FRANK RAMSEY - Il primo Sixth Man


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica

Arnold “Red” Auerbach trattava tutti i suoi Boston Celtics allo stesso modo, cioè male. Frank Ramsey una volta dichiarò: «Se Auerbach veniva da te e ti faceva malamente cadere addosso della cenere del suo sigaro, voleva dire che gli piacevi». 

Se nel basket esistesse qualcosa di riconducibile al “brevetto” di unʼinvenzione, una persona su tutte ne deterrebbe tantissimi, di quei certificati di “paternità”, e quella persona sarebbe stata Arnold “Red” Auerbach. L’antesignano degli antesignani, l’innovatore degli innovatori, un uomo che nella sua esistenza ha osato andare oltre le consuetudini, le correnti di pensiero, le tradizioni. Un uomo che ha fondato i princìpi del basket moderno, sia a livello di approccio al gioco (di cui era maestro ribelle e del quale aveva “visioni” poi divenute certezze) sia a livello di “marketing” primordiale. 

Una delle visioni più importanti e significative del Celtic per eccellenza fu quella di capire che, durante una partita, i cinque starters, verosimilmente i migliori della squadra nei rispettivi ruoli, a un certo punto avevano bisogno di riposo, e che dalla panchina non potevano arrivare solo rincalzi di livello inferiore. Bisognava trovare un modo per poter mantenere alta la qualità del gioco anche quando una o due superstar se ne stavano in panchina a rifiatare. 

Gli venne così l’idea di utilizzare un giocatore maledettamente simile a una superstar, ma da fare entrare a gara iniziata, un talento capace di entrare subito in partita e, all’occorrenza, di cambiarla radicalmente. Ma anche capace di metabolizzare il fatto di dover partire in panchina, pur sapendo di meritare il quintetto-base. Da qui la definizione che usiamo oggi e alla quale siamo ormai abituati, quella di “sesto uomo”. 

Il capostipite di questo nuovo “ruolo”, inventato da Auerbach nei suoi Celtics, fu Frank Vernon Ramsey Jr. Nato e cresciuto a Madisonville, Kentucky, classico prodotto del Sud rurale, Ramsey era una ruvida guardia dai capelli rossi, dal fisicaccio duro e spigoloso, ma con talento e intelligenza cestistica da vendere. Da buon bambino del Kentucky, i suoi idoli erano ovviamente i Wildcats di University of Kentucky, squadra di cui, uscito dalla Madisonville High School, avrebbe scritto capitoli importanti. 

Frank, 192 centimetri di energia e dedizione, era un ragazzone naturalmente portato per lo sport e oltre a giocare a basket nella squadra allenata dal “dittatore” Adolph Rupp, si dilettava anche, con ottimi risultati, nella squadra di baseball. Nel 1951, il suo anno da sophomore a Kentucky, Ramsey fu il protagonista della vittoria del titolo NCAA da parte dei Wildcats, 68-58 in finale su Kansas State, alla Williams Arena di Minneapolis. 

Laureatosi nel 1953, Frank diventa eleggibile per il Draft NBA, e dopo la sua entusiasmante carriera in royal blue sono molti gli scout NBA che ambiscono a lui. Durante lʼestate del 1953 Ramsey, come facevano molti grandi giocatori dellʼepoca, partecipò ai tornei del Kursherʼs Country Club, sulle Catskill Mountains. Il Borscht Belt Resort sponsorizzava le squadre per offrire uno spettacolo in più alla propria clientela. C’erano parecchi giocatori di high school e di college a esibirsi, di giorno svolgevano lavoretti estivi e di sera giocavano nel torneo. Alle partite era presente anche Auerbach, che notò quellʼimpressionante e magrissimo lungagnone dalla tecnica sopraffina e si convinse subito che sarebbe diventato un grande giocatore. 

Frank fu infatti scelto dai Boston Celtics al Draft NBA di quell’anno, con la quinta chiamata assoluta, ma nonostante avesse già completato i quattro anni accademici continuò a giocare per un altro anno per coach Rupp a Kentucky (scelta che, con gli occhi di oggi, fa perlomeno sorridere), contribuendo, con 19.6 punti di media a partita, al record di 25-0 dei Wildcats in quella stagione, prima di essere costretto dal regolamento a non giocare il Torneo NCAA di marzo. 

Nel 1955-56, annata successiva a quella da rookie in biancoverde, Ramsey dovette di nuovo abdicare al ruolo di guardia dei Celtics, per via di unʼaltra chiamata al Draft, stavolta dell’esercito americano. Erano gli anni della Guerra di Corea (conclusasi nel 1953, ma con evidenti strascichi negli anni seguenti), Ramsey era un riservista e partì militare. 

