JAYSON WILLIAMS - Lʼartista del dentro-fuori
di DANIELE VECCHI
Old Timers - Quando la NBA era lʼAmerica
Di persone problematiche al mondo ce ne sono milioni. Se una di queste è una ex stella NBA, tutto viene amplificato dai media. È il caso di uno dei più classici potenziali dominatori della lega, definizione sentita decine di volte per i futuri nuovi Michael Jordan o Shaquille OʼNeal, cioè giocatori di grandi mezzi tecnici e fisici ma con evidenti lacune psicologiche e di mentalità.
Uno di questi è stato il duro Jayson Williams, ala forte/centro degli anni Novanta, che ha vissuto i suoi anni migliori nei New Jersey Nets, una delle tante quasi-grandi squadre che hanno cercato, invano, di spodestare dal trono NBA lʼimmenso Michael Jordan e i suoi Chicago Bulls del Repeat-the-Three-peat: due volte campioni NBA per tre stagioni consecutive, dal 1991 al 1993 e dal 1996 al 1998.
I New Jersey Nets del 1997-98, squadra data in crescita e dal grandissimo potenziale, con Sam Cassell, Kerry Kittles, Kendall Gill, Jayson Williams e Keith Van Horn – rookie in apparenza destinato a una grandissima carriera NBA –, guidati da coach John Calipari, strapparono lʼottavo posto nella Eastern Conference e vennero sconfitti (0-3) al primo turno dai Bulls, ma sembrarono a tutti una squadra che avrebbe potuto diventare un fattore importante a Est negli anni a venire. Fu famosa una dichiarazione di Jayson Williams subito dopo la fine di quei playoff, nei quali, nonostante la precoce eliminazione, i Nets giocarono un buon basket e misero in difficoltà i biancorossoneri di Jordan: «Sappiamo di essere una buona squadra – disse Williams – Venire sconfitti da questi Bulls non è certo una sorpresa, ma gli abbiamo dato filo da torcere. Alla fine della serie avrei voluto dire a Jordan “Ehi, dai, resta nella lega ancora un anno, così lʼanno prossimo vedrai che ci pensiamo noi, a batterti”».
Jordan, alla fine di quella stagione, si ritirò per la seconda volta, e probabilmente, anche se fosse rimasto nella lega, quei New Jersey Nets e quel Jayson Williams non sarebbero comunque riusciti a metterlo in difficoltà, figuriamoci a batterlo.
Jayson Williams può essere considerato uno dei più grandi rimbalzisti e lottatori dʼarea di quegli anni, come lo erano stati, qualche anno prima, Charles Oakley e Michael Cage; 208 centimetri, spalle larghissime, decisione e cattiveria sotto canestro tali da essere considerato uno dei più duri intimidatori della lega.
Nato nel 1968 in South Carolina e cresciuto nellʼagglomerato urbano di New York, Williams diventa una star del basket alla Christ The King Regional High School di Flushing, nel Queens, dove il suo strapotere fisico lo conduce quasi logicamente alla borsa di studio per la St. Johnʼs University, storicamente lʼuniversità preferita dei newyorkesi che vogliono competere al massimo livello cestistico universitario ma non sono disposti abbandonare la città.
In canotta Red Storm, Jayson non tradisce le aspettative e si dimostra uno dei più interessanti prospetti della Big East. Si interessano a lui molte squadre NBA, ma nel Draft del 1990 (ricordato come uno dei più scadenti e “incompiuti” della storia, a parte forse Gary Payton, chiamato con la seconda pick assoluta) viene scelto solo alla 21ª chiamata, dai Phoenix Suns, scelta alta che, con il senno di poi, lascia intuire che in lui ci fosse qualcosa di problematico già noto a molti scout.
Nonostante prima di lui fossero stati scelti – dalla 1 alla 10 (con lʼ“eccezione” Gary Payton alla numero 2) – giocatori come Derrick Coleman, Chris Jackson, Dennis Scott, Kendall Gill, Felton Spencer, Lionel Simmons, Bo Kimble, Willie Burton, Rumeal Robinson e Tyrone Hill, che certo non hanno dominato la NBA, fin da allora pare che Jayson Williams fosse considerato un ragazzo problematico e di difficile gestione fuori del campo.
