POGACAR collezionista


GIALLA, POIS, VERDE «IO SUPER FORTE» FLOP VINGEGAARD

"Non mi aspettavo che Jonas perdesse così tanto, è stato inatteso"

10 Jul 2025
La Gazzetta dello Sport 
Di Filippo Maria Ricci INVIATO A CAEN (FRANCIA) 

Tadej Pogacar, il collezionista di maglie. Dopo cinque tappe ne ha tre, e la quarta non la può sfoggiare per un tema anagrafico lungo appena 14 mesi. In Normandia, prefettura del Calvados, città di Caen, lo sloveno arriva a quota 41 maglie gialle (come Sylvère Maes, sesto all-time) sfilandola al già rassegnato Mathieu van der Poel. Aveva già la casacca a pois, ha tolto a Jonathan Milan la verde, conquistandola per la prima volta in carriera. Lo fa in una giornata di cielo terso, temperature miti e vento dispettoso resistendo all’atteso forcing del numero uno delle crono, Remco Evenepoel, e affossando ancor di più il morale di Jonas Vingegaard.

Mathieu profetico 

Pogacar ha chiuso al 2° posto i 33 chilometri contro il tempo avviati e conclusi a Caen, 16” dietro a Evenepoel e guadagnandone ben 65 su Vingegaard, 13° a 1’21” dal fenomenale belga che gli ha rifilato quasi 2 secondi e mezzo al chilometro. In un mese, la differenza è abissale: l’11 giugno, a Montlucon, nei 17,4 km della crono del Delfinato, Tadej aveva preso 49” da Evenepoel e 28” da Vingegaard. E oggi il tracciato teoricamente favoriva ancora di più il pluri-iridato Remco. E invece no. Mathieu Van der Poel era stato profetico a Rouen: «Domani a Caen perderò la maglia e la classifica assumerà sembianze molto diverse». E così è stato. Tadej davanti a tutti, ma dietro sono cambiate tante cose: ora in seconda posizione c’è Evenepoel a 42”, terzo a 59” il giovane francese Vaquelin, che ha lasciato a Remco la maglia bianca ma si è difeso benissimo. Poi Vingegaard, a 1’13”, quindi Jorgenson, Van der Poel, Almeida e Roglic con Lipowitz e Skjelmose che chiudono la top ten.

L’analisi 

Cosa è successo in questi 30 giorni passati dalla crono del Delfinato? Risponde Pogacar: «Al Delfinato il mio ritmo è stato completamente sbagliato. Dopo quella crono ero veramente deluso e ho analizzato nel dettaglio tutto ciò che avevo fatto male. Quel giorno non avevo la giusta fame. In altura a Isola 2000 abbiamo fatto diverse prove con la bici da crono e ho riguadagnato fiducia in me stesso: ero convinto di poter far meglio e così è stato. Qui ho avuto un ottimo ritmo dall’inizio alla fine, e quando via radio mi dicevano che non stavo perdendo troppo da Remco la mia motivazione è cresciuta ancora e mi sono sentito mentalmente super forte fino al traguardo. Vingegaard? Non mi aspettavo che perdesse tanto da Evenepoel e di trovarmi tanto davanti a lui, anzi. Un risultato inatteso». 

Felice 

Il futuro è ancora tutto da scrivere, ma Pogacar aveva definito questa crono come «Il giorno della verità», e la verità disegna un enorme sorriso sul viso da ragazzino del cowboy sloveno, capace di resistere a Evenepoel. «Sono contentissimo della mia prestazione – dice Tadej –. Parliamo del campione del mondo, del campione olimpico, del miglior cronoman del gruppo: arrivare a 16 secondi da lui su un percorso di 33 km mi super super felice. E poi sono felice anche per un’altra cosa: che questa giornata sia finita». Perché sì, la mattina attorno al box della Uae c’era grande ottimismo sulla forma di Tadej, però poi bisogna vedere cosa dice l’asfalto. E le tre maglie? «È ovvio che la più importante è la gialla, ma la cosa vale solo se la porti fino agli Champs Elysées. E quest’anno il percorso è super frenetico, bisogna stare attenti sempre, sempre. Finora ogni tappa è stata durissima e nei prossimi giorni sarà lo stesso. Dobbiamo mantenere il controllo e la calma e continuare a correre così». Oggi sono possibili nuovi agguati, sempre in Normandia: si arriva a Vire dopo aver scollinato su sei gpm: cinque di terza e uno di quarta categoria, l’ultimo a 4,4 km dall’arrivo con uno strappo del 15%. Côte da imboscata. Côte da Pogacar.

