Minnesota e il dilemma Draft: Okafor o Towns alla #1?
Vinta la prima chiamata alla lotteria del prossimo 25 giugno, i TWolves cominciano a interrogarsi su chi chiamare: meglio il lungo da Duke o quello da Kentucky? Pro e contro per entrambi
20 MAGGIO 2015 - SAN ANTONIO (USA)
Okafor o Towns? Per la prima volta, “grazie” al peggior record di questa stagione, Minnesota ha vinto la Lotteria NBA. Ora per Flip Saunders, allenatore e presidente della franchigia, l’interrogativo è: per i suoi Twolves meglio il lungo da Duke o quello da Kentucky? Perché è una corsa a due, per la chiamata numero 1 del Draft 2015, in programma il 25 giugno a New York. Questo ormai prossimo sarà un buon Draft come talento complessivo, che principalmente riflette al top la classe degli one-and-done, che, appunto, ha trascorso un anno di college per poi dichiararsi in anticipo, una volta compiuti i 19 anni, requisito da regolamento del “piano di sopra” per essere eleggibili. E torniamo alla domanda di partenza. Okafor o Towns?
OKAFOR NUMERO 1 — Il centro di origine nigeriana, cugino dell’Emeka Okafor numero 2 dietro Howard al Draft del 2004 - anche allora chi aveva vinto la Lotteria, gli Orlando Magic, aveva il dubbio tra due centri, e fece la scelta rivelatasi poi giusta privilegiando Superman -, è il classico lungo old school. Capace di dominare in post basso grazie alla stazza imponente, alla statura notevole, sfiora i 7 piedi, a mani morbide e a piedi da ballerino. Nella stagione a Duke ha segnato oltre 17 punti di media, mettendoci di contorno 8.6 rimbalzi a partita. E soprattutto vincendo il titolo. Decisivo, alla Final Four di Indianapolis, con un paio di canestri negli ultimi minuti della finale contro Wisconsin. A Saunders piace parecchio, si mormora nell’ambiente. Ed è facile capire perché. E’ un giocatore unico, nel suo genere. Che sa segnare fronte a canestro con un jumper affidabile, ma soprattutto ha movimenti in post che hanno scomodato paragoni impegnativi con un altro centro di origine nigeriana, Hakeem Olajuwon. In attacco è in grado di dare un contributo sostanziale al pronti-via. Senza bisogno di rodaggio. Bravo ragazzo, buono studente, parola di coach K, non ci sono insidie di natura caratteriale, lontano dal parquet. Le debolezze: non è un super atleta. Ed è un difensore modesto. Buono a rimbalzo sotto il suo tabellone, ma stoppatore solo discreto. E in difficoltà nel contenere i pick& roll. All’high school, a Chicago, non difendeva più di tanto, e a Duke ha fatto un salto di qualità sotto questo aspetto solo al Torneo NCAA. Quando ogni pallone poteva valere la fine della stagione o il proseguo del sogno One Shining Moment.
TOWNS NUMERO 1 — Il lungo da Kentucky può giocare sia centro sia ala grande. Di origine dominicana, ha giocato con la nazionale caraibica a livello giovanile, Okafor invece con Team Usa. A Lexington per coach Calipari ha segnato oltre 10 punti e raccolto poco meno di 7 rimbalzi di media. Giocatore moderno: super atleta, ottimo motore, eclettico, può segnare sia da sotto, sia dalla media, di spalle o fronte a canestro. E' più completo di Okafor perché miglior difensore in assoluto, per doti atletiche e vocazione. E ha un enorme potenziale da sviluppare. Anche per lui nessun problema fuori del campo, ragazzo tranquillo e stella poco ingombrante per i Wildcats che hanno raggiunto la Final Four, sconfitti dai Wisconsin Badgers, che hanno impedito loro di completare la stagione perfetta, sin lì immacolata nella casella sconfitte. Insomma, sulla carta un altro vincente. Interessato ai risultati di squadra, non solo alle statistiche individuali. Ma non è la macchina da canestri che Okafor rappresenta, come gamma di movimenti e per provata efficacia sottocanestro. E poi potrebbe aver bisogno di un filino di rodaggio in più, prima di lasciare un segno indelebile nella NBA.
L'UOMO GIUSTO AL POSTO GIUSTO — Con Okafor sai cosa prendi: un lungo dominante in attacco per i prossimi 10 anni. Un futuro (prossimo) All-Star, se starà lontano dagli infortuni.
Towns potrebbe diventare persino più forte, ma non garantisce le stesse certezze nell’immediato. Però sembra il talento più adatto al nucleo, giovane e promettente, di giocatori di Minnesota. I Twolves al momento hanno la peggior difesa della lega, e Towns darebbe subito una mano. E potrebbe giocare al fianco di Pekovic, il centro montenegrino che non può scalare da 4. Che in caso di arrivo di Okafor farebbe scopa, diventerebbe di troppo. Tra l’altro Towns si aggiungerebbe a Wiggins e LaVine per formare un trio di atleti sontuoso, pronto a essere innescato da Rubio, play sublime nella visione del campo, ma senza un tiro perlomeno decente. Okafor darebbe invece una grossa mano a Wiggins in prospettiva, togliendogli di torno i raddoppi. E potrebbe far coppia con Dieng, altro lungo di origine africana, da Louisville, ottimo stoppatore e con un onesto tiretto dalla media che potrebbe permettergli di giocare da 4 accanto a Okafor. Ma la difesa per Minneapolis rimarrebbe un progetto. Minnesota ha oltre un mese di colloqui e riflessioni per fare una scelta cruciale per il futuro di una franchigia che non è riuscita a vincere nemmeno con Garnett al meglio, ma che potrebbe ora approfittare dell'esperienza dell'ormai crepuscolare Big Ticket per il tutoraggio del lungo in arrivo.
Una curiosità, infine: Wiggins ha appena vinto il titolo di matricola dell’anno. Chiunque arrivi col numero 1 del Draft avrà ottime possibilità di fare il bis per i Twolves.
Riccardo Pratesi, La Gazzetta dello Sport
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