Pinot, il feeling con la crono nato a Milano


TERZO A 43" 
Ieri il trionfo ad Asiago. Il fratello-coach ha studiato aerodinamica al Politecnico

Claudio Ghisalberti, Gazzetta dello Sport, 28 maggio 2017
INVIATO AD ASIAGO

«Mai andato così forte in vita mia. Molto più che al Tour 2014 (finì terzo alle spalle di Nibali e Peraud, ndr). Non c’è dubbio. Lo dicono i dati di potenza rilevati dal misu­ratore e lo dicono le velocità». Chi parla è Thibaut Pinot. Il francese fino a Ortisei sembrava fuori dai giochi per la vittoria fi­nale. Pagava la crono del Sa­grantino e la giornata nero sullo Stelvio. Poi con arguzia e tante gam­be, tra Ortisei e Piancavallo, ha saputo rientrare. E oggi il campione nazio­nale di specialità è la più grande in­cognita nella lotta per la maglia rosa.

A sensazione, guardandolo negli occhi, pare il più fresco. E oggi lo attende una prova con la quale ha un buon feeling. Un fee­ling nato un paio d’anni fa quan­do Pinot capì che per puntare al­la classifica dei grandi giri dove­va migliorare nelle crono. Così Ju­lien, il fratello ex corridore che ne segue anche la preparazione, nell’ottobre 2015 venne a Milano per partecipare a un se­minario organizzato dal Politec­nico. Tema: «L’influenza dell’ae­rodinamica nel ciclismo».
«Per conquistare il Giro però dovrò avere una giornata super — di­chiara — perché quelli che ho davanti vanno forte e dietro di soli 10” ho un certo Dumoulin. Resta lui il favorito per la maglia rosa. Però io sul podio voglio salirci, spero al se­condo posto. Chi può essere il terzo? Chi vuole, non importa».

- Pinot, più importante la vittoria di tappa o il podio, se non vincerà?
«La vittoria non è la cosa più importan­te, però mi dà un piacere enor­me. Come ha detto l’altro giorno Pierre Rolland, anch’io vado in bici per vincere tappe così. Questa è spe­ciale perché nata dopo una dura battaglia tra i grandi del Giro».

- Ha sempre corso per vincere il Giro?
«Sì e no, però ho sem­pre dato il massimo. All’inizio c’erano corridori più forti, ma finisco in crescendo. Ora sono al mio posto».

- Se nei chilometri finali ci fosse stata più collaborazione?
«Mah, quando ero con Nibali e Quintana collaboravamo tutti al 100%, senza contare i colpi di pedale. Poi quando abbiamo raggiunto Zakarin e Pozzovivo le cose sono un po’ cambiate per­ché loro pensavano alla vittoria di giornata. Normale che ognu­no guardi ai propri interessi. Anch’io mi sono messo a pensare al successo di tappa. Però se ab­biamo guadagnato 15 secondi a passisti come Dumoulin e Jun­gels vuol dire che piano non siamo andati».

- Qual è il suo stato d’animo?
«Il mio Giro è quasi riuscito. Ero qui con l’obiettivo di vincere una tappa e salire sul podio. Mi restano solo 30 chilometri alla morte per non avere rimpianti».

- Quindi?
«Sarà una super battaglia, lotte­rò fino alla fine con la grande speranza di vincere. Con Nibali credo di essere più o meno sullo stesso livello. Quintana in teoria sembrerebbe il meno adatto ma lo scorso anno alla Route du Sud, in Francia, a crono ha battuto Chavanel. Non va mica piano».

- Però lei nella crono del Sagrantino non andò benissimo: perse 2’42” in poco meno di 40 km. 
«Ma ora sto molto meglio di die­ci giorni fa. Poi preferisco le cro­no piatte e rettilinee. Anzi, mi piacciono proprio».

- Se ripensa alla tappa di martedì sullo Stelvio?
«Mi dico che sono stato bravo a limitare i danni in una giornata negativa».


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ROMANDIA 2016, 15 KM: DUMOULIN E FROOME, LI BATTE ENTRAMBI
Dal 2016, Thibaut Pinot ha migliorato moltissimo il rendimento a cronometro. Giro di Romandia: a Sion, sulla distanza di 15 km, batte Dumoulin di 2”, Jungels, Froome e Quintana di 9”, Zakarin di 17”. Due mesi dopo, si laurea campione nazionale francese a Vesoul, su una distanza significativa: 49,3 km. Pinot batte il compagno di squadra Roux di 46” e Gallopin di 1’18”. La sua media finale fu di oltre 46 orari.

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