PROVATE A PRENDERLO


VAN DER POEL ROUBAIX-BIS A 48 DI MEDIA «MI SENTIVO IN UNO STATO DI GRAZIA»

8 Apr 2024 - La Gazzetta dello Sport
di Ciro Scognamiglio @CIROGAZZETTA

Neanche il cappello lanciato da una tifosa ferma la fuga di 59,7 km a velocità-record 
Doppietta da iridato con il Fiandre come Van Looy 1962

"Volevo onorare la maglia iridata, 
ma non avevo mai sognato una cosa del genere"
   - Mathieu van der Poel

Vedi Mathieu Van der Poel prendere uno, due, tre, dieci metri di vantaggio. E capisci all’istante come andrà a finire. Fa nulla che al traguardo della Parigi-Roubaix manchino 59,7 chilometri – siamo nel tratto 13 dei 29 settori di pavé, a Orchies: 1.700 metri, tre stelle di difficoltà -, fa nulla che nell’Inferno del Nord il destino anche più scontato possa cambiare radicalmente in un istante. Non stavolta, non se di mezzo c’è un fenomenale fuoriclasse come l’olandese baciato dal talento che non si limita a vincere. Domina. Cancella la concorrenza – arriverà con 3’ su Philipsen, Pedersen e Politt, il quinto distacco più ampio dal Dopoguerra - al punto da avere tutto il tempo di godersi il secondo trionfo di fila al velodromo André Petrieux, la domenica dopo il Fiandre: Ronde e Roubaix da iridato nello stesso anno come solo Van Looy nel 1962. «Non è semplice da realizzare, di sicuro ero più forte dello scorso anno. Mi sento fiero, felice. Volevo fare la corsa dura, ma non avevo previsto di partire così presto. È la mia forza, il mio modo di essere. Mi sentivo in uno stato di grazia. Ho spinto fino in fondo perché qui non si può mai prevedere quello che può succedere». Alla fine, il dolce bacio della compagna Roxanne.

Epica 

Una maglia iridata solleva il mitico pezzo di pavé, come Lotte Kopecky il giorno prima, come Peter Sagan (ultimo precedente, nel 2018, mentre l’ultima doppietta consecutiva qui era di Boonen, 2008-2009). Succede al termine di una giornata finita prima del previsto: la Roubaix più veloce di sempre – 47,8 di media con tanto vento a favore - dopo record analoghi alla Sanremo (46,1) e al Fiandre (44,4), con 18 corridori fuori tempo massimo. Succede nonostante il verificarsi di un episodio potenzialmente pericoloso: a 42,2 km dall’arrivo una spettatrice (che potrebbe essere identificata) ha lanciato un cappellino in direzione bici di van der Poel, verso cui prima era stata lanciata della birra. E se avesse causato una caduta, a 50 all’ora? Ce n’erano state già all’inizio, specie quella dopo 37 km dal via a pavé ancora lontano: Elia Viviani è finito all’ospedale, botta forte a schiena e glutei; Jonathan Milan poi si è ritirato e in quel momento aveva perso le staffe contro un fotografo che era troppo vicino: sospetta lieve commozione cerebrale, dolori a testa, collo, anca e qualche contusione. È finito a terra pure Bettiol: primo italiano al traguardo (solo 3 dei nove al via) Pasqualon, 50° a 9’. Mai così male dal 2015.

Trama 

Un attacco supersonico, quello decisivo, di Van der Poel, ma già prima il figlio di Adrie – e nipote di Poulidor – era stato protagonista di una corsa surreale, nel senso che non si era mai visto fuori dalle prime 10-15 posizioni, sempre ben scortato dai compagni della Alpecin-Deceuninck: la loro giornata di gloria è stata completata dal 2° posto di Philipsen (esattamente come lo scorso anno), il re della Sanremo. Il gruppo dei fratelli Roodhooft si è portato a casa i primi tre Monumenti della stagione: mai visto. Il gruppo dei migliori era arrivato già scremato davanti alla Foresta di Arenberg — in 35 — e dunque l’effetto della chicane della discordia è stato, diciamo così, depotenziato. Dopo non troppo tempo, Van der Poel è andato a cogliere l’appuntamento con il destino. Restando ai tempi recenti, ha dominato ad Harelbeke sferrando l’attacco decisivo a 44 km dalla fine; al Fiandre si era mosso sul Koppenberg, -45 km. Della serie, provate a prenderlo.

Emozione 

«Rispetto al Fiandre, quando ero veramente al limite, mi sono divertito molto di più. Stavo benissimo – le parole del fenomeno -. Non avevo mai osato sognare una cosa del genere. Ero super motivato per la stagione, e volevo onorare la maglia iridata, ma questo supera le mie aspettative. Avevo delle gambe incredibili, la squadra è stata pazzesca. Giornata straordinaria». Impressionante come sia sempre protagonista: nel 2024, 5 giorni gara su strada con 3 exploit, il 2° posto alla Gand-Wevelgem e il 10° alla Sanremo, quando era stato decisivo per Philipsen. Nel finale, ha ringraziato la sua bici, indicandola alle telecamere. Adesso Amstel Gold Race (domenica) e la Liegi-Bastogne-Liegi del 21: lì lo aspetta Tadej Pogacar, e di certo non partirà favorito. «Lo so. Ma ciò non toglie che voglia provarci». Chiaro, no?

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