BOB LOVE - Butterbean
di DANIELE VECCHI
Old Timers - Quando la NBA era lʼAmerica
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Bastrop, Louisiana, una delle ultime (ma ancora tante) roccaforti del razzismo americano. Quello dichiarato e fiero degli anni Cinquanta, dei veri WASP (White Anglo-Saxon Protestants) che negli stati del Sud tenevano ancora vive – e soprattutto di fatto “legalizzate”, protette dalle autorità locali – la discriminazione e la segregazione razziali nei confronti degli afroamericani.
Lʼ8 dicembre 1942, a Bastrop, Louisiana, nasce Robert Earl Love, uno dei tanti afroamericani del piccolo, ma densamente popolato, ghetto di North Bastrop. Bob ha la fortuna di essere straordinariamente portato per il basket. E il suo talento lo fa conoscere fin dallʼadolescenza in tutta Morehouse, contea di cui Bastrop è la cittadina più popolosa. Stella indiscussa della Morehouse High School, “Butterbean” (fagiolino, non per il fisico ma perché era il suo piatto preferito da bambino) si guadagna una borsa di studio per il basket alla Southern University, a Baton Rouge, in Louisiana, la stessa poi frequentata da Avery Johnson e dal compianto Bobby Phills, tragicamente deceduto il 12 gennaio 2000 in un incidente stradale avuto, pare, durante una “gara” con David Wesley, suo compagno agli Charlotte Hornets.
Versatile ala piccola di 203 centimetri, con un possente gioco spalle a canestro e un tiro dalla media distanza di tutto rispetto, Bob a SU è un giocatore dominante. Nel 1963 e nel 1965 viene nominato All-American, e nel 1965 si rende eleggibile per quel Draft NBA. Detto, fatto. I Cincinnati Royals lo scelgono al quarto giro, non senza dubbi e perplessità. Infatti dopo una Summer League e un training camp non proprio scintillanti, Love viene tagliato prima della stagione.
Bob ritrova velocemente fiducia in se stesso con una buonissima stagione nella Eastern Basketball League, meglio nota come “Pennsylvania” Basketball League, data la foltissima presenza di squadre di quello stato. Love viene nominato Rookie of the Year 1965-66 della EBL, con 25 punti di media e un impatto tale da fare rivedere a tutti il dominatore ammirato alla Southern University lʼanno precedente.
In seguito a quella fenomenale stagione i Cincinnati Royals danno a Bob una seconda chance, che il giocatore da Bastrop non si fa sfuggire. Resta con la squadra dellʼOhio per due stagioni, a fianco di grandissimi giocatori come Oscar Robertson e Jerry Lucas, mantenendo un ruolo-chiave partendo dalla panchina ma senza mai riuscire a ritagliarsi spazi importanti, soprattutto nei momenti più delicati delle gare e della stagione.
Dopo due buone annate a Cincy, il front office lo rende disponibile per lʼExpansion Draft a favore della neonata franchigia dei Milwaukee Bucks, dimostrando così di non considerarlo un giocatore importante per i Royals. Con la maglia dei Cerbiatti del Wisconsin però Love gioca, nel 1968-69, solamente 14 partite, prima di essere ceduto a unʼaltra franchigia dʼespansione, i Chicago Bulls, nata appena due anni prima. E sarà lì che Bob Love si affermerà per quel grande campione che era.
Forse per esplodere aveva bisogno di un pizzico di fiducia e di responsabilità in più, o di un vero duro come coach Dick Motta, fatto sta che in rossonero Love si scopre un grandissimo giocatore, un All-Star. Sul sito ufficiale dei Bulls, gli anni tra il 1968 e il 1972 vengono descritti come «the Bulls turn the corner because of Love» (i Bulls svoltano per Amore), giocando con il cognome e tributandogli il maggior merito per aver trasformato sia la squadra sia la franchigia, entrambe giovani e perdenti, in una leonina, dura e intensa squadra capace per la prima volta di arrivare ai playoff.
