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Visualizzazione dei post da aprile, 2016

La storia di Zlatan Ibrahimovic

http://radio-olanda.blogspot.it/2010/11/la-storia-di-zlatan-ibrahimovic.html di Alec Cordolcini, lunedì 29 novembre 2010 Zlatan Ibrahimovic è un giocatore che fa discutere. Sempre. Vince il campionato da sette stagioni consecutive, risultando il più delle volte decisivo nel successo. Per qualcuno non basta. Ha chiuso la sua prima stagione a Barcellona con 21 reti. Per qualcuno ha fatto flop. Lo svedese ha sempre pagato un carattere poco malleabile, non avvezzo a lisciare il pelo a chicchessia. Avere un procuratore come Mino Raiola non regala punti alla voce “simpatia”. Il tourbillon continuo di maglie nemmeno. Lo dipingono come un mercenario, ma non risulta che gli Zanetti di turno giochino per beneficenza. E una società calcistica non è propriamente paragonabile alla patria. Il polverone attorno al personaggio non aiuta un giudizio sereno sul giocatore. Raramente negli ultimi anni si è vista una simile fusione tra tecnica, rapidità e potenza fisica. Con Ibrahimovic la Serie

Ex, incroci e scontri: con i marchigiani è sfida avvelenata dal ‘mercato’

http://www.salernonotizie.it/2016/04/29/ex-incroci-e-scontri-con-i-marchigiani-e-sfida-avvelenata-dal-mercato/?utm_campaign=ex-incroci-e-scontri-con-i-marchigiani-e-sfida-avvelenata-dal-mercato&utm_medium=twitter&utm_source=twitter Pubblicato il 29 aprile 2016. Al di là dei tanti ex, Ascoli-Salernitana non è una gara come le altre. Non tanto per la rivalità sugli spalti ma per i tanti incroci-scontri, soprattutto di mercato, di questi anni. Il ds granata Fabiani ha dichiarato che alla sua Salernitana andrebbero bene sia il pari sia la vittoria. Anche Leonardo Pérez , attaccante dell'Ascoli, ha lasciato intendere che il pari non dispiacerebbe. La folta pattuglia di ex e i tanti duelli di mercato aggiungono pepe a un piatto già piccante a cominciare dalla vicenda-Rossi . Il passaggio del terzino in granata suscitò polemiche in quanto Rossi, il cui cartellino era di proprietà del Pescara, pare avesse già detto si all’Ascoli prima di scegliere Salerno. Un caso che

Peter Schmeichel, il papà di Kasper

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Kasper, come il fantasmino ma con la kappa. E di fantasma, sin da piccolo, Schemichel junior non ha avuto solo il nome con cui nessuno lo chiamava, ma anche un papà ingombrante. Troppo. "E' da quando avevo otto anni che sento bisbigliare: 'È il figlio di Peter'". Peter Schmeichel. Il portiere più amato, e temuto, nientemeno che da Sir Alex. Papà Peter è stato il più grande portiere dello United. Lo United di Cantona, idolo giovanile di Kasper, che, per emularlo, fino ai quattrodici giocava anche da attaccante. Scegliere lo stesso ruolo che era stato del papà non è stato facile. E facili non sono stati gli inizi: quando Peter chiuse la carriera con un'annata nell'altra metà di Manchester, quella blu-cielo, Kasper passò profesisonista col City, che però in lui mai ha creduto fino in fondo: cinque prestiti in tre stagioni fra Darlington, Bury, Falkirk, Cardiff City e Coventry City, poi un anno al Notts County e uno al Leeds United prima di arrivare al

