HOOPS MEMORIES - Tre uomini e una palla


James Naismith, che nel 1891 l’aveva inventata, si accorse subito che nella pallacanestro le dimensioni delle squadre potevano variare enormemente. E non ci vollero che un paio di partite prima che questo concetto venisse estremizzato fino a sconfinare (abbondantemente) nel ridicolo.

Le regole originali di Naismith asserivano che il numero di giocatori per ogni squadra “dipendeva in larga misura dalle dimensioni del campo, ma [che comunque] poteva variare dai tre a quaranta per formazione”. Secondo il Dottore, inoltre: “Più il numero di giocatori si avvicinava a tre, tanto più il gioco diventava “scientifico”, ma più erano i giocatori, tanto più aumentava il divertimento”.

Intanto il verbo del basket si spargeva rapidamente, in parte grazie agli sforzi da missionari dei primi giocatori e in parte anche per via di un articolo apparso sul New York Times nel 1892. Il Times descriveva quel nuovo gioco come “un sostituto del football privato delle sue dure peculiarità”.

In quello stesso anno il nuovo sport approdò alla Cornell University di Ithaca, nello Stato di New York. In palestra il direttore del dipartimento di educazione fisica Ed Hitchcock aveva un centinaio di studenti nella sua classe e così decise di allargare un pochino le linee guida di Naismith. Egli semplicemente divise la sua classe in due squadre da cinquanta e le lasciò andare. Il disordine che ne seguì minacciava di mandare in rovina la palestra di Cornell, e subito apparve ovvio come cinquanta per squadra fossero di gran lunga un po’ troppi.

Siccome a voler giocare erano in tanti, la scelta obbligata fu quella di ricorrere all’altro estremo immaginato da Naismith, le squadre composte da tre uomini. Solo che in un’importante partita dell’epoca, una squadra scese in campo con tre uomini ma per puro caso.

Nel 1897 le regole del basket erano state cambiate ufficialmente e si era stabilito che il numero di giocatori in campo dovesse essere di cinque per squadra. Ma nel 1901 la prima grande squadra, i Buffalo Germans, dovette affrontare una gara decisiva dovendo entrare in campo con soli tre giocatori. Era la settima e ultima partita della Pan-American Exposition, disputata in casa dei Germans di Buffalo, sempre nello Stato di New York. Tre dei Germans erano in ritardo per la gara contro i St. Joseph’s di Paterson, New Jersey, così la squadra dovette cominciare l’incontro schierando soltanto tre giocatori.

I Germans, o quel che ne rimaneva) fecero un capolavoro nel rintuzzare gli attacchi di St. Joseph’s nei primi frangenti e la partita era ancora in parità sull’1-1 – ebbene sì! – quando, dopo sette minuti, i rinforzi cominciarono ad arrivare. Il primo si presentò in bicicletta con ancora il fiatone per aver pedalato come un forsennato in modo da arrivare prima che fosse troppo tardi. E quattro. Un quinto uomo arrivò un paio di minuti dopo e senza il tempo di cambiarsi per mettersi la divisa da gioco, dovette giocare in borghese fino alla pausa fra il primo e il secondo tempo.

Una volta che i Germans ebbero a disposizione tutti i loro effettivi, la gara si trasformò, per usare un termine pugilistico, in un no-contest: i poveri avversari vennero spazzati via 10-1 e Buffalo si aggiudicò il torneo. Quei Germans erano così forti che forse avrebbero potuto vincere anche se gli ultimi due giocatori non si fossero presentati. Ma forse non era esattamente questo che James Naismith aveva in mente, per la sua creatura, indicando il tre come numero ideale di giocatori per squadra che vi si dovevano cimentare.


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