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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

Compagni di Leo e di CR

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Un giorno anche loro potranno dire non solo "io c'ero" ma ci ho giocato: non soltanto contro, ma insieme.  Miralem Pjanic e Arthur, accento sulla u, sono gli ultimi ad aggiungersi a quella pulitissima dozzina di privilegiati che sono stati compagni di Lionel Messi e Cristiano Ronaldo; in rigoroso ordine di Palloni d'oro: 6 a 5 per la Pulce. La peculiarità farà forse meno effetto forse Ángel Di María, che su assitò di Leo firmò con l'Argentina l'oro olimpico a Pechino 2008 (col Mondialino Under 20 gli unici trofei della Pulga con la Seleccion) e con CR al Real Madrid la Décima (magata di Carletto che per alzare la Champions lo arretrò a interno sinistro nel 433); il Fideo infatti - in carriera - oltre ai dioscuri ha avuto in squadra tutti i grandissimi di quest'epoca: Rooney allo United, Ibra, Neymar e Mbappé al PSG. Sul doppio binario club/nazionale hanno viaggiato altri tre argentini ex merengue: Fernando Gago, Ezequiel Garay e Gabriel He...

FINALI MONDIALI - Stoccolma 1958: Pelé, il re bambino

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« Dir-se-ia um rei, nao sei se Lear, se imperador Jones, se etiope. Racialmente perfeito, è un rei: o rei» – Nelson Rodrigues di CHRISTIAN GIORDANO © FINALI MONDIALI - Le partite della vita Rainbow Sports Books © Finalmente. il Brasile ce l’ha fatta. otto anni dopo la tragedia popolare vissuta dai duecentomila del Maracanã, il calcio brasiliano grida al mondo la propria forza. Lo fa mutando pelle ma senza snaturarsi. Per non scoprirsi deve vestire più all’«europea», certo, ma tecnica e mentalità sono quelle di sempre. ed è così che il football diventa arte, musica, poesia. Il futébol bailado è tutto in quegli apelidos  scanditi a filastrocca, Didi-Vavá-Pelé. LA PARTITA Partenza-sprint dei padroni di casa, che, dopo appena 3’, sono già in vantaggio. tre-quarti destra dell’attacco svedese, combinazione Börjesson-Simonsson e da questi a Liedholm, posizionato a una ventina di metri dalla porta. nonno “Liddas” (quasi 36 enne), con una rasatura alla ...

FINALI MONDIALI - Città del Messico 1986: il campionissimo

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¡Genio! ¡Genio! ¡Genio!  Maradona, en una corrida memorable,  en la jugada de todos los tiempos...  barrilete cósmico...  ¿De qué planeta viniste?  ¡Para dejar en el camino a tanto inglés!  ¡Para que el país sea un puño  apretado, gritando por Argentina!...    -  Víctor Hugo Morales di CHRISTIAN GIORDANO © FINALI MONDIALI - Le partite della vita Rainbow Sports Books © Settembre 1985, a Città del Messico la terra trema. dall’altra parte dell’Atlantico, a Ginevra, la FIFA fa altrettanto. nel Paese centroamericano, in meno di tre minuti, crollano per il terremoto un migliaio di edifici. La cosa strana è che quelli più antichi resistono, quelli più nuovi, invece, vanno giù come privi delle fondamenta.  La spiegazione dell’inspiegabile sta nel fatto che le fondamenta c’erano sì ma solo nei progetti. La speculazione edilizia, la corruzione diffusa in ogni settore avevano colpito ...

Johan van der Velde won 40 jaar geleden Dauphiné

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https://www-cyclingonline-nl.translate.goog/artikel/18638_johan_van_der_velde_won_40_jaar_geleden_dauphin%C3%A9.html?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=wapp interviste Johan van der Velde vinse il Delfinato 40 anni fa Sabato 27 giugno 2020 Interviste - Johan van der Velde è stato il primo e unico olandese a vincere la Dauphiné Libéré il 2 giugno 1980. Henk Lubberding dietro il tre volte vincitore Bernard Hinault (1979) e Steven Rooks dietro Phil Anderson (1985), è arrivato secondo in Provenza e Joop Zoetemelk (1973, 1975 e 1986) ha ottenuto il terzo posto tre volte nella corsa a tappe francese. Testo: Dan Rolandus Le corse a tappe come il Critérium du Dauphiné sono solitamente gare in cui gli scalatori vogliono mettersi alla prova e prepararsi per il Tour de France, per il grande lavoro che li attende sui Pirenei e sulle Alpi. Johan van der Velde ha fatto la storia 40 anni fa (!) chiudendo trionfalmente la 32a edizione della Dauphiné Libéré. ''Mi sono u...

Arjen di casa: Robben ricomincia col Groningen

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Quattrocentodiciannove giorni. Tanto è durata l'astinenza di Arjen Robben dal suo duplice addio, il 5 maggio 2019 col gemello diverso Franck Ribéry, al Bayern al solito campione di Germania e al calcio giocato. Sarà un caso, o un capriccio del Fato, ma proprio nel giorno in cui il Bayern si conferma al solito campione di Germania - ecco l'annuncio che era un po' nell'aria dopo le scorse settimane passate ad allenarsi coi vecchi compagni. Arjen Robben - a 36 anni, 18 dei quali giocati da professionista - torna a casa. Al suo Groningen. Il club nelle cui giovanili, nel 1996, tutto era cominciato.  Un ritorno che, complici le difficoltà post-Covid-19, ha un che di kennedyano: non chiederti cosa può fare il club per te ma cosa puoi fare tu per il club. Arjen se lo è chiesto, e si è dato "la" risposta. L'unica possibile. "Segui il tuo cuore", l'invito dei tifosi.  Anche quelli troppo giovani per ricordarlo spiccare il volo...