Profilo squadra: Romania

Una delle quattro squadre ad aver preso parte alle prime tre edizioni della Coppa del Mondo FIFA, il risultato migliore della Romania a EURO è stato ottenuto nel 2000, quando ha raggiunto i quarti di finale. Migliore risultato: quarti di finale 2000 Ct: Victor Piţurcă Capocannoniere: tutti i tempi – Gheorghe Hagi, Adrian Mutu (35); attuale – Ciprian Marica (25) Presenze: tutti i tempi – Dorinel Munteanu (134); attuale – Răzvan Raţ (108) Anno di fondazione federazione: 1909 
Soprannome: Tricolorii (La Tricolore) Dove gioca: Arena Națională, Bucarest Una delle sole tre nazionali ad aver partecipato a tutti e tre i primi Mondiali FIFA, la Romania ha vissuto il suo momento migliore nel 1994 negli Stati Uniti, dove con il regista Gheorghe Hagi in splendida forma ha raggiunto i quarti di finale, persi ai rigori contro la Svezia. Ha poi partecipato a tre dei quattro successivi Europei UEFA, con i migliori risultati arrivati nel 2000 quando un rigore nelle ultime battute della gara

Profilo squadra: Ungheria

Finalista alla Coppa del Mondo FIFA del 1938 e 1954 e tre volte vincitrice dell'oro olimpico, l'Ungheria non si qualificava a un grande torneo internazionale da 30 anni prima di staccare il biglietto per UEFA EURO 2016. Miglior risultato a EURO: semifinale 1964, 1972 (terzo posto nel 1964) Ct: Bernd Storck Capocannoniere: tutti i tempi – Ferenc Puskás (84); attuale – Zoltán Gera (24) Presenze: tutti i tempi – József Bozsik (101); attuale – Gábor Király (100) Anno di fondazione federazione: 1901 Soprannome: Magiari Dove gioca: Groupama Aréna, Budapest Ex superpotenza del calcio europeo e mondiale, finalista alla Coppa del Mondo FIFA del 1938 e 1954 e tre volte vincitrice dell'oro olimpico, l'Ungheria non si qualificava a un grande torneo internazionale dalla Coppa del Mondo 1986 prima di staccare il biglietto per le fasi finali di UEFA EURO 2016 attraverso gli spareggi. L'epoca d'oro di Ferenc Puskás, József Bozsik, Sándor Kocsis e in generale della Grande Ung

Profilo squadra: Islanda

http://it.uefa.com/uefaeuro/season=2016/teams/team=58/profile/index.html L'Islanda ha impiegato del tempo prima di mettersi in luce nelle qualificazioni per EURO ma ora è una squadra in crescita, costruita sulle fondamenta del recente successo a livello U21. Miglior risultato: mai qualificata Ct: Lars Lagerbäck/Heimir Hallgrímsson Capocannoniere: tutti i tempi – Eidur Gudjohnsen (25); attuale – Eidur Gudjohnsen (25) Presenze: – Rúnar Kristinsson (104); attuale – Eidur Gudjohnsen (81) Anno di fondazione federazione: 1947 Soprannome: Strákarnir okkar (Nostri ragazzi) Dove gioca: Laugardalsvöllur, Reykjavik Una squadra in crescita costruita sulle fondamenta della talentuosa formazione Under 21 che si è qualificata per l'Europeo del 2011 in Danimarca, l'Islanda ha scritto la storia raggiungendo gli spareggi per la Coppa del Mondo FIFA 2014. Guidata dal tecnico Lars Lagerbäck, ha chiuso al secondo posto nel proprio girone ma non ha poi strappato un biglietto per il Brasile

Europa League, le quattro per Basilea

Dici Europa League e al Siviglia scatta qualcosa. Sarà un caso, ma i bicampioni uscenti del torneo sono stati l'unica semifinalista a vincere in campionato: come a dire, noi siamo pronti. Pronti per la finale di Basilea del 18 maggio, e magari alzare il trofeo per la quinta volta, la terza consecutiva. A sbarrare la strada agli spagnoli proverà quello Shakhtar che, nove anni dopo, ha tanta voglia di vendicare l'eliminazione agli ottavi del 2007: in panchina per gli ucraini c'era già Lucescu, e il Siviglia allora di Juande Ramos passò ai supplementari per poi andare a vincere il torneo. Settima in Liga a -9 da quel Villarreal che nell'altra semnifinale sfiderà il Liverpool, la squadra di Unay Emery arriva dal 2-0 nel derby col Betis firmato Gameiro e Coke. Lo Shakhtar invece, il giorno dopo l'1-1 di Odessa con il Chornomorets ha applaudito il secondo titolo consecutivo della Dynamo Kyiv. E l'Europa League, adesso, per lo Shakhtar vale davvero la stagione.  Luces