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Evenepoel, gioia e rimpianti «Potevo essere in testa»

Filippo Maria Ricci INVIATO A CAEN
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il belga domina a 54 di media: è 2° in generale, ma maledice i 39” persi a Lilla nel ventaglio

Vincente

Tadej Pogacar, leader del Tour, con il belga Remco Evenepoel, vincitore a Caen e iridato crono. Lo sloveno è iridato in linea e aveva vinto martedì la quarta tappa: è la prima volta nella storia che al Tour vincono due iridati diversi in due giorni consecutivi aledetto ventaglio. Maledetta distrazione. Maledetto vento del nord. «Ça pique», dice due volte Remco Evenepoel in francese. Ovvero: brucia. Sta parlando della prima tappa, sabato a Lilla, debutto del suo secondo Tour, quando è rimasto intrappolato nella parte sbagliata del gruppo e ha perso 39”. Senza quel contrattempo, ieri a Caen avrebbe potuto lottare per la maglia gialla. E invece si è dovuto accontentare della bianca, di cui è praticamente padrone abituale: da quando ha debuttato al Tour un anno fa, l’ha indossata 21 giorni su 26.

Dilettanti

Remco, ragazzo da pensieri e parole rapide come la sua pedalata contro il tempo, analizzando la tappa torna lì, a sabato: «Che rimpianto, quanto brucia. Avevamo corso benissimo tutto il giorno, ci siamo addormentati un secondo e... È stato un errore da dilettanti, ma purtroppo è andata così. Il passato non si cambia e allora guardiamo alle cose positive: in cinque giorni con la squadra abbiamo vinto due tappe, possiamo conquistarne altre e io punto forte al podio di Parigi». E poi una frase che dice tutto della determinazione feroce che anima questo ragazzetto imbattibile nella lotta contro il cronometro, che al traguardo ha ricevuto l’abbraccio della moglie Oumi: «Quanto successo sabato ha avuto su di me un effetto positivo, non mi ha buttato giù. Io sono un tipo che lavora sulla rivincita e alla partenza ero molto determinato. Ho corso bene. Poi certo, non indossare la maglia gialla brucia». Ecco, il termine che riappare: «Ça pique».

L’ironia 

Il pluri-campione del mondo - due volte a cronometro, 2023 e 2024, più il titolo in linea del 2022 - ieri nel Calvados ha fatto ciò che tutti si aspettavano da lui: vincere la prima crono di questo Tour. Ok, Pogacar gli è rimasto in scia, ma Vingegaard è stato affossato di brutto. «Beh, è andata meglio del primo giorno», dice ridendo. L’ironia, la frecciata a sé stesso di un tipo esigente: «La condizione migliora ogni giorno, le gambe lo stesso, spero di continuare così. Il vento? È cambiato dalla mattina al pomeriggio, completamente, ma avevamo il meteo sotto controllo: per quello ero dietro al primo intermedio e ancora un po’ al secondo, era la nostra strategia e ha funzionato. Alla fine ho spinto a tutta e lì ho preso gran parte del vantaggio sugli altri». E il Belgio è in festa: era dal 1981 che i suoi corridori non vincevano tre delle prime cinque tappe: allora con Freddy Maertens e Lucien Van Impe, oggi con Jasper Philipsen, Tim Merlier e, appunto, Remco.

Promessa 

Sui distacchi, l’analisi del due volte campione olimpico a Parigi 2024 è onesta: «Sinceramente mi aspettavo di guadagnare più tempo su Pogacar, ma questa crono conferma che Tadej è il migliore di tutti, quando deve far risultato lo fa e la cosa lo rende l’uomo da battere qui, ancora una volta. Non so se lascerà la maglia, magari invece correrà per tenerla. Sarà difficile staccarlo, potrebbe attaccare già domani (oggi; ndr)». Ma non finisce qui: «Un giorno verrò al Tour a vincere la corsa, ma quest’anno è presto, troppo presto». Per farlo non basta andare forte a cronometro, bisogna evitare ventagli che bruciano.

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