Wayne Estes - Morte di un promesso giocatore


di CHRISTIAN GIORDANO

Nel marzo 1990 il mondo del basket fu scosso dall'improvviso decesso di Hank Gathers, ala della Loyola Marymount e, l'anno prima, miglior marcatore e rimbalzista della NCAA. Venticinque anni addietro, la vita di un'altra rivelazione del college basketball era stata spezzata altrettanto brutalmente.

Stella in tre sport alla high school di Anaconda, cittadina mineraria (rame) del Montana, Wayne Estes era la quintessenza dell'All-American. All-State nel football e nel basket e poi campione statale nel lancio del peso, era anche un ottimo studente. Nell'autunno del 1961 s’iscrisse a Utah State, ma per qualcuno era un po' troppo sovrappeso e goffo per sfondare nel basket universitario.

Soprannominato "Baby Huey" come il panciuto personaggio dei fumetti, Estes, da 1,97 per quasi 115 kg, si era presentato al via della stagione con 12 kg in meno e in più tanto lavoro sul tiro in sospensione e sul gancio in corsa, arma che sarebbe presto diventata il suo marchio di fabbrica. MVP dei suoi per tre anni in fila, da senior segnò oltre 33 punti a partita, secondo assoluto alle spalle del mostro Rick Barry, futuro Hall-of-Famer sia al college sia da pro'.

Bob Cousy, per citare uno che qualcosina ne capiva, lo definì «il miglior tiratore universitario dell'epoca». Estes era anche uno dei migliori ambasciatori del suo sport, uno che non lasciava mai la palestra se prima non aveva firmato autografi a tutti i ragazzini che erano lì a chiederglielo. E che ogni giorno rispondeva ad almeno cinque lettere di tifosi.

Quando segnò il proprio career-high, 48 punti contro Denver l'8 febbraio 1965, divenne il capocannoniere all-time degli Aggies. Primato che non fece in tempo a migliorare, perché quella fu la sua ultima partita.

Trascorsa come il solito più di un'ora a firmare autografi, dopo la gara telefonò ai genitori e con tre amici tornò a piedi verso il campus. Lungo la strada si trovarono sulla scena di un incidente d'auto. Una macchina era andata a sbattere contro un palo della luce e nell'impatto era rimasto scoperto un cavo dell'alta tensione. Uno degli amici di Wayne ci passò sotto ma Estes, più alto, inavvertitamente lo sfiorò con la fronte e nello spostarlo con le mani ne rimase folgorato. Fosse stato qualche centimetro più basso, forse il 21enne Wayne avrebbe evitato la scarica da 2300 volt e si sarebbe salvato.

Il funerale si tenne in forma pubblica nella "sua" palestra al liceo nel Montana. Utah State, che intanto aveva cancellato la successiva gara già in programma, devolvette l'incasso al fondo per borse di studio "Wayne Estes". Otto giorni dopo la tragedia, alla Utah State Fieldhouse si tenne in sua memoria una funzione religiosa alla quale parteciparono oltre cinquemila persone. Un mese dopo, Estes fu nominato nell'All-America Team dell’Associated Press, unico caso di All-American postumo.

All'interno della Fieldhouse fu posta una grossa bacheca contenente una sua canotta da gioco, la tuta da riscaldamento, le scarpe da basket e i premi raccolti in carriera. Un anno dopo, la giuria della corte distrettuale federale "risarcì" per danni la famiglia con 100mila dollari. Nella sentenza erano riconosciuti colpevoli di negligenza sia l'Amministrazione comunale di Logan, nello Utah, sia il conducente dell'auto finita contro il palo della luce. Morte di un promesso (grande) giocatore.

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