I delfini del Cannibale

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http://www.indiscreto.info/2009/09/i-delfini-del-cannibale.html 22 settembre 2009   di Simone Basso 1. Sulla strada nascono le amicizie, si materializzano i nemici, si consumano i tradimenti. Se il ciclismo è teatro shakespeariano, il Mondiale è il Macbeth . Un Bignami delle edizioni più controverse non può che cominciare con i cugini transalpini. Quando la rassegna si disputava in piena estate, fino al 1994 , i francesi rimediarono parecchie delusioni. La colpa, tesi esposta anche da Laurent Fignon, era degli estenuanti circuiti a pagamento post-Tour e, soprattutto, dei suoi strascichi polemici. La scena madre di questa teoria fu il Nürburgring ’66, quando Raymond Poulidor e Jacques Anquetil lasciarono fuggire un incredulo Rudi Altig. Quel dì Jacquot mancò la sua grande occasione perché non offrì (…) nulla al suo rivale, reduce dalla beffa di Aimar alla Grande Boucle . Anche Pou Pou perse un’opportunità: quella di vincere (in futuro) il Tour alla Bernard Thevenet ’77, cioè

Sindrome di Sallanches

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http://www.indiscreto.info/2009/09/sindrome-di-sallanches.html 23 settembre 2009     di Simone Basso, Indiscreto 1. Quest’anno il tracciato del Mondiale si dice che sia duro, dopo anni di percorsi assurdi con l’UCI che ha monetizzato, fregandosene dei contenuti tecnici. D’altronde dal 1980 l’ambiente è ammalato della sindrome di Sallanches . La salita di Domancy, due chilometri e mezzo di rampa con tratti sopra il 10 per cento, fu pensata originariamente per Bernard Thevenet. Poi, tre anni dopo, il Bernard nazionale era diventato un altro: Hinault, quindi ancora meglio. Il Tasso, reduce dal clamoroso ritiro al Tour, arrivò arrabbiato all’appuntamento: l’équipe del bretone iniziò subito il forcing. Il campione uscente Jan Raas, annusando la batosta, si ritirò al termine del primo giro. Fu un autentico massacro: nel finale il solo Baronchelli riuscì a rimanere nella scia di Hinault. Che all’ultimo giro, il ventesimo, abbandonò Gibì al suo destino per fasciarsi con l’iride. Una

QUEL 25 APRILE DI 49 ANNI FA (1994)

di Massimo Fini, 1994 Non ne posso più delle opposte retoriche, antifasciste e fasciste, che ogni anno, e in particolare in questo, si scatenano intorno al 25 aprile. Non ne posso più perché, a sommar queste retoriche, sembrerebbe che l'Italia e gli italiani abbiano vissuto, cinquant'anni fa, chissà quale epopea straordinaria ed eroica, anche se tragica e dilaniante. Non è così.  Nel periodo 1940-45, per la verità, e anche oltre, l'Italia e gli italiani (a parte le solite, rare, nobilissime eccezioni, su cui poi si son gettati tutti i profittatori dell'una e dell'altra parte per farsi belli sulla pelle e sul coraggio di pochi) hanno scritto alcune delle pagine più ignominiose della loro storia. Il 10 giugno del 1940 l'Italia entra in guerra a fianco dei tedeschi, contro Francia e Inghilterra. Nel suo discorso tenuto il 25 aprile a Torino Norberto Bobbio, riprendendo un diffuso luogo comune, ha affermato che si trattava di «una guerra imposta

