ai Colonels, finito a 15 punti per gara, fu il suo migliore da pro'. Già l'anno successivo però fu ceduto di nuovo.

A Memphis, stagione 1974-75, la quinta da professionista, con 17 punti a partita sembrò rimettere insieme i cocci di una carriera che sembrava ormai compromessa. Dopo poche gare, però, gli uscì una spalla e addio annata. Idem la stagione successiva, ma per una grave lesione al tendine di un ginocchio, con la franchigia che fallì prima che lui guarisse.

Nel settembre 1976 tentò di rientrare ai Pacers, ma durante il training camp mollò tutto e si ritirò perché, disse, ormai demotivato e stanco dei continui spostamenti. Rick tornò così a Lebanon, dove rilevò un negozio di articoli sportivi e il figlio continuò la tradizione di famiglia come stellina nel basket di high school.

Ripensando ai suoi cinque anni di carriera nei pro', col senno del poi Mount rimpiangerà però amaramente di aver scelto Indiana e la ABA per restare vicino casa: «Tornassi indietro, andrei dritto nella NBA. Firmare per i Pacers è stata la peggior cosa che abbia fatto in vita mia». Ma nonostante i fallimenti, nello stato dell’Indiana sono ancora in molti a considerare il jumper di Rick The Rocket Mount, il Razzo mai davvero esploso nei pro’, il più puro di tutti i tempi.

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