GUS WILLIAMS - The Wizard


di DANIELE VECCHI
Old Timers -  Quando la NBA era lʼAmerica

Gus Williams, maglia numero uno verde-gialla dei Seattle SuperSonics, rappresenta gli albori della diffusione della NBA in Italia. Assieme ai vari Kareem Abdul-Jabbar, Magic Johnson, Larry Bird e Julius Erving, era uno dei protagonisti delle prime partite NBA viste in televisione in Italia, in coppia con Jack Sikma formava una valida e credibile alternativa allo strapotere, anche mediatico, di Los Angeles, Boston e Philadelphia. 

Così a nord, così lontana dal resto dellʼAmerica che conta, così poco metropolitana, Seattle ha sempre sofferto una sorta di forzata esclusione mediatica, pur essendo una delle più belle città degli Stati Uniti. Ora i Seattle SuperSonics si sono trasformati negli Oklahoma City Thunder, ma prima che ciò accadesse, i Sonics sono stati un bel pezzo di storia della NBA al massimo livello, e Gus Williams rappresenta uno dei capitoli più entusiasmanti di Rain City, la Città della Pioggia. 

Verso la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta i gialloverdi erano, con i Portland Trail Blazers, le uniche alternative credibili ai Los Angeles Lakers, che con la scelta di Earvin “Magic” Johnson e l’arrivo di Kareem Abdul-Jabbar erano diventati la squadra da battere. 

In una delle “vecchie” (ma non superate) concezioni del basket, una squadra funzionava bene se aveva un valido asse playmaker-pivot. I Seattle SuperSonics erano uno degli esempi più calzanti di questa filosofia, con in mezzo all’area il biondo Jack Sikma, durissimo rimbalzista, realizzatore e sgomitatore, e con in regia, appunto, il folletto Gus Williams. 

Nato il 10 ottobre 1953 a Mount Vernon, nello stato di New York, Gus è un funambolo della palla a spicchi già alla high school. I suoi funambolismi adolescenziali, sintomi di grandissimo talento, gli valgono la borsa di studio alla Southern California University, dove nel 1975 in maglia giallorossa Trojans si guadagna il riconoscimento di All-American, nomina che gli apre le porte al basket professionistico. 

Al Draft NBA del 1975 viene scelto al secondo giro, con il numero 20, dai Golden State Warriors, nella lottery che vede come prima scelta assoluta David Thompson (the original Skywalker) e in cui al primo giro vengono scelti, prima di Williams, giocatori come Alvan Adams, Junior Bridgeman, Darryl Dawkins e le vecchie conoscenze italiane Joe Bryant e Tom Boswell, anche se nessuno di loro aveva lo straripante talento di Gus Williams. 

In quei Warriors però Williams non sente mai su di sé tutta la fiducia che riteneva di meritare, in una squadra con una grande superstar come Rick Barry che si prendeva tutta la libertà offensiva che voleva. Chiuso nel backcourt dagli esplosivi sophomore (secondo anno) Phil Smith e Jamaal Wilkes, Gus trova comunque il modo di giocare 77 partite, chiuse alla media di 22.4 minuti e 11.7 punti per gara nella sua stagione da rookie. 

Lʼanno dopo le sue cifre anziché aumentare calano, e i 9.3 punti a partita, uniti al rendimento altalenante convincono il front office della Bay Area a privarsi dellʼuomo da Mount Vernon. Il 17 ottobre 1977 viene ceduto ai Seattle SuperSonics, e istantaneamente Gus diventa “The Wizard”, il mago. 

Dʼun tratto ogni tassello della storia della franchigia dello stato di Washington sembra andare a posto: dai Warriors arriva Gus Williams, un playmaker fantasioso, duro e fisico; dalla università di Illinois Wesleyan ecco il centro Jack Sikma; e insieme ai solidissimi Fred Brown e Mike Green ci sono i due giovani-meraviglia Dennis Johnson e Marvin Webster. 

Lʼinizio della stagione 1977-78 è drammatico. Sotto la guida di coach Bob Hopkins (scelto come successore di Bill Russell) i Sonics hanno un record di 5-17, che porta alla sostituzione di Hopkins con il giovane Lenny Wilkens, ex grande playmaker dei Sonics. La squadra svolta, sotto Wilkens il record è 42-18, e Gus Williams (18.1 punti a partita) diventa il leader di Seattle, sconfitta in finale alla settima partita dai Washington Bullets. 

