HOOPS MEMORIES - Original Celtics, gli scienziati del basket

Fondati come New York Celtics nel 1914, gli Original Celtics furono la squadra più rinomata degli anni Venti. Il promoter Jim Furey ne varò la prima edizione facendo firmare ai giocatori un contratto esclusivo a stipendio garantito. Prima di allora non si erano mai verificati casi di cestisti professionisti che fossero vincolati a una singola squadra, una mossa, quella di Furey, che fruttò grossi dividendi.

Annunciati in cartellone come “Original Celtics”, i sei giocatori che avevano firmato quel tipo di contratto erano tutti di New York City. Molti provenivano dal difficile circondario e avevano dato vita ad un affiatato complesso che dava filo da torcere a tutti. E i nuovi acquisti fatti dal club negli anni successivi erano della medesima, durissima pasta. I Celtics iniziarono a giocare ogni domenica sera alla stessa palestra di New York, ma presto incominciarono a girovagare su e giù per la East Coast e da un capo all’altro del Midwest. 

In trasferta, i giocatori si abituarono a far vita dura, senza alcuna comodità, talvolta indossando le stesse divise per settimane senza avere la possibilità di lavarle. Non avendo alcuna assistenza medica, per curare glii inevitabili acciacchi usavano rimedi caserecci; non di rado dovevano versarsi del brandy sulle ferite aperte. Gli Original Celtics non erano solo duri, erano anche maledettamente accorti e studiarono a tal punto il gioco da diventarne i primi grandi innovatori.

A quei tempi c’era una palla a due dopo ogni canestro, e i Celtics inventarono la prima tap play, una sorta di rudimentale “schema” (play) sulla rimessa (tap). “Big Joe” Lapchick di solito controllava la rimessa, due passaggi laterali e i Celtics si ritrovavano sotto canestro per un facile sottomano, spesso per parecchie volte in fila prima che gli avversari potessero adattarvisi.

Una volta una squadra di Chattanooga, nel Tennessee, provò a spezzare il passing game dei Celtics usando una “standing guard”, un giocatore che rimaneva sulla propria lunetta e non saliva mai in attacco. I Celtics pensavano di poter neutralizzarlo piazzandogli davanti uno dei propri lunghi, in particolare Dutch Dehnert. Le guardie avrebbero passato la palla avanti e indietro a Dehnert e se il difensore avesse provato ad intercettarla, Dehnert avrebbe potuto concludere con un comodo layup. La guardia dei Celtics Nat Holman poi rifinì ulteriormente la giocata insegnando a Dehnert a venire avanti a prendere i passaggi così da proteggere meglio il pallone. Quella fu la nascita del pivot play, o post play, il gioco vicino a canestro che ricopre un ruolo chiave in gran parte degli attacchi moderni.

I Celtics diedero anche un importante contributo all’evoluzione della tattica difensiva. All’epoca tutte le squadre giocavano una rigorosa difesa a uomo, ma i Celtics inventarono lo switch, il cambio difensivo. I difensori si scambiavano gli uomini che stavano marcando per uscire ad aiutare un compagno che era fuori posizione, tattica diventata rapidamente parte integrante di ogni difesa.

Negli anni Venti i Celtics disputarono una media di circa 130 partite l’anno e ne vinsero 120, e di opportunità per perfezionare nuovi espedienti tattici ce n’erano in abbondanza. Rinnovando il parco giocatori, i Celtics continuarono a girare in lungo e in largo fino agli anni ’40, ma non raggiunsero più i livelli toccati in quei primi anni.

E se alla fine gli Original Celtics scomparvero dalle scene, il loro scientifico approccio al gioco avrebbe segnato per sempre il playbook del basket.

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