LA LEGGENDA DI ROGER BROWN

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https://www.sport-e-cultura.com/2020/06/26/la-leggenda-di-roger-brown/?fbclid=IwAR0LcdzuapvjgEag7TXtEhzlnDh5ktWtmOR2bTcfH_FEcMeRjWyyKdpYDkQ di SIMONE BASSO Sport e cultura - 26 giugno 2020 Pubblicato da Indiscreto il 9 settembre 2011 “They called him The Man Of 1000 Moves, but I don’t know about all that. He probably had 500, but they were all good. “ (Connie Hawkins) Roger Brown viveva a Bedford Stuyesant, New York. Da adolescente l’unica cosa che gli importava era il playground, ma capì che con quelli più grandi e grossi non si poteva scherzare. Così imparò, di notte, a scavalcare i cancelli. Miope, avrebbe passato la carriera a chiedere ai compagni di squadra il punteggio e il cronometro delle partite: ma non sembrava fregargli granché. Apprese il segreto giocando nel crepuscolo, illuminato appena dai lampioni. Siccome sentiva il canestro, non aveva bisogno di vederlo. Divenne, senza saperlo, il primo di una nuova specie. Il corpo di un’ala con la t...

FOOTBALL PORTRAITS - Park Ji-Sung, il Maratoneta

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di CHRISTIAN GIORDANO,  ©   Guerin Sportivo © Rainbow Sports Books “Three-Lung Park”, Park tre-polmoni. Così all’Old Trafford chiamano il primo coreano giunto in Premier League. Scontato quanto azzeccato nickname per uno che sulla corsa (ma non solo) ha costruito una carriera in apparenza preclusa a un fisichino da calcio d’altri tempi. Minuto e inesauribile sì, ma spesso rotto. Proprio i frequenti infortuni infatti hanno frenato l’ascesa di Park Ji-Sung, tuttofare che il Manchester United ha pescato nel 2002 dal PSV Eindhoven, fucina estera prediletta da cui Sir Alex, un anno prima, aveva prelevato il bomber Ruud van Nistelrooy. Il vero uomo della Provvidenza, per il calciatore più popolare in Corea del Sud, è però Guus Hiddink, il mago olandese artefice – da Ct - dello storico quarto posto mondiale della nazionale sudcoreana nel 2002. Fu lui a dirottare su binari esterni un sin lì discreto centrocampista difensivo. E a farne così la fortuna prima di portarselo d...

Ciclismo, Stephen Roche e il Giro ‘87: ‘A Sappada fu Visentini a farmi arrabbiare’

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https://it.blastingnews.com/sport/2020/06/ciclismo-stephen-roche-e-il-giro-87-a-sappada-fu-visentini-a-farmi-arrabbiare-003161436.html?fbclid=IwAR0JEwd5opG8-8QZkshA26RVgrrOzhtfK25yYWLnrmR0Uz1oaPHS4059lno Il corridore irlandese ha replicato alle accuse del suo ex compagno-rivale della Carrera di Alessandro Cheti (articolo) e Michele Caltagirone (video) 23 giugno 2020 Sono passati ormai 33 anni, ma la tappa di Sappada del Giro d’Italia ’87 fa ancora scaldare gli animi nel mondo del Ciclismo . In quella giornata si consumò, tra mille polemiche, una clamorosa rottura in casa Carrera, lo squadrone che stava comandando la corsa con la maglia rosa saldamente sulle spalle di Roberto Visentini. Tra la sorpresa generale l’altro big della Carrera, l’irlandese Stephen Roche, partì all’attacco nelle fasi centrali della corsa, mandando su tutte le furie Visentini che andò in crisi di nervi e lasciò la strada libera al compagno-rivale. Ciclismo, la storica tappa di Sappada ...

FINALI MONDIALI - Città del Messico 1970: troppo forte!

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di CHRISTIAN GIORDANO © FINALI MONDIALI - Le partite della vita Rainbow Sports Books © Tre giorni. Pochi, troppo pochi. non possono bastare 72 ore di riposo tra i 120’ da leggenda di Italia-Germania Ovest 4-3 e il Brasile dei «cinque numeri dieci».  Difatti non bastano. E la scoppola che ne ricaviamo va ben oltre il divario, comunque netto, che separa due formazioni destinate, ciascuna a suo modo, a fare epoca. il «povero» Ct azzurro Ferruccio Valcareggi, uomo di buon senso che aveva fatto della modestia uno stile di vita, si trovava a dover gestire questioni più grandi di lui. il presidente federale Walter Mandelli, archiviata momentaneamente con successo la spinosa pratica-Rivera, sembra sul punto di esplodere come un tappo di Cartizze tanto sprizza entusiasmo. il tecnico sa da uomo di campo quali insidie possono nascondere le tossine, e la sindrome da appagamento.  Due anni prima, nella finale-bis degli Europei, Valcareggi aveva azzeccato il colp...