NORM NIXON - Playmaker vecchia maniera


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica

Debbie Allen, la professoressa di ballo Lydia Grant nel famoso (tra i quarantenni di oggi) telefilm Fame (“Saranno famosi”), ha involontariamente macchiato la purezza degli pionieri italiani appassionati NBA della prima ora, diventando la compagna di Norm Nixon, allora playmaker dei Los Angeles Lakers. Bravo lui, brava lei, bravi tutti, anche e soprattutto perché i loro figlioletti (Norm Jr. e Vivian) hanno seguìto le orme dei genitori: Norm Jr. ha giocato a basket al Wofford College in South Carolina e poi a Southern University, Vivian è una bravissima ballerina on-Broadway. 

Nato lʼ11 ottobre 1955 a Macon, Georgia, Norman Nixon prese il proscenio cestistico statunitense nei suoi anni in Pennsylvania, a Pittsburgh, indossando la maglia dei Dukes di Duquesne, che nel suo anno da senior, il 1977, con le sue giocate da folletto (Nixon è alto 1,88) e le sue irresistibili penetrazioni trascinò al titolo della Atlantic 10. 

Ma Duquesne non è sulle mappe del basket universitario americano che conta, e nonostante le straordinarie prestazione in maglia Dukes, Nixon viene scelto solamente al numero 22 del Draft NBA 1977, ultima chiamata del primo giro, ben lontano non soltanto dalla prima scelta Kent Benson, buon giocatore mai allʼaltezza delle grandi aspettative che cʼerano su di lui allʼuscita da Indiana University, ma anche molto dietro grossi calibri come Otis Birdsong (2) e Marques Johnson (3), Bernard King (7), Jack Sikma (8), Ernie Grunfeld (11) e Cedric Maxwell (12), e persino dopo Tate Armstrong (13) o Richard (Rich) Laurel (19), poi completi fallimenti nella NBA. 

Nixon si ritrovò così ai Los Angeles Lakers che stavano costruendo una dinastia attorno a Kareem Abdul-Jabbar, arrivato dai Milwaukee Bucks nel 1975-76 per vincere altri anelli dopo quello del 1971, conquistato da MVP delle Finali in squadra con Oscar Robertson. 

Non cʼera ancora Jerry Buss (lo storico proprietario acquistò i Lakers nel 1979), ma il roster, con lʼarrivo di Jamaal Wilkes dai San Francisco Warriors e di Nixon da Duquesne, sembrava già attrezzato per arrivare fino in fondo nei playoff. Proprio contro i Milwaukee Bucks, però, dopo due minuti della prima partita della stagione 1977-78, Kareem Abdul-Jabbar, complice un uso troppo “disinvolto” dei gomiti da parte di Kent Benson, pensò bene di rifilargli un pugno in faccia. Il risultato fu una frattura della mano che costrinse lʼex Lew Alcindor a stare lontano dal parquet per oltre due mesi, mettendo così i Lakers in grande difficoltà. Lʼinfortunio di Jabbar caricò ancora di più di responsabilità Nixon, costretto a prendersi più tiri e a essere più presente in fase realizzativa. Norm non si tirò indietro, e chiuse la stagione con un ottimo impatto sulla squadra e sul gioco, confermato dai 13.7 punti e 6.8 assist di media. Cifre che gli valsero rispetto e fiducia da parte dei compagni e la nomina per lʼAll-Rookie Team dalla NBA. 

Nella stagione successiva, come in quella precedente, i Lakers vennero eliminati nei playoff dai Seattle SuperSonics di Lenny Wilkens, ma a causa di un complicato giro di scelte, i Lakers ottennero dagli Utah Jazz (appena trasferitisi da New Orleans a Salt Lake City) la prima scelta al Draft NBA del 1979. Scelta che a Inglewood portò Earvin “Magic” Johnson da Michigan State. 

