SEVENTIES - L'ultima ruota di Carr


https://www.indiscreto.info/2010/02/lultima-ruota-del-carr.html

di Christian Giordano © - Indiscreto ©
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Leggerino eppure instancabile suggeritore alle spalle delle punte, il pel di carota William McInanny Carr aveva nella naturale capacità di calcio il suo punto di forza.

Gran tocco di palla e visione di gioco, unite a una spiccata propensione alla fatica, ne fanno un cardine di ogni centrocampo, eppure "Willie" passerà alla storia - e verrà per sempre ricordato - per una sua particolarissima punizione. E per il cambio di regolamento, con relativa abolizione, che ne seguì. 

Scozzese di Glasgow (6 gennaio 1950), cresce al Kinning Park prima di trasferirsi coi genitori, tredicenne, a Cambridge ed essere scelto in un provino scolastico per la selezione inglese di categoria.

Tesserato come praticante nel Coventry City, il “nuovo Alan Ball” (per il fisico minuto e la fulva chioma) debutta in Youth Cup segnando a Peter Shilton, 3-1 sul Leicester City nel 1965.

Due anni dopo, salta la finale contro il Burnley perché la prima squadra, neopromossa in First Division, per salvarsi ha bisogno anche di lui. 

Negli Sky Blues debutta a "Highbury" nel settembre 1967 subentrando, appunto, contro l’Arsenal. A fine stagione toglie il posto alla bandiera Ronnie Rees, l’anno dopo è titolare fisso. I tanti infortuni in attacco costringono Noel Cantwell a schierarlo di punta accanto a Neil Martin. Per tutta risposta Carr, tutto tranne che un realizzatore, il 12 agosto 1969 firma la tripletta del 3-1 casalingo sul West Bromwich Albion alla seconda giornata.

Ma non sono i gol a renderlo celebre, bensì l’indimenticabile donkey-kick, il calcio del somaro, per Ernie Hunt nel 3-1 all’Everton del 3 ottobre 1970.

La punizione a due che il numero 8, alzando all’indietro il pallone con l’interno dei talloni, tocca per il numero 7 che di destro al volo la infila sotto la traversa alla sinistra del portiere Andy Rankin. Alla faccia dei quattro (più uno, staccato) in barriera, rimasti a bocca aperta come il resto della difesa e il pubblico, che dopo un momento di incertezza rumoreggia per la presunta regolarità dell’esecuzione.


Secondo l’arbitro Tommy Dawes, invece, il gol è buono. Sarà Gol "del mese" e "della stagione 1970-71" di Match of the Day, programma-cult della BBC, e il commento di Barry Davies ne farà un instant-classic del folklore pallonaro nazionale. 

«All’intervallo – racconterà poi Hunt – l’allenatore, Noel Cantwell, voleva sapere perché non ci avevamo provato anche nel primo tempo, quando ne avevamo avuto l’occasione. Gli risposi che volevo una posizione più centrale. Quando ci è capitata, nella ripresa, pensavo di far passare la palla fra le gambe di Willie per lasciare tirare Dave Clements, ma poi abbiamo deciso di provare il donkey kick, così, per dare un segnale. Il resto è storia».

Alla lettera. Perché in seguito a quell’episodio, la Football Association (la Federcalcio inglese) vieterà di battere le punizioni toccando il pallone con entrambi i piedi. Giusto per la cronaca, il calcio franco era arrivato a 10’ dalla fine e con il Coventry avanti 2-1 sui campioni uscenti.

Sei mesi prima, il 18 aprile, Carr aveva debuttato nella Scozia maggiore, 1-0 esterno sull’Irlanda del Nord, prima delle sue sei presenze da titolare (in due anni).

Sicuro del posto per il Mondiale in Germania Ovest dell’anno dopo, nell’aprile ’73 si rompe un ginocchio scontrandosi con Phil Boersma del Liverpool all’Highfield Road e salta il resto della stagione.

Sotto Joe Mercer e Gordon Milne, i successori di Cantwell, Carr aveva sviluppato un’ottima intesa con Tommy Hutchison e Colin Stein, ma quando torna in squadra, sette mesi dopo l’infortunio, è la controfigura del Giocatore del club per il 1971.

E così, dopo otto anni e 37 reti in 298 gare (33 in 252 di campionato), nel marzo 1975 la dirigenza lo cede al Wolverhampton per 240 mila sterline salvo vederselo rispedire indietro dal flop alle visite mediche. In crisi finanziaria, il City rilancia a 100 mila poi lo svende per 80 mila.

Nello stesso mese Willie debutta con un gol nel memorabile 7-1 sul Chelsea, ma il suo primo campionato al club del "Molineux" si chiude con la retrocessione.

I Wolves risalgono subito vincendo la Second Division 1976-77, poi entrano nella storia conquistando in tre anni due semifinali di FA Cup e la Coppa di Lega 1980: 1-0 dell’altro scozzese Andy Gray al 67’ sul Nottingham Forest a Wembley il 15 marzo. Il 28 maggio al Bernabéu di Madrid, il Forest alzerà contro l’Amburgo la sua seconda Coppa dei Campioni consecutiva.

Nell’agosto 1982, dopo 26 gol in 289 gare di campionato coi Wanderers, Carr è al Millwall. Otto partite (e un gol) coi Lions e poi saluta il popolo del “The Den” per tornare nelle Midlands e chiudere in non-league con Worcester City (1983), Willenhall Town (1983-84), Maidstone United (1984-85), Stafford Rangers (1985-1987) e, infine, Stourbridge (1987-88).

Senza più il calcio giocato (e le 20 mila sterline annue guadagnate negli ultimi anni da pro'), ha venduto dadi e bulloni per la stessa ferramenta per quasi vent’anni.

Stabilitosi fuori Wolverhampton con i quattro figli (tre maschi e una femmina), diventa rappresentante nell’area di Birmingham per un’azienda di forniture meccaniche.

John Terry ai tempi del Chelsea, per dire, di pounds ne portava a casa 120 mila... la settimana: 300 volte tanto lo stipendio del Carr giocatore, che però almeno si divertiva: «Era una vita fantastica, essere pagati per giocare a calcio. Ho visto posti che altrimenti mai avrei visitato, e giocato con gente come Archie Gemmill e Billy Bremner. E questo ai calciatori di oggi non può capitare».

A Willie invece capita ancora di andare alle partite del City o dei Wolves e dare una mano nelle iniziative di ospitalità, ma non più in coppia con l’ex compagno Ernie Hunt: l'antico sodale di donkey-kick se n'è andato, 75-enne, il 20 settembre 2018. E con lui l'altra metà della storia. L'ultima ruota di Carr è anche - se non soprattutto - sua.
Christian Giordano

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