HOOPS MEMORIES - La ABL distrugge gli Original Celtics
di CHRISTIAN GIORDANO ©
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Il grido “Distruggete i Celtics!” era un refrain che si sentiva abbastanza spesso nelle arene NBA ai tempi della dinastia bostoniana degli anni ’60. Ma mentre allora lo si urlava in segno di scherno o di invidia, quel piano fu effettivamente messo in atto dalla American Basketball League più di trent’anni prima.
Formata nel 1925, la ABL fu la prima lega professionistica di basket ad uscire dallo status regionale, visto che comprendeva squadre di città che andavano da Boston a Chicago. I soldi c’erano, insomma, se è vero che le squadre firmavano i propri giocatori con contratti che fruttavano anche 1500 dollari al mese. Tra i vari proprietari delle squadre c’erano anche dei grossi nomi come George Preston Marshall di Washington (poi assurto a maggiore notorietà come decano proprietario dei Washington Redskins della NFL) e George Halas dei Chicago Bears.
Purtroppo per la nuova lega, a decidere di non entrare a far parte di quel circuito fu la miglior squadra in circolazione, gli Original Celtics, che contavano di riuscire ad incassare di più rimanendo indipendenti. I Celtics, per inciso, affrontarono in amichevole delle squadre della ABL e tranne rari casi le distrussero con disarmante facilità.
I Celtics costituirono un grosso problema per la Lega nel suo primo anno, ma Marshall e gli altri proprietari alla fine se la sfangarono con una soluzione assai poco sportiva. Decisero di mettere sulla lista nera i Celtics proibendo a tutte le squadre della ABL di affrontarli. La mossa lasciò i Celtics senza squadre autenticamente forti contro le quali potersi misurare e quindi, di fatto, senza la possibilità di richiamo per il grande pubblico. A malincuore, dovettero chinare la testa e, nel 1926, entrare nella Lega, che intanto era giunta alla sua seconda stagione.
Come da pronostico i Celtics spianarono come un rullo compressore ogni avversaria, vincendo 19 delle 20 partite che rimanevano di quella seconda parte di stagione e nei playoff spazzarono via Cleveland per andare a stravincere il campionato. L’anno successivo chiusero sul 40-9 e rivinsero il titolo. Sugli spalti si sentivano i primi cori del tipo “Distruggete i Celtics!” e i proprietari non si fecero pregare per prendere quelle richieste maledettamente sul serio.
I Celtics erano talmente più forti delle altre squadre della ABL che i tifosi stavano cominciando a perdere interesse per il campionato, ne era un chiaro indice l’affluenza che ormai stava rapidamente precipitando. Gli inguaiati proprietari tennero conto dei segnali di allontanamento dei tifosi e alla fine sciolsero la miglior squadra della Lega, sparpagliando i giocatori dei Celtics fra i vari club.
I Cleveland Rosenblums se ne assicurarono tre, Joe Lapchick, Dutch Dehnert e Pete Barry e si insediarono subito al vertice della classifica. Qualcuno che forse non aveva digerito la “regolarità” della spartizione dei talenti soprannominò Cleveland i Rosenblum-Celtics, che incuranti delle critiche vinsero i successivi due campionati della ABL. Ma non ebbero mai l’opportunità di vincerne un terzo.
Con l’intera nazione sprofondata nel baratro della Grande Depressione, l’affluenza del pubblico divenne insufficiente a coprire anche solo gli stipendi dei giocatori e così, nel dicembre 1930, il proprietario della franchigia di Cleveland Max Rosenblum si vide costretto a smantellare la squadra. E la Lega, pur riuscendo a terminare la stagione, subì l’identico destino. Qualche anno dopo, la ABL sarebbe rinata dalle proprie ceneri, ma solo come circuito strettamente regionale limitato al nord-est.
L’idea di un campionato nazionale professionistico di basket era di sicuro troppo in anticipo sui tempi. E con tali, spaventose condizioni economiche a remarle contro, neanche la deliberata distruzione degli Original Celtics poteva salvarla.
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