HOOPS MEMORIES - Divieto di palleggio


Fra le tredici regole originali messe nero su bianco da James Naismith, pubblicate per la prima volta nel gennaio 1892, c’era il divieto di “viaggiare”, inteso come correre col pallone. Come se non bastasse, il giocatore doveva lanciare la palla dal punto in cui l’aveva ricevuta. Il palleggio? Il dottor Naismith, perlomeno inizialmente, non ne aveva fatto menzione.

I primi pionieri però non ci misero molto a cercare di aggirare il divieto di correre con la palla. Prima introdussero il pivot, il piede perno, con cui mentre tenevano un piede piantato a terra muovevano l’altro per girarsi su se stessi. Finalmente, nel 1893, meno di due anni dopo la prima partita, il piede perno veniva consentito ufficialmente.

Il passo successivo fu l’adozione del palleggio. La prima a fare un largo impiego di questa tecnica per muovere il pallone, era stata la Yale University nel 1896. Ma la manovra così malvista da far suggerire ai nuovi soloni l’approvazione di tutta una serie di regole ultrarestrittive.

Il doppio palleggio (palleggio-arresto-palleggio), in gergo “doppia”, fu bandito nel 1898 e la stessa cosa accadde al palleggio a due mani. Nel 1901 venne invece istituita una regola che vietava al palleggiatore la capacità di tirare direttamente. Chi palleggiava, nel momento in cui chiudeva il palleggio era obbligato a passare il pallone. Questa regola restò in vigore fino al 1915 quando la povera arte del palleggio dovette subire delle ulteriori vessazioni.

Una volta stabilito che anche al giocatore in palleggio era consentito tirare, le regole vennero cambiate per limitare a un solo rimbalzo il numero di tocchi del pallone sul terreno. E con quel tipo di regolamento si può star certi che, con la palla in mano, tanto lontano non si andava. Molti coach erano convinti che i giocatori dovessero muovere il pallone fino al raggiungimento di una buona posizione per il tiro e che dovessero farlo passandosi la palla il che era, dopo tutto, l’idea originaria di Naismith.

Nel 1929 il Joint Committee of the National Association Basketball Coaches si riunì per dirimere la controversia riguardante il numero di palleggi da consentire. La miglior squadra professionistica, gli Original Celtics di New York, era famosa per i passaggi, non per il palleggio. Ma la star di quei Celtics Nat Holman, che era anche il coach del City College di New York, spiegò agli allenatori di college che dai giocatori universitari non si doveva pretendere che si passassero la palla come facevano i Celtics. Holman fece di tutto per convincerli a lasciar palleggiare i loro giocatori e ci riuscì. Da allora in poi chi giocava a basket era libero di far rimbalzare il pallone. Una rivoluzione.

Di sicuro ci sarà stato un certo fascino nell’assistere a quelle prime partite in cui la palla circolava senza il beneficio del palleggio continuativo. Ma è anche difficile immaginare il basket come uno dei giochi più belli al mondo, se ci si toglie la possibilità di ammirare un Magic Johnson lanciato in coast-to-coast in palleggio.
CHRISTIAN GIORDANO


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