I Chicago Bulls di quegli anni erano una signora squadra, dura a rimbalzo e in difesa e tremendamente efficace in attacco. In mezzo allʼarea cʼerano Tom Boerwinkle, gigante da Tennessee e grandissimo rimbalzista, il grande tiratore Chet “The Jet” Walker e il durissimo difensore Jerry Sloan, ma quasi tutto il peso offensivo dei Bulls gravava sulle spalle di Love.
In un roster caratterizzato dalla esasperata intensità difensiva, era lui il respiro offensivo per coach Motta: 21 punti per gara nel 1969-70, 25.2 nel 1970-71, 25.8 nel 1971-72, 23.1 nel 1972-73, 21.8 nel 1973-74, 22 nel 1974-75, 19.1 nel 1975-76. Prima dellʼera-Michael Jordan, il miglior realizzatore di tutti i tempi per i Chicago Bulls fu Bob Love. Ceduto ai New York Nets e poi ai Seattle SuperSonics, chiude la carriera NBA nel 1977 con un totale di 13.895 punti realizzati.
La sua vita post-cestistica è stata anche difficile, per non dire drammatica. Ha avuto problemi di adattamento sociale a causa di una forte e imbarazzante balbuzie, che a fine carriera gli precluse un lavoro di pubbliche relazioni, incarico che gli avrebbe consentito di restare nel basket.
Si è ritrovato a dover fare lavori considerati “umili” (perlomeno per una ex stella NBA) come il lavapiatti e lʼaiuto cameriere. Grazie però alla magnanimità del proprietario del ristorante dove Bob lavorava, con una terapia intensiva, finanziata dal suo titolare), Love superò la balbuzie e la nuova, insperata fiducia in se stesso lo spronò a tornare ai suoi Bulls.
Nel 1993 rientra infatti in società come Direttore delle Relazioni con la Comunità di Chicago. Per 16 anni il suo sarà un ruolo di esempio e di tramite tra la franchigia di West Madison Street e lʼintera comunità della Windy City. Love ha messo a disposizione della cittadinanza (e con un occhio di riguardo per giovani, minoranze e scuole) il carisma, la sua esperienza di uomo e di giocatore e soprattutto – aspetto primario per il front office – il suo “essere un Bull”, il proprio attaccamento a quei colori e a quella franchigia. Oggi lo stendardo raffigurante il suo numero 10 è appeso lassù in alto allo United Center, di fianco al «23» di Michael Jordan, al «4» di Jerry Sloan, al «33» di Scottie Pippen e ai banners delle vittorie. Simbolo anche lui di una storia di cui è stato parte integrante e di cui resta un esempio di fedeltà, sportività e devozione.
Robert (Bob) Earl Love
Ruolo: ala piccola
Nato: 8 dicembre 1942, Bastrop, Louisiana (USA)
High school: Morehouse (Delhi, Louisiana)
Statura e peso: 2,02 m x 97 kg
College: Southern A&M (Louisiana)
Draft NBA: 4º giro, 33ª scelta assoluta 1965 (Cincinnati Royals)
Pro: 1965-1977
Carriera: Trenton Colonials (EPBL, 1965-66), Cincinnati Royals (1966-1968), Milwaukee Bucks (1968), Chicago Bulls (1968-1976), New York Nets (1976-77), Seattle SuperSonics (1977)
Riconoscimenti: 3 NBA All-Star (1971, 1972, 1973), 2 All-NBA Second Team (1971, 1972), 3 NBA All-Defensive Second Team (1972, 1974, 1975), numero 10 ritirato dai Chicago Bulls
Cifre NBA:
punti: 13.895 (17,6 PPG)
rimbalzi: 4.653 (5,9 RPG)
assist: 1.123 (1,4 APG)
Numeri: 21, 9, 10
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