Saltata lʼintera stagione del ʼ56 (conclusasi per Boston nelle Eastern Division Semifinals, con la sconfitta per 2-1 dai Syracuse Nationals), nel campionato successivo, grazie a permessi speciali dettati dalla sua attività sportiva, Frank riuscì a smettere con una certa continuità lʼuniforme dellʼesercito per indossare quella dei Celtics, suscitando qualche malumore tra i propri commilitoni. 

Ramsey si congedò dallʼesercito (con i gradi di sergente) due giorni dopo la vittoria del suo primo titolo NBA, nel 1957, con i Celtics vittoriosi 4-3 sui St. Louis Hawks. Alla seconda stagione in Massachusetts, giocò soltanto 35 partite, ma il suo apporto fu determinante come cambio sia per Bill Sharman sia per Bob Cousy. 

Lʼanno successivo Boston perse 4-2 in Finale dai St. Louis Hawks di coach Alex Hannum e Bob Pettit, e quella fu lʼultima stagione, nella carriera di Frank Ramsey, che non si concluse con il titolo NBA, a testimonianza della forza e della coesione di quella dinastia di Celtics di cui lui era parte integrante. 

Un gruppo formidabile, che ha saputo rinnovarsi quel tanto che bastava, anno dopo anno, facendo fruttare al massimo le scelte e gli scambi di mercato. Una macchina perfetta, magistralmente gestita da Auerbach. Il quintetto-base dei Celtics era sempre quello: Bill Sharman, Bob Cousy, Tom Heinsohn, Jim Loscutoff e Bill Russell. Dalla panchina arrivava Ramsey, un ciclone di energia e tecnica, capace, volta dopo volta, di spaccare la partita. 

Come in Gara1 delle NBA Finals del 1959 contro i Minneapolis Lakers: 8 canestri dal campo e 13 su 14 dalla lunetta per Frank, immarcabile e chiave del primo dei quattro successi consecutivi per i Celtics in quella serie finale, un perentorio e travolgente 4-0 che riconsegnò il titolo ai biancoverdi. 

Da quel 1959 la Dinastia “irlandese” si arricchì di altri cinque anelli. Nel 1960 vittoria 4-3 in una combattuta finale sui St. Louis Hawks; nel 1961, ancora sugli Hawks, ma con un più netto 4-1; nel 1962 altro 4-3 ma sui Lakers, da due anni trasferitisi a Los Angeles; nel 1963 di nuovo sui Lakers, battuti 4-2; nel 1964 per 4-1 sui San Francisco Warriors. In tutti questi titoli, la mano di Ramsey è inequivocabile. Per anni le altre squadre non hanno saputo dare risposte contro un giocatore così talentuoso, fisico e cestisticamente intelligente che usciva dalla panchina come sesto uomo. 

Con quella mossa Auerbach aveva choccato la Lega, e per anni il suo assetto di squadra aveva pagato dividendi enormi. Sarebbe troppo sostenere che Frank Ramsey sia stato una “invenzione” di Auerbach, perché Ramsey sarebbe stato una superstar in qualsiasi altra squadra NBA, ma il vecchio Red ne aveva capito al volo le potenzialità, fisiche e psicologiche, ed era riuscito a farlo rendere al 110 per cento in un ruolo che ne esaltava le doti di giocatore adattissimo a entrare subito in partita. 

Nove stagioni NBA, tutte in biancoverde, non tante ma intense e ricche di successi per Ramsey: 13.4 punti e 5.5 rimbalzi di media in carriera, chiusa con sette titoli NBA (oltre al titolo NCAA vinto al college con Kentucky nel 1951). Vittorie colte da protagonista, in un ruolo delicato al fianco di superstar come Bill Russell e Bob Cousy e campioni come Tom Heinsohn. 

Il «23» di Frank Ramsey fa bella mostra di sé appeso nel TD Garden di Boston, assieme ai numeri degli altri grandi protagonisti di quella magica dinastia, perché lui, al pari degli altri, ha scritto la storia di quegli anni di pionierismo cestistico dominati dai Celtics. 


Frank Vernon Ramsey, Jr. 

Ruolo: ala piccola/guardia 
Nato: 13 luglio 1931, Corydon, Kentucky (USA) 
High school: Madisonville (Kentucky) 
Statura e peso: 1,90 m x 85 kg 
College: Kentucky 
Draft NBA: 1º giro, 5ª scelta assoluta 1953 (Boston Celtics) 
Pro: 1954-1964 
NBA: Boston Celtics (1954-1964) 
Palmarès: 7 titoli NBA (1957, 1959, 1960, 1961, 1962, 1963, 1964), titolo NCAA (1951) 
Riconoscimenti: Consensus NCAA All-American First Team (1954), numero 23 ritirato dai Boston Celtics 
Cifre NBA: 
punti: 8.378 (13,4 PPG) 
rimbalzi: 3.410 (5,5 RPG) 
assist: 1.134 (1,8 APG) 
Numero: 23 
Da coach: Kentucky Colonels (ABA, 1970-71) 

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