Giro 1987 - Argentin, quasi un addio

di MARIO FOSSATI
la Repubblica, 28 maggio 1987

TERMINILLO - Jean Claude Bagot, primo al Terminillo davanti a Schepers, belga. Gli altri - grandi, presunti tali e pretendenti ad esserlo - in seminata. Roche e Visentini, i due nemici, che viaggiano in accordo perfetto, hanno fatto sapientemente il gioco. E' partito Roche, in una ben determinata fase della corsa, su quel piano inclinato che era la salita terminale. E' tornato sotto Visentini ma al traino. Roche ha chiesto a Visentini se non fosse il caso di forzare l'andatura: Visentini gli ha risposto che stava bene così. E Roche si è adeguato. 

Il vecchio adagio che vuole che i due cacciatori prima stendano l' orso e poi la facciano a cazzotti per dividersene la pelle è stato rispettato. Due orsi e grossi sono stati gravemente impallinati: Saronni, che, lo dice pure Moser, si è preoccupato di limitare i danni (comunque, due minuti di ritardo da Roche-Visentini) nonché Argentin. Il campione del mondo ha chiuso in cotta, che è lo stato soporifero, che non costruisce ma distrugge una classifica: 3' e 30" sempre dal tandem Roche-Visentini. Saronni avrebbe detto che il Giro d' Italia non è ancora finito. Conveniamone, una logica ovvietà. Sulla vigna dei giovani, la grandine: se l' è cavata Giupponi. E' finito k.o. Bugno. Sugli scudi, ancora Pagnin, che vorrei vedere brillare di luce sempre più vivida. I vecchionissimi ritrovano in Pagnin un Learco Guerra minore. Pagnin ne ha il carattere. 

Il 70esimo Giro sfiorava Rieti, che sarà, oggi, la sede di partenza della settima tappa. Adolfo Leoni, grandissimo velocista degli anni 40-50, raccontava spesso a Gino Bartali, il "pio" delle stregonerie, che sopravvivevano da queste parti. Si udivano nella notte, diceva Leoni, ululi tra le querce delle montagne e i contadini si ritraevano in casa per ripararsi al passaggio dei cattivi spiriti. Affatto impressionato, Bartali era solito rispondergli che pensasse piuttosto ad esorcizzare le salite, su cui Leoni bello come un divo, spesso si scomponeva. 

Rieti è l' anticamera del Terminillo che, in questa morta stagione, avvolto da squarci di nuvole, mi appariva una montagna intorpidita. Uno spiritello, reatino, comunque, li deve avere smossi dopo lo scollinamento della Forca dell' Arrone, i 198 postulanti. Sulla prima "forca" infatti, Millar, Galleschi e Chiappucci avevano intascato il primo traguardo del Gran Premio della Montagna. Una scintilla ed ha preso il volo una fuga consistente. Attorno al francese Bernaudeau, Lang, Schepers, Thurau, Habets, Cerin, Salvador, Pagnin, Santaromita, Kin Andersen, Tommasini, Bagot. Mentre i tredici squagliavano verso la Forca della Leonessa e il più lontano Terminillo, il seguito ed anche il gruppo girava lo sguardo ai margini, sulle Sabine, le donne, e al Giro la cosa ha sempre fatto scalpore, che i romani rapirono. Pagnin, che evidentemente non si fa distrarre dalla bellezza bruna e sensuale, era, qui, idealmente maglia rosa. Il vantaggio oscillava sui 4' e 20". 

Il Terminillo, da quota 409 sale a quota 1670: 17 chilometri di salita, con pendenza media al 6,5 per cento. La cronaca aderiva ad un vecchio copione: due corse in una: dei fuggitivi, in prima fila, e degli uomini di classifica, in seconda linea. Bagot e Schepers prendevano il largo in avanguardia, rincorsi (si fa per dire) da Salvadori, Andersen e Pagnin. Dal gruppo schizzava fuori Roche, imitato da Lejarreta. La maglia rosa e lo spagnolo balzavano nella scia di Salvador, Pagnin, Andersen, gli inseguitori più immediati di Bagot e Schepers. Alla sella di Millar, Visentini risaliva fino ad agganciare il co-equiper Roche e Lejarreta. Cedeva, in retroguardia, Saronni. Restava con le gambe in croce Argentin. Winnen e Munoz con bello sforzo piombavano sul quartetto di Roche e Visentini. Il quartetto cresceva a quintetto, a sestetto, si trasformava in gruppotto: un plotoncino che Roche scuoteva con discrete progressioni. Bagot e Schepers erano fuori dalla portata di Pagnin, corridore simpaticissimo che si rifà a un antico cliché. Primo Bagot, facile. Secondo Schepers. Roche e Visentini in un fazzoletto, dietro, con Mujica quarto. Il traguardo odierno è teso a Roccaraso.


ORDINE D' ARRIVO 6T: 
1. Bagot (Fra) in 3h52' 16", alla media di 34,615 (abbuono di 20"); 2. Eddie Schepers (Bel) st; 3. Pagnin a 12"; 4. Mujica (Spa) a 1' 01"; 5. Breukink (Ola) a 1' 09"; 6. Rominger st; 7. Lejarreta; 8. Millar; 9. Roche; 10. Munoz. 

CLASSIFICA GENERALE 6T: 
1. Roche (Irl) 22h29' 03"; 2. Visentini a 32"; 3. Breukink (Ola) a 1' 10"; 4. Pagnin (Ita) a 1' 22"; 5. Giupponi (Ita) a 2' 14"; 6. Cassani (Ita) a 2' 17"; 7. Millar (Gbr) a 2' 18"; 10. Schepers (Bel) a 2' 35"; 11. Winnen (Ola) a 2' 58"; 12. Bagot (Fra) a 3' 00"; 13. Bombini (Ita) a 3' 26"; 14. Bauer (Can) a 3' 34"; 15. Volpi a 4' 04"; 16. Mujica (Spa) a 4' 13"; 17. Lejarreta (Spa) a 4' 16"; 18. Piasecki (Pol) a 4' 17"; 19. Andersen (Dan) a 4' 26"; 20. Colagè (Ita) a 4' 29"; 21. Argentin a 4' 38"; 24. Saronni a 4' 46". 

PROGRAMMA - Oggi settima tappa, Rieti-Roccaraso, 205 chilometri. Domani da Roccaraso a San Giorgio del Sannio, km. 168; sabato San Giorgio del Sannio-Bari, km. 252.

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