La stagione 1979-80 fu una delle più esaltanti nella storia dei gialloviola, con il gioco spumeggiante offerto da Magic Johnson in eccezionale affinità con quello costruito nelle due stagioni precedenti con Jabbar, Wilkes e Nixon. Norm allʼinizio si trovò bene nel backcourt assieme a Johnson: 39 minuti, 17.6 punti e 7.8 assist a partita per “Norm The Storm” (la tempesta) nellʼindimenticabile stagione culminata con lʼincredibile vittoria nella serie finale contro i Philadelphia 76ers. Quella del famoso infortunio di Jabbar in Gara5 e della straordinaria Gara6 che Magic Johnson dominò da centro, il ruolo di Kareem, riportando il titolo NBA nella Città degli Angeli. 

Nella stagione successiva Nixon (17.1 punti e 8.8 assist per gara) mantenne un alto livello di impiego e di coinvolgimento nel gioco, e nel 1981-82, con lʼavvento di Pat Riley sulla panchina dei Lakers, Norman fu convocato per lʼAll-Star Game e i Lakers vinsero il loro secondo titolo NBA in tre anni, sempre ai danni dei Philadelphia 76ers in finale. Due titoli che Nixon conquistò da protagonista. Da playmaker puro, doveva essere lui la mente della squadra, ma in coppia con Magic Johnson, meraviglioso rappresentante e autentica icona di quei Lakers, il ruolo di Nixon, che pure aveva ancora ragguardevoli cifre in campo e un ruolo importante nello spogliatoio, non era più di primo piano. Anche se i Lakers con il duo Nixon-Magic sembravano inarrestabili, oltreché estremamente spettacolari, il loro vero playmaker era Johnson, che incidentalmente era anche leader nello spogliatoio e carismatico uomo-immagine dello Show Time in scena a Los Angeles. Il destino di Nixon era quindi segnato. 

La sua strada e quella dei Lakers si divisero nella stagione 1983-84, dopo la Finale, stavolta persa, contro i Sixers. Norm fu ceduto ai San Diego Clippers, in cambio dei diritti di prima scelta su unʼaltra futura colonna portante dei gialloviola, Byron Scott. Lo stesso che nel 2008, ai New Orleans Hornets, sarà Coach of the Year della NBA. 

Nella sua prima stagione al confine con il Messico, Nixon totalizzò la più alta media-assist della carriera (10.8), in una squadra che, dopo appena una stagione, si trasferirà a Los Angeles, sancendo così il ritorno “a casa” da parte di Norman. 

Sullʼaltra sponda di L.A., Nixon dimostrò di essere ancora un campione guadagnandosi la convocazione per lʼAll-Star Game del 1985. Ultima soddisfazione della sua carriera NBA, visto dalla stagione successiva fino allʼannata 1988-89 Nixon avrebbe giocato non più di un centinaio di partite a causa di lunghi e ripetuti infortuni, che lo costrinsero a ritirarsi a soli 33 anni. 

Norm Nixon fu uno dei primi “sacrificati” dello Show Time gialloviola, ma ciò non toglie niente al suo ruolo nei primi Los Angeles Lakers vincenti dei primi anni Ottanta. Oggi Nixon è un rinomato broadcaster per i media losangeleni, sia sponda Lakers sia sponda Clippers. Singolare caso di un ex All-Star con entrambe le maglie di Los Angeles. 


Norman (Norm) Ellard Nixon 

Ruolo: point guard 
Nato: 11 ottobre 1955, Macon, Georgia (USA) 
High school: Southwest (Macon, Georgia) 
Statura e peso: 1,87 m x 75 kg 
College: Duquesne (1973-1977) 
Draft NBA: 1º giro, 22ª scelta assoluta 1977 (Los Angeles Lakers) 
Pro: 1977-1989 
Carriera: Los Angeles Lakers (1977-1983), San Diego/Los Angeles Clippers (1983-1989), Scavolini Pesaro (Italia, 1989) 
Palmarès: 2 titoli NBA (1980, 1982) 
Riconoscimenti: 2 NBA All-Star (1982, 1985), NBA All-Rookie First Team (1978), A-10 Player of the Year (1977) 
Cifre NBA: 
punti: 12.065 (15,7 PPG) 
assist. 6.386 (8,3 APG) 
recuperi: 1.187 (1,5 SPG) 
Numero: 10 

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio