MICHAEL RAY RICHARDSON - Sugar


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica

Qualsiasi tifoso della Virtus Bologna, come molti semplici abitanti della città, potrebbe parlare per ore di Michael Ray Richardson, universalmente noto come “Sugar” e, nonostante le “marachelle” da lui combinate in terra emiliana, visceralmente amato dai tifosi della V nera. I bolognesi potrebbero narrare decine di leggendarie peripezie extra-cestistiche (mai davvero comprovate, anche se quasi certamente veritiere) di Richardson al volante della sua fiammante auto sportiva che cambiava ogni mese e della compagnia femminile di turno, che cambiava ogni settimana

Moltissime persone a Bologna potrebbero testimoniare “cosa” fosse Michael Ray al di fuori del “Madison” di Piazza Azzarita. Ma molto prima che Sugar venisse a mettere a ferro e fuoco lʼEuropa in campo e fuori, Richardson fu un mattatore della NBA. Una delle più classiche espressioni di talentuoso genio e tumultuosa sregolatezza che abbiano mai calcato i parquet della National Basketball Association. 

Nato l’11 aprile 1955 a Lubbock, nel nord del Texas, Sugar diventò una stella del basket alla University of Montana, dove con la maglia granata dei Grizzlies realizzò 1827 punti nei suoi quattro anni universitari tra il 1974 e il 1978, portando ad alti livelli la mediocre University of Montana, che mai aveva avuto un giocatore con così tanto talento e che dopo di lui ha visto solamente Larry Krystkowiak (1982-1986) raggiungere quei livelli di impatto sul gioco, sulla squadra e sul Torneo NCAA. 

Con una spettacolare stagione da senior (24.2 punti a partita) Sugar si guadagna la quarta chiamata al Draft NBA del 1978, scelto dai New York Knicks dietro a Mychal Thompson, Phil Ford e Rick Robey e davanti a Purvis Short e soprattutto a Larry Bird di Indiana State. A quel tempo però i Knicks sono convinti di aver fatto il colpaccio, lʼenorme talento offensivo e la marcata personalità “anticonformista” di Richardson inducono il front office a credere quasi ciecamente nell’ex Grizzlies. Sin dagli albori del marketing sportivo New York e, più in generale, gli Stati Uniti erano già allʼavanguardia e così la franchigia fece circolare la voce che Michael Ray Richardson sarebbe stato il futuro Walt Frazier, il “Clyde” protagonista dei titoli NBA dei Knicks nel 1970 e nel 1973 e oggi stimato (e talvolta controverso) commentatore per MSG Network

Sugar aveva abbastanza talento e la “faccia giusta” per almeno assomigliare a “The Next Walt Frazier”, e da guardia di quasi due metri anche fisico e credenziali, ma il connubio “fama-distrazioni-metropoli-droga” si rivelò, alla lunga, fatale per lui. 

Dopo una prima stagione di assestamento (16.9 minuti, 6.5 punti e 3 assist di media nel 1978-79), già l’anno seguente Sugar dimostrò di essere un grande giocatore: primo nella NBA in assist (10.1) e palle recuperate (3.2), cifre e prestazioni maiuscole che si aggiungono agli ottimi 15.3 punti e 6.6 rimbalzi a partita. Numeri che smossero entusiasticamente lʼesigente pubblico del Garden, che ben presto elesse Richardson a proprio idolo. 

Le ottime prestazioni di Michael Ray purtroppo però andavano a braccetto con le sue attività ricreative extra-cestistiche. Arrivarono infatti i primi avvistamenti in luoghi equivoci, le prime voci di notti brave a Harlem e al Bronx, i primi test antidroga. Sugar non era certo lʼunico a non essere pulito, ma di sicuro non faceva nulla per non attirare lʼattenzione. 

Le due stagioni successive furono comunque estremamente positive per lui, che chiuse l’annata 1980-81 a 16.4 punti, 6.9 rimbalzi, 7.9 assist, 3 palle recuperate per gara e la 1981-82 a 17.9 punti, 7 rimbalzi, 7 assist e 2.6 palle recuperate di media. Performance che lo avevano portato a tre All-Star Game e ad essere il giocatore-franchigia di New York

Ma i Knicks, nonostante tutto, avevano capito che Sugar non era il giocatore che li avrebbe portati in alto. Nel 1982 venne ceduto ai Golden State Warriors nellʼaffare-Bernard King, ma dopo sole 33 partite nella Bay Area tornò nellʼarea metropolitana di New York, ai Nets, dove lʼanno successivo (1983-84), nella quinta e decisiva partita del primo turno di playoff, fu il mattatore della vittoria di New Jersey sui 76ers campioni uscenti, gara che a Philadelphia costò l’eliminazione e nella quale Sugar realizzò 24 punti e recuperò 6 palloni. 