In quattro mesi una grande squadra è nata, e nella stagione successiva, 1978-79, arriva il titolo NBA, conquistato in finale con una memorabile rivincita sui Bullets campioni uscenti. Una stagione esaltante, trascorsa con la consapevolezza di avere tutte le carte in regola per la vittoria e la King County Domed Arena stipata allʼinverosimile, una bolgia da inferno dantesco. 

Il leader di quei Sonics, i più grandi nella storia della franchigia, è The Wizard, Gus Williams, una spina nel fianco di ogni difesa, con la palla in mano il più pericoloso della lega, grandissima capacità penetrativa, sempre pronto al contropiede, tiratore eccellente e visione di gioco a 360 gradi. Un giocatore, in quegli anni, impossibile da fermare: 19.2 punti a partita nella stagione regolare e 26.6 nei playoff, il classico campione che si assume le proprie responsabilità, caricandosi la squadra sulle spalle nei momenti del bisogno. 

Poteva essere lʼinizio di una dinastia, quella dei SuperSonics di Williams, Sikma, Dennis Johnson e Lonnie Shelton, ma qualche centinaio di chilometri più a sud arrivava a Hollywood un certo Magic Johnson. Nella stagione 1979-80, nonostante la grande regular season dei Sonics (56 vinte e 26 perse), nelle Western Conference Finals i gialloverdi cozzano (1-4) contro i Los Angeles Lakers, che poi vinceranno il titolo NBA battendo in finale i Philadelphia 76ers. 

In quella stagione Williams è, ancora una volta, grandioso, 22.1 punti e 4.8 assist di media a partita, ma nella stagione successiva il suo braccio di ferro contrattuale con il management dei Sonics gli farà saltare lʼintero campionato 1980-81, lasciando Seattle senza playmaker titolare e, con un record perdente (34 vinte e 48 perse), fuori dai playoff. 

Era lʼinizio degli anni dʼoro della rivalità Lakers-Celtics, e con quella controversa decisione sia Williams sia i Sonics si lasciano sfuggire lʼattimo, che non tornerà mai più. 

Altre tre buone stagioni dal 1981-82 al 1983-84, ottime prestazioni di Williams (23.4, 20, 18.7 punti di media, e nellʼultima annata il career-high di 8.4 assist a partita), con i Sonics sempre ai playoff, ma mai in grado di confermarsi pretendente al titolo. 

Con quella disputa contrattuale qualcosa si era rotto tra Williams e Seattle, e infatti nella stagione 1984-85 Gus viene ceduto ai Washington Bullets, nei quali giocherà per due stagioni e con un buon rendimento (20 e 13.7 punti per gara), prima di chiudere la carriera nella stagione 1986-87 in maglia Atlanta Hawks. 

Ripercorrendo la carriera di Gus Williams non si può fare a meno di notare che se non ci fosse stato quellʼanno di stop, le cose per lui e per i Sonics sarebbero andate diversamente. Seattle sarebbe forse diventata, per i Lakers nella Western Conference, ciò che i Sixers erano per Celtics nella Eastern. Probabilmente, se in quella stagione Williams avesse giocato, Dennis Johnson sarebbe rimasto a Seattle anziché andarsene a Phoenix e i SuperSonics sarebbero stati ancora la più valida alternativa ai Lakers. Resta comunque il ricordo di un grandissimo playmaker e di un grande leader, autore di 14.093 punti in 11 stagioni NBA. 


Gus Williams 

Ruolo: point guard 
Nato: 10 ottobre 1953, Mount Vernon, New York (USA) 
High school: Mount Vernon 
Statura e peso: 1,87 m x 78 kg 
College: USC (1971-1975) 
Draft NBA: 2º giro, 20ª scelta assoluta 1975 (Golden State Warriors) 
Pro: 1975-1987 
NBA: Golden State Warriors (1975-1977), Seattle SuperSonics (1977-1984), Washington Bullets (1984-1986), Atlanta Hawks (1987) 
Palmarès: titolo NBA (1979) 
Riconoscimenti: 2 NBA All-Star (1982, 1983), All-NBA First Team (1982), All-NBA Second Team (1980), NBA All-Rookie First Team (1976), Consensus NCAA All-American Second Team (1975), numero 1 ritirato dai Seattle SuperSonics (oggi Oklahoma City Thunder) 
Cifre NBA: 
punti: 14.093 (17,1 PPG) 
assist: 4.597 (5,6 APG) 
recuperi: 1.638 (2 SPG) 
Numero: 1 

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