HOOPS MEMORIES - I 13 comandamenti del basket
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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©
Quando nel 1891 James Naismith inventò il basket, lo pensò come un gioco al quale potessero partecipare squadre composte fino a un massimo di quaranta giocatori ciascuna, con nove come numero ideale. Naismith buttò giù anche una bozza delle posizioni per un ipotetico schieramento di nove uomini: un portiere e due guardie per impedire agli avversari di realizzare, tre centrali (i playmaker) e tre attaccanti (due ali e un “home man”, l’uomo in base, che avrebbe dovuto occuparsi principalmente di segnare). Nel giro di due anni le squadre furono limitate a nove o a cinque giocatori e nel 1897 divenne “obbligatorio” giocare in cinque.
L’idea di un tiro libero da eseguirsi dopo i falli non fu istituita che nel 1894, tre anni dopo che il gioco era stato inventato. Appena introdotti, i tiri liberi venivano eseguiti dai venti piedi (sei metri) e valevano un punto esattamente come un canestro dal campo. Un anno dopo la linea di fallo venne spostata all’attuale distanza di quindici piedi (quattro metri e mezzo) e dal 1896 i canestri dal campo cominciarono a valere 2 punti.
Prima del 1924 era il capitano a scegliere il giocatore designato per eseguire tutti i tiri liberi della squadra, poi la regola venne cambiata per far sì che ad incaricarsi del tiro libero fosse proprio il giocatore che aveva subìto il fallo.
Le regole originali di Naismith prevedevano due tempi da quindici minuti ciascuno inframmezzati da cinque primi di intervallo. Appena due anni più tardi i due tempi erano stati portati a venti minuti con in mezzo una pausa di undici. Come avvenuto in alcune grandi manifestazioni calcistiche moderne, anche nelle 13 regole originali del basket era prevista una sorta di sudden death, la “morte improvvisa”, per risolvere le situazioni di parità, ma si è dovuto attendere fino al 1907 per vedere l’introduzione di un tempo supplementare e la durata, cinque minuti, era già quella definitiva.
Anche l’equipaggiamento mutò rapidamente. Le prime partite si giocavano con palloni da calcio, ma già nel 1893 arrivarono sul mercato palloni fatti appositamente per il basket e di dimensioni circa uguali a quelle di oggi.
Le originali ceste per pesche vennero subito scartate e vennero rimpiazzate da canestri provvisti di rete metallica, che rendeva possibile il recupero della palla per mezzo di una lunga asta anziché di una scala a libro. Nel 1894 i canestri vennero allargati in cima e dagli originali quindici pollici (38 centimetri circa) di diametro si passò agli attuali diciotto. E finalmente, nel 1906, vennero impiegate delle retìne aperte sotto. Fu una rivoluzione: dopo un canestro non occorreva più andare a recuperare il pallone, scendeva da solo.
Anche l’evoluzione delle uniformi avvenne piuttosto in fretta. Ai tempi di Naismith si indossavano pantaloni lunghi e giacchette a maniche lunghe. I pantaloni erano quelli da calcio o da baseball e qualche giocatore si spingeva più in là portando addirittura calze da palestra coperte da pantaloncini di velluto. Ma ben presto le divise standard sarebbero diventate le camicie, a maniche corte o senza.
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