NORM VAN LIER - Stormin’ Norman
di DANIELE VECCHI
Old Timers - Quando la NBA era lʼAmerica
È opinione diffusa che una volta il basket NBA fosse più fisico, più duro e più sporco. Cʼera molta meno protezione, da parte degli arbitri e più in generale della lega, per le grandi stelle. E anche nelle squadre la mentalità e lʼatteggiamento nei confronti degli infortuni e dei contatti duri erano molto più intransigenti. Insomma si giocava anche infortunati, talvolta anche seriamente infortunati, a volte anche pure con delle fratture.
Lʼultimo giocatore di “vecchia generazione”, sotto questo punto di vista, può forse essere considerato Eric Snow, duro playmaker dei 76ers finalisti NBA nella stagione 2000-2001. Finali che Snow ha giocato per intero con una caviglia fratturata, segnando peraltro il canestro della vittoria nella storica gara1 allo Staples Center di Los Angeles contro i Lakers. Snow è stato forse lʼultimo di questa categoria di guardie non troppo dotate né fisicamente né tecnicamente, ma di grande determinazione e attitudine agonistica e difensiva.
Invece uno degli storici capostipiti e più eloquenti esempi di questa tipologia di giocatore è Norm Van Lier, guardia dei Chicago Bulls di fine anni Sessanta. Durezza mentale, cattiveria, applicazione e determinazione, tutte caratteristiche concentrate in 185 centimetri di un corpo tignoso e compatto.
Norman Allen Van Lier III è nato il 1° aprile 1947 a East Liverpool, sobborgo di Pittsburgh ma già oltre il confine con lʼOhio. Allo sport si avvicina giocando un durissimo e improvvisato football americano per le strade di Midland (bassifondi di Pittsburgh), formando già in giovane età il suo approccio, duro e fisico, alla pratica sportiva.
È già alla high school quando viene fuori la sua propensione per il basket, divenendo nel 1965 uno dei pilastri di quella che è unanimemente riconosciuta come la più forte squadra liceale di tutti i tempi: i Midland Leopards, che finirono la stagione con un record di 28-0 e vinsero facilmente il Pennsylvania State Championship.
Mentre si dilettava con la canotta dei Leopards di basket, Van Lier era anche la stella dei Leopards di football, dove giocava come quarterback e safety, dimostrandosi già in adolescenza un grande atleta con lo spirito di competizione nelle vene. Van Lier avrebbe voluto giocare a football, al college, e trovò anche decine di proposte di borse di studio, ma nessuna di quelle gli offriva concrete garanzie di avere un posto da titolare come quarterback, quindi optò per accettare quella offertagli per il basket dal Saint Francis College, piccolo e semisconosciuto ateneo di Loretto, Pennsylvania.
Nonostante la grande stagione con i Leopards, Van Lier non fu considerato dai grandi programmi universitari di basket e così decise di rimanere il più vicino possibile a Pittsburgh. Con i Red Flash di Saint Francis, Norm si dimostrò una delle guardie più interessanti a livello di college, e nonostante lo straordinario rendimento, nel 1969 fu scelto dai Chicago Bulls solo al terzo giro, con la 34ª chiamata assoluta, in un Draft che alla pick numero 1 ebbe Lew Alcindor, il futuro Kareem Abdul-Jabbar, e alla numero 4 Terry Driscoll, vecchia conoscenza delle V Nere bolognesi.
Appena scelto Van Lier, i Bulls lo girarono ai Cincinnati Royals di coach Bob Cousy (che in quella stagione, a 41 anni, rimetterà per sette partite le scarpe da basket), squadra mediocre ma con ancora nel roster il grande Oscar “Big O” Robertson, alla sua ultima stagione in Ohio (pare a causa di continui scontri con Cousy) prima di andare a vincere il titolo NBA con i Bucks di Alcindor nella stagione successiva.
Van Lier a Cincinnati si comporta subito bene, dà saggi di durezza difensiva e di ottimo rendimento offensivo, totalizzando medie di tutto rispetto (9.5 punti, 6.2 assist, 5 rimbalzi in 35 minuti a partita), risultando un fattore su entrambe le estremità del campo.
Dalla stagione successiva, 1970-71, i Royals – orfani di Oscar Robertson – ebbero più minuti per Norm, che aumentò sensibilmente la sua produzione offensiva (16 punti, 10.1 assist e 7.1 rimbalzi a partita), mantenendo però intatta la propria attitudine difensiva, che in futuro gli varrà il soprannome di “Storminʼ Norman”, una tempesta che si abbatteva sullʼattaccante con la palla in mano da lui marcato.