Liegi 2016: Poels, una "Doyenne" da tregenda

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Ben Swift secondo alla Sanremo. Ian Stannard terzo alla Roubaix. Insomma, la prima classica-Monumento del Team Sky era nell'aria. Nemmeno Stannard però poteva immaginare che a vincerla - per di più in una Liegi da tregenda - fosse Wouters Poels, per tutti Wout. Non solo il più simpatico in gruppo, ma anche il più forte nella 102esima Doyenne, la classica più antica e, quest'anno, persino più dura della Roubaix.  Non soltanto per freddo, pioggia e neve paragonabili alla leggendaria edizione del 1980 vinta da Bernard Hinault, l'ultima di un francese. Ma anche per la Côte de la Rue Naniot, introdotta per speziare con un'ascesa in pavé gli ultimi tre di quei durissimi 253 km, poi ridotti di 5 in un tratto reso troppo pericoloso dal maltempo. Sullo strappetto spezzagambe di 600 metri al 10.5 percento di pendenza media e 15% di massima, Poels ha messo in fila lo svizzero Albasini e il portoghese ex iridato Rui Costa, ultimo del quartetto in fuga lo spagnolo Sanchez. Pr

Liga, tutto come prima (o quasi)

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In campo per ultimi per ritornare primi. Ai blaugrana non accadeva da 91 giorni di inseguire nella Liga: è successo per un capriccio di calendario e, soprattutto, per la peggior striscia in tredici anni di Barca, momentaccio riscattato però da un infrasettimanale scoppiettante: 8-0 al derelitto Depor, con 6 gol e 5 assist della MSN. Pluripremiata ditta già da 116 brevetti stagionali, 6 in meno dei 122 da record di un anno fa: l'altrettanto reclamizzata BBC, per dire, ne ha fatti registrare 76. E' con queste premesse che le tre regine sono secse in campo, scaglionate, nella 35esima di Liga. Prima delle madrilene il Real, che sotto il diluvio di Vallecas, nel derby contro il Rayo ha rischiato il naufragio: sotto 2-0 e senza CR7, a riposo precauzionale in vista-Champions, il Madrid è uscito vittorioso con la doppietta di Bale. Poi è toccato all'Atlético, che ha battuto il Malaga solo per el gran corazón di Simeone, allonanato a fine primo tempo per un secondo pallone lanci

From Roche to Rás: why cycling has become cool again

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As well as the thousands commuting by bike, cycling is among Ireland’s top three participation sports  by Conor Lally The Irish Times - Wed, Apr 20, 2016 When Stephen Roche won the Tour de France back in 1987 Ireland caught cycling fever. The Dubliner’s open-top bus homecoming through his native city was akin to a papal visit.  It was 12 months before Jack Charlton’s boys in green went to Euro ’88 and rugby was still very much a minority middle-class sport.  Aside from Barry McGuigan [boxe, 1960], Dennis Taylor [born Denis, snooker, 1949], and Eamonn Coghlan [track and field, 1952], our drab little pre-Celtic Tiger Ireland didn’t win much on the international sporting stage.  But while Roche and his world-beating fellow racing cyclist Sean Kelly were true international stars and competitive cycling boomed for a time, it didn’t last long.  Commuter cycling was seen as the preserve of those too poor to buy a car or who were crazy enough to compete with

Freccia Vallone, storico poker dell'Imbatido

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Terza consecutiva, quarta in carriera (a dieci anni dalla prima): Alejandro Valverde, come lui nessuno mai in 80 edizioni della Freccia-Vallone, seconda classica del Trittico delle Ardenne che domenica, con la Liegi - che Valverde ha già vinto tre volte - chiuderà la campagna del Nord. Era il grande favorito, il murciano, 36 anni il 25 aprile, e non ha deluso.  Arrivato in Belgio lunedì dopo aver dominato la Vuelta a Castilla y León, al Post Hotel d'Hersal si è divorato una pizza royale con tanto di acciughe e birra dell'abbazia. Forse non il perfetto pasto a 48 dalla storica impresa, ma un segnale della straordinaria condizione in vista del Giro, il grande obiettivo stagionale di questo campione dalla classe cristallina, eppure poco amato - in gruppo e fuori - per il modo di correre, spesso troppo attendista. Anche stavolta ha approfittato del lavoro altrui, e al momento giusto - sul Muro di Huy, 1.3 km al 9,8 di pendenza media, con punte al 26%, e 128 me

