REGGIE THEUS - Rush Street Reggie
di DANIELE VECCHI
Old Timers - Quando la NBA era lʼAmerica
Le leggende, vere o no, che riguardano le notti milanesi di Reggie Theus, in fuga da Varese nella stagione 1991-92, si sprecano. La cosa che traspare, perlomeno nei racconti di chi lo ha conosciuto o frequentato, è la sua propensione al divertimento, il buon umore e la conseguente tendenza, magari, a uscire dalle talvolta rigide regole che regolano una squadra di basket professionistica.
Fu lo stesso Theus a suscitare, in coloro che lo avevano conosciuto nel suo periodo varesino, ilarità e sorrisi quando, da allenatore dei Sacramento Kings della NBA nel 2007-08, aveva esortato i propri giocatori a essere più responsabili fuori del campo e predicato più serietà e concentrazione nellʼapproccio al gioco e alla professione.
Nato il 13 ottobre 1957 a Inglewood, sobborgo losangeleno dove sorgeva il Great Western Forum, casa dei Los Angeles Lakers da fine anni Sessanta al terzo millennio, Reginald Wayne Theus divenne ben presto famoso, nel circondario di Los Angeles, facendo meraviglie cestistiche alla Inglewood High School.
Jerry Tarkanian, coach con un debole per i ragazzi provenienti da zone problematiche delle città statunitensi, in particolare di L.A., lo notò e lo reclutò per la sua University of Nevada at Las Vegas, dove Theus dimostrò un indicibile istinto per i due punti.
Ala realizzatrice di poco più di due metri, ma dal mortifero tiro dalla media distanza e con un devastante gioco in post basso, Reggie vestì la canotta dei Runninʼ Rebels per tre stagioni, dal 1976 al 1978. Nel 1977, con un record di 29-3, UNLV arriva alla Final Four di Atlanta, dove viene sconfitta in semifinale dalla University of North Carolina di coach Dean Smith, poi a sua volta battuta in finale dalla Marquette di coach Al McGuire. Theus si segnala al mondo NBA nellʼanno da junior, il suo terzo e ultimo a Nevada-Las Vegas, con medie da giocatore maturo per il grande salto, 18.9 punti, 6.8 rimbalzi e 4.5 assist a partita, e pronto per il primo giro di scelte della Big League.
Nel Draft NBA del 1978 viene scelto dai Chicago Bulls con la nona chiamata assoluta, prima di lui nomi importanti e no come Mychal Thompson, Phil Ford, Rick Robey, Michael Ray Richardson, Purvis Short, Larry Bird, Ron Brewer e Freeman Williams; e dopo Theus altri nomi importanti come Dave Corzine (18), Maurice Cheeks (36), Michael Cooper (60) e Gerald Henderson (64) in un Draft certo ricco di talento.
Lʼimpatto di Reggie sulla NBA e sulla Windy City è estremamente positivo. Nella sua stagione da matricola (1978-79), in una squadra dal record perdente (31-51) e con il solo Artis Gilmore come stella, totalizza una media di 16.3 punti e 5.2 assist, dando ai rossoneri una dimensione in between (nel mezzo) a un gioco incentrato in area sulla tecnica, sulla stazza e sullʼeleganza di Artis Gilmore. Le sue performance gli valgono il riconoscimento di Rookie of the Year, lasciando ben sperare i vertici di Chicago per il futuro.
Nella stagione successiva Theus non delude le attese, e migliora ancora di più le proprie prestazioni, divenendo il leader della squadra per punti (20.2 a partita) anche a causa di un infortunio che tiene Gilmore lontano dal parquet per 34 gare. Soprannominato “Rush Street Reggie”, dalla via dove abita e per la propensione allo “svago”, a non perdersi mai i tanti eventi mondani chicagoani, insomma a essere una sorta di uomo-ovunque nella Città del vento, Theus diventa sempre di più un simbolo di Chicago.
Nel 1981, a 18.9 punti a partita e con una grande leadership offensiva, si guadagna la convocazione allʼAll-Star Game. E sotto coach Jerry Sloan, altro simbolo – ma per motivi opposti – di Chicago, assieme a Gilmore e a Dave Greenwood trascina i Bulls a un record vincente (45-37) e ai playoff.
Superati 2-0 i New York Knicks nel primo turno, vengono poi sonoramente presi a sculacciate dai Boston Celtics nelle Eastern Semi-Finals, un 4-0 netto e indiscutibile.