Ai Royals però si stava facendo rapidamente strada un giovane playmaker newyorkese arrivato quellʼanno dalla University of Texas at El Paso, quel Nate “Tiny” Archibald folletto del Bronx che sembrava il vero futuro della franchigia nel ruolo di point guard.
Nonostante le sue due buone stagioni, i Royals decisero di non avvalersi più delle ottime prestazioni, fisiche e intimidatorie, di Van Lier, e dopo 10 partite della stagione 1971-72 lo rispedirono ai Bulls. Con il suo innesto Chicago trovò finalmente, e definitivamente, la sua vera dimensione, fatta di difesa dura e aggressiva con le guardie più dure della lega (Van Lier e Jerry Sloan) e un attacco di grandi realizzatori come Chet “the Jet” Walker e Bob Love, sotto la guida dellʼinflessibile coach Dick Motta.
Anche Van Lier ai Bulls trova il suo ruolo definitivo, quello di guardia difensiva sempre sul portatore di palla avversario e, allʼoccorrenza, sul tiratore più pericoloso. Un francobollatore di superstar che in attacco porta un discreto fatturato in doppia cifra. I Bulls di metà anni Settanta erano una delle tante squadre dellʼepoca che, pur essendo ben strutturate e molto talentuose, mancavano di quel qualcosa in più per lʼultimo grande salto. Mancavano forse di un vero leader offensivo, o di una coppia di superstar capaci, a turno, di fare la differenza.
Pur disputando ottime stagioni tra il 1972 e il 1976, nei playoff non riuscirono mai ad andare oltre le Western Conference Finals. Contro le corazzate di allora, Los Angeles Lakers, Milwaukee Bucks e Golden State Warriors i Bulls dimostravano tutti i propri limiti di talento e venivano inesorabilmente sconfitti al primo o al secondo turno di playoff. E nonostante la grandissima predisposizione difensiva di Van Lier e di Sloan nel reparto dietro, Chicago non andò mai nemmeno vicino a poter vincere il titolo NBA.
Dal 1972 al 1976 Storminʼ Norman fu uno dei pilastri dei Bulls, non solo per lo straordinario apporto difensivo ma anche per l’efficacia realizzativa, mantenendo in quelle quattro stagioni una media di 13.7 punti e 6.5 assist a partita. Convocato per tre All-Star Game (1974, 1976 e 1977) e per tre volte nominato nel Primo Quintetto Difensivo, prima di terminare la carriera NBA, a 31 anni con la canotta dei Milwaukee Bucks nel 1979, a quota 8.770 punti e 5.217 assist.
Dagli anni Novanta Van Lier divenne uno dei volti più noti a Chicago, come ospite fisso delle telecronache dei Bulls dellʼera-Jordan. Ruolo che ha ricoperto fino al 26 febbraio 2012, giornata nefasta per il basket statunitense e in particolare chicagoano. Incredibilmente Norm Van Lier (nel suo appartamento vicino al West Side) e Johnny “Red” Kerr (cancro alla prostata), entrambi commentatori ed ex star dei Bulls, morirono in luoghi e circostanze del tutto diversi, ma con lo stesso appuntamento con il destino.
Norman (Norm) Allen Van Lier III
Ruolo: point guard
Nato: 1º aprile 1947, East Liverpool, Ohio (USA); deceduto: 26 febbraio 2009, Chicago, Illinois (USA)
High school: Midland (Midland, Pennsylvania)
Statura e peso: 1,84 m x 77 kg
College: Saint Francis (1966-1969)
Draft NBA: 3º giro, 34ª scelta assoluta 1969 (Chicago Bulls)
Pro: 1969-1979
NBA: Cincinnati Royals (1969-1971), Chicago Bulls (1971-1978), Milwaukee Bucks (1978-79)
Riconoscimenti: 3 NBA All-Star (1974, 1976, 1977), All-NBA Second Team (1974), 3 NBA All-Defensive First Team (1974, 1976, 1977), 5 NBA All-Defensive Second Team (1971, 1972, 1973, 1975, 1978)
Cifre NBA:
punti: 8.770 (11,8 PPG)
rimbalzi: 3.596 (4,8 RPG)
assist: 5.217 (7 APG)
Numeri: 23, 2, 4
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