Una vita a settanta orari: Mario Cipollini


Una vita a settanta orari. E' la storia di Mario Cipollini, il più grande velocista italiano della storia, il corridore più vincente in attività, un personaggio in grado di catalizzare l'attenzione di pubblico e mass media. Centottantacinque successi in carriera: 42 vittorie di tappa al Giro d'Italia, 12 al Tour de France, 3 alla Vuelta a Espana, 13 al Giro del Mediterraneo, 12 al Giro di Romandia, 11 al Giro di Catalogna, 9 al Giro di Puglia, 8 alla Parigi-Nizza, 6 alla Vuelta Valenciana e al Giro d'Aragona, 5 alla Tirreno-Adriatico. La vittoria annunciata del Mondiale di Zolder (con addosso la prima maglia azzurra della carriera, Olimpiadi di Atlanta escluse) e la Milano-Sanremo conquistata al quattordicesimo tentativo nel magico 2002, l'anno del tris alla Gand-Wevelgem.

La carriera iniziata alla Del Tongo ha subito avuto l'impronta della predestinazione. Non è facile vincere al Giro d'Italia da neoprofessionista, Cipollini ci riuscì nel 1989 quando gli avversari si chiamavano ancora Urs Freuler e Adrie van Poppel. Una montagna di capelli sulla testa e poco timore reverenziale ne fecero subito un personaggio. 

Seguì il duello con Djamolidine Abdujaparov: potente, corretto, elegante il toscano, esplosivo, imprevedibile e inguardabile l'uzbeko. Un contrasto che si ripeté per qualche anno sulle strade del Giro e sul palcoscenico della Gand-Wevelgem. Abdu è stato uno fra gli avversari più credibili di Cipollini, come Zabel, e per brevi periodi anche Minali, Leoni, Nelissen, Blijlevens, Edo, Magnusson, Wust, Quaranta, Hondo, Steels, Svorada e Kirsipuu sono riusciti ad arginare lo strapotere di questo campione assoluto che solo negli ultimi due anni ha ceduto lo scettro di re dello sprint mondiale ad Alessandro Petacchi.

Nel 2002 le vittorie nella Sanremo e nel Mondiale hanno consacrato Cipollini elevando il suo status da collezionista di tappe a velocista puro in grado di lottare per alcune delle corse-monumento della stagione. Gli manca la soddisfazione di aver visto l'Arco di Trionfo di Parigi, errore che gli organizzatori del Tour non sembrano disposti a perdonargli. Si è molto discusso, negli anni, sulla gestione del proprio patrimonio atletico da parte di Cipollini. Alla fine gli si è dovuto dare ragione. 

La maggior parte delle stagioni di Cipollini si sono concluse a luglio, ma in un ciclismo capace di stritolare campioni e personaggi nel volgere di un paio d'anni, Re Leone è rimasto in vetta per tre lustri.

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