Nella stagione 1981-82 i Bulls tornano ad avere un record perdente (34-48), Sloan viene esonerato dopo 51 partite, ma Reggie (sempre assieme a Gilmore), continua a essere il faro dei rossoneri: per lui 18.4 punti a partita.
Stagione 1982-83, di male in peggio. In panchina arriva Paul Westhead, ed è il tracollo: 28 vinte e 54 perse. Gilmore se nʼè andato in cambio di Dave Corzine e Mark Olberding (poi a Treviso nel 1987-88), Theus diventa il miglior marcatore dei Bulls (23.8 punti di media, suo massimo in carriera, con “conseguente” convocazione per lʼAll-Star Game), ma per Chicago i tempi si sono fatti cupi, ci vuole una sferzata, e alla svelta.
La sferzata arriva nelle vesti di Kevin Loughery, che però sembra non contemplare la presenza di Reggie in maglia Bulls. Nella stagione 1983-84, dopo 31 partite nelle quali lʼuomo da Inglewood ha gioca una media di 19.4 minuti e parte in quintetto-base solo 5 volte – chiara dichiarazione di guerra di Loughery – Theus viene ceduto ai Kansas City Kings in cambio di tre scelte al Draft e di Steve Johnson, onesto giocatore e nulla più.
A Kansas City, agli ordini di Cotton Fitzsimmons, coach storicamente portato per la fase offensiva del gioco, lʼex All-Star di Rush Street ritrova minutaggio e considerazione nello spumeggiante gioco degli azzurri, con Eddie Johnson, Larry Drew e Mike Woodson sempre a correre in contropiede.
Anche nelle quattro stagioni successive (una a Kansas City, tre a Sacramento) in canotta azzurra Kings, Theus dimostra di essere ancora un grandissimo realizzatore, ma non raggiunge mai la postseason se non nella stagione 1985-86, quando, pur con un record perdente (37-45), i suoi Kings vengono spazzati via 3-0 dagli Houston Rockets. Finale amaro per Theus, con Magic Johnson lʼunico giocatore oltre i due metri, nella storia della NBA, ad aver servito più di 750 assist in una stagione.
Nella offseason 1988, reduce da unʼannata da 21.6 punti a partita nei Kings, Reggie viene ceduto agli Atlanta Hawks, lʼanno successivo allʼexpansion team Orlando Magic e infine ai New Jersey Nets nel 1990-91, nei quali chiude la sua carriera NBA mantenendo, nelle ultime tre stagioni, una media di 17.7 punti per gara.
Lʼanno dopo, 1991-92, Reggie indossa la canotta della Rangers Varese, prima di unʼaltra apparizione europea, sempre nel 1992, in Grecia con lʼAris di Salonicco. Dopo 19.015 punti e 6.453 assist in carriera nella NBA, resta il rammarico di non avere mai visto un impressionante realizzatore come Reggie Theus giocare in una squadra da titolo, magari come seconda bocca da fuoco o come spalla di una grande star, capace di punire i raddoppi sul pericolo offensivo numero uno.
Ricordiamolo comunque così come è stato, Reggie, un immenso talento e una impressionante macchina da canestri. Ma facendo viaggiare per un attimo la fantasia, chissà che cosa sarebbero stati i Chicago Bulls di Michael Jordan se Theus fosse stato di qualche anno più giovane, forse Scottie Pippen non sarebbe mai esistito; o se anziché James Worthy, a usufruire delle geniali giocate di Magic Johnson, ci fosse stato lʼuomo di Inglewood, nel suo Forum...
Reginald (Reggie) Wayne Theus
Ruolo: guardia tiratrice
Nato: 13 ottobre 1957, Inglewood, California (USA)
High school: Inglewood
Statura e peso: 1,99 m x 85 kg
College: UNLV (1975-1978)
Draft NBA: 1º giro, 9ª scelta assoluta 1978 (Chicago Bulls)
Pro: 1978–1992
Carriera: Chicago Bulls (1978-1984), Kansas City/Sacramento Kings (1984-1988), Atlanta Hawks (1988-89), Orlando Magic (1989-90), New Jersey Nets (1990-91), Ranger Varese (Italia, 1991-92), Aris Salonicco (Grecia, 1992)
Riconoscimenti: 2 NBA All-Star (1981, 1983), NBA All-Rookie First Team (1979)
Cifre NBA:
punti: 19.015 (18,5 PPG)
rimbalzi: 3.349 (3,3 RPG)
assist: 6.453 (6,3 APG)
Numero: 24
Da coach: Las Vegas Slam (ABA, 2002), New Mexico State University (2005-2007), Sacramento Kings (2007-08)
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