È capitato spesso che questo tipo di etichette si rivelassero poi false e del tutto sbagliate, e che ragazzi considerati allʼinizio come problematici, divenissero autentiche bandiere e icone del gioco. Così però non fu per Jayson Williams. Scelto dai Phoenix Suns, che lo girarono immediatamente ai Philadelphia 76ers, nei due anni trascorsi nella Città dellʼAmore Fraterno non lasciò praticamente traccia, sul campo da basket. Nella stagione 1990-91, in 52 presenze, giocò meno di 10 minuti di media a partita, con 3.5 punti e 2.1 rimbalzi; nella stagione 1991-92 non andò molto meglio, 50 gare, 12.9 minuti di media a partita con 4.1 punti e 2.9 rimbalzi. Due stagioni anonime che ne fanno uno dei tanti giocatori “marginali” della lega.
Erano gli anni in cui Charles Barkley faceva di tutto per essere ceduto dai Sixers a una squadra da titolo (che mai vinse), e il front office philadelphiano aveva altri pensieri per la testa che non Jayson Williams, che venne mestamente ceduto ai New Jersey Nets in cambio di una futura seconda scelta al Draft.
Iniziarono a venire fuori i primi problemi disciplinari, Williams quello stesso anno venne accusato di avere spaccato la testa al proprietario di un pub a Chicago, e un anno dopo di avere sparato dei colpi di pistola nel parcheggio di Meadowlands, e i dubbi sul suo approccio alla vita cominciarono a concretizzarsi. Dopo altre tre anonime stagioni ai Nets, nella stagione 1995-96 la sua durezza finalmente si esprime anche sul parquet, nelle tre stagioni successive, doppia cifra di media punti e di rimbalzi, e una costante presenza sotto canestro da farlo essere, in quei tre anni una delle più forti ali grandi della lega (giocando anche lʼAll-Star Game nel 1998).
Dalla stagione 1998-99 però i cronici infortuni si fecero sempre più gravi, e lo costrinsero a ritirarsi dal basket giocato a soli 30 anni. Da qui la escalation di violenza che contraddistingue Jayson Williams ha una tragica impennata. Nel 2002 uccide un uomo (lʼautista di limousine che aveva accompagnato alcuni ospiti a casa sua), pare accidentalmente, nella sua casa, mentre fa vedere ad alcuni amici la propria pistola carica. Il processo ha dimostrato che Jayson è avvezzo a sparare, come testimoniato da Dwayne Schintzius, suo ex compagno di squadra ai Nets, che ha raccontato di quella volta in cui, dopo avergli ucciso a revolverate il rottweiler Zeus, Williams gli ordinò, puntandogli la pistola, di ripulire il pavimento dai resti dell'animale, perché se non lʼavesse fatto gli avrebbe fatto fare la stessa fine del cane.
Nellʼaprile 2009 Williams venne arrestato per violenza (dopo un tentato suicidio) in un hotel di Manhattan, e visto che i poliziotti non riuscivano ad avere ragione di lui, fu immobilizzato con il taser. Nel maggio successivo, come dicono i Lordz of Brooklyn, «Itʼs a Saturday night, so bring your boys and your bats cause itʼs a bar fight», venne arrestato a Raleigh, North Carolina, con l'accusa di aver picchiato un uomo in un bar. Infine, nel gennaio 2010, venne condannato a 5 anni di prigione a Rikers Island per lʼassassinio del 2002. Uscito sulla parola dopo un anno, venne subito ricondannato, nellʼaprile 2011, a un anno di reclusione per guida in stato di ubriachezza ed è stato rimesso in libertà il 13 aprile 2012. Rimarrà fuori?
Jayson Williams
Ruolo: ala forte/centro
Nato: 22 febbraio 1968, Ritter, South Carolina (USA)
High school: Christ the King (Middle Village, New York)
Statura e peso: 2,07 m x 113 kg
College: St. Johnʼs (1987-1990)
Draft NBA: 1º giro, 21ª scelta assoluta 1990 (Phoenix Suns)
Pro: 1990-1999
NBA: Philadelphia 76ers (1990-1992), New Jersey Nets (1992-1999)
Riconoscimenti: NBA All-Star (1998)
Cifre NBA:
punti: 3.472 (7,3 PPG)
rimbalzi: 3.584 (7,5 RPG)
stoppate: 301 (0,6 BPG)
Numero: 55
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