La stagione successiva Richardson ai Nets fu ancora una volta dominante: 20.1 punti, 8.2 assist e 3 palle recuperate per gara ed ennesima, logica, convocazione per lʼAll-Star Game. Sugar era ancora il giocatore elettrizzante visto al Garden negli anni precedenti, un piacere per gli occhi di qualsiasi appassionato. Che i Knicks avessero sbagliato a cederlo? Con Bernard King non avevano vinto nulla, in più lʼuomo da Queens si era frantumato un ginocchio e le speranze di rivederlo in campo al massimo livello erano minime. No, non avevano sbagliato, perché Sugar continuava la sua vita spericolata e nel 1986, alla terza sospensione per droga, fu radiato dalla NBA. 

Come nel sistema giudiziario americano, commetti tre volte lo stesso crimine e avrai lʼergastolo. Chris Mullin, che aveva gli stessi problemi di Sugar, invece, non venne radiato. E questo suscitò grandi polemiche, da più parti si sollevò la questione razziale (Mullin bianco e con un’immagine positiva, Sugar Ray afro-americano e con atteggiamenti spesso sopra le righe), ma la sostanza non cambia. Richardson era stato punito duramente, ma poteva incolpare solo se stesso. 

Dopo un paio di stagioni nella CBA e nella USBL, nel 1988 approda in Italia, alla Virtus Bologna. A 33 anni Sugar era ancora un giocatore di massimo livello NBA che in Europa poteva dominare contro chiunque. E qui riaffiorano i ricordi dei bolognesi, e dei tifosi virtussini in particolare, su Sugar come giocatore e come frequentatore di bar e locali a ogni ora del giorno e soprattutto della notte. 

Da Bologna cominciò la sua seconda carriera cestistica, anche questa fatta di lampi di immenso talento e di profonde cadute nel baratro extra-cestistico. Dopo tre stagioni alla Virtus, graziato dal Commissioner David Stern, Richardson venne riammesso alla NBA. Ma ancora una volta fallì un test anti-droga e per lui arrivò il definitivo ritorno in Europa. K.K. Spalato (1991-92), Livorno (1992-94), Antibes (1994-97), Forlì (1998-99), ancora Livorno (1999-2000) e di nuovo Antibes (2000-01), chiuse la sua incredibile carriera a 46 anni, ancora competitivo in Europa, lasciando dietro di sé una lunga striscia di record e performance indimenticabili. 

Ancora oggi Sugar, da coach CBA, non perde occasione per fare discutere, per le sue presunte dichiarazioni anti-semite del 2007 o per lʼaccusa di discriminazione nei confronti degli omosessuali. Episodi che in un certo senso illustrano il “solito” Michael Ray Richardson, una persona fondamentalmente entusiasta che non riesce a controllarsi. E non cʼè dubbio che ne abbia pagato il prezzo. Sugar infatti è inspiegabilmente scomparso da molti annali ufficiali, come ad esempio quello della sua University of Montana (college insignificante a livello cestistico). Ai Grizzlies ha dominato, eppure il suo nome non compare da nessuna parte se non nelle (nascoste) cifre ufficiali della media guide. 


Micheal “Sugar” Ray Richardson 

Ruolo: point guard/shooting guard 
Nato: 11 aprile 1955, Lubbock, Texas (USA) 
High school: Manual (Denver, Colorado) 
Statura e peso: 1,94 m x 85 kg 
College: Montana (1974-1978) 
Draft NBA: 1º giro, 4ª scelta assoluta 1978 (New York Knicks) 
Pro: 1978-2002 
Carriera: New York Knicks (1978-1982), Golden State Warriors (1982), New Jersey Nets (1982-1986), Long Island Knights (AAU, 1986-87), Albany Patroons (CBA, 1987-88), Virtus-Knorr Bologna (Italia, 1988-1991), KK Spalato (Croazia, 1991-92), Baker Livorno (Italia, 1992-1994), Olympique Antibes (Francia, 1994-1997), Carne Montana Forlì (Italia, 1998-99), Basket Livorno (Italia, 1999-2000), Olympique Antibes (Francia, 2001), AC Golfe-Juan-Vallauris (Francia, 2002) 
Riconoscimenti: 4 NBA All-Star (1980, 1981, 1982, 1985), 2 NBA All-Defensive First Team (1980, 1981) 
Cifre NBA: 
punti: 8.253 (14,8 PPG) 
assist: 3.899 (7 APG) 
recuperi: 1.463 (2,6 SPG) 
Numero: 20 
Da coach: Albany Patroons (CBA, 2004-2007), Oklahoma/Lawton-Fort Sill Cavalry (CBA/PBL, 2007-2011), London Lightning (NBL Canada, 2011-) 
Palmarès: 2 titoli CBA (2008, 2009) 
Riconoscimenti: PBL Coach of the Year (2010), NBL Canada Coach of the Year (2011-12) 

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