Crocevia a tre per la Liga

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Un'autostrada a tre corsie ma parecchio accidentata da qui alla fine, e con uno svincolo - forse cruciale - alla 34esima. E' lo script dell'ultimo tratto di Liga, aperto, per quanto riguarda il (solito) trio di testa, alle h20.00 dal Barcellona a La Coruña contro un Depor virtualmente salvo dopo l'1-1 di domenica al Sánchez Pizjuán contro il Siviglia. I blaugrana hanno perso 4 delle ultime 5 (tre consecutive: non accadeva dal gennaio 2003 con van Gaal), sono usciti dalla Champions League e hanno dilapidato un vantaggio che fino a neanche un mese fa sembrava incolmabile. Luis Enrique, notoriamente spinosetto, così nervoso non si è mai visto. E dopo il povero Victor Malo, giornalista di Diario Gol sì acidino ma colpevole soprattutto di chiamarsi così ( malo in spagnolo sta per scarso o cattivo ), in conferenza stampa Lucho è sbottato di nuovo. Al Riazor il Barça non avrà lo qualificato Piqué, che Luis Enrique si è spesso intestardito a mettere centravanti nei finali

Amstel, bis di Gasparotto per Demoitié

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Come nel 2012, forse persino più bella. E di sicuro ancora più grande, perché grande era quel peso nel cuore. Quella voglia di dedicargliela. Enrico Gasparotto ha rivinto la Amstel Gold Race, ha corso con intelligenza, classe e quella forza interiore che mai avrebbe voluto avere: rivincere quella corsa per il suo compagno di squadra Antoine Demotié, morto a 25 anni, il 27 marzo scorso, dopo la caduta causata da una moto nella Gand-Wevelgem. Un problema, quello delle cadute in gara, presente persino prima del via: ne sa qualcosa lo sfortunatissimo Fabio Felline, protagonista di questo volo da brividi nella zona neutra, durante il trasferimento verso la partenza. Ricoverato in ospedale, è stato operato per la riduzione della frattura al setto nasale e per traumi facciali. Ai duecentocinquanta metri dall'arrivo, invece, ha scritto il suo lieto fine da libro cuore il 34-enne friulano al secondo anno con la Wanty. Scattato dietro il compagno di fuga Michael Valgren,

L’AJAX TOTALE, UN MITO NATO NELLA NEBBIA

7 DICEMBRE 1966 - TRASCINATI DAL GIOVANE CRUIJFF, GLI OLANDESI UMILIANO IL LIVERPOOL: IL MONDO SCOPRE UN NUOVO MODO DI GIOCARE di Andrea Schianchi, La Gazzetta dello Sport, 17 aprile 2016 Il 7 dicembre 1966 alla Scala di Milano risuonavano le note del Nabucco di Giuseppe Verdi. Successo, applausi, cori da stadio. Ad Amsterdam, in quelle stesse ore, un’orchestra fino ad allora sconosciuta eseguiva uno spartito che per decenni avrebbe allietato gli spettatori di tutto il mondo. Sulle «ali dorate» del diciannovenne Johan Cruijff correva il pensiero rivoluzionario di Rinus Michels. Insieme crearono una leggenda: il calcio totale. E lo fecero in mezzo a una nebbia tanto fitta che la rappresentazione rischiò di essere sospesa. Da quella sera, nell’universo del pallone, tutto sarebbe cambiato, e non avrebbe potuto essere diversamente perché, nonostante la scarsa visibilità, quello che apparve agli occhi della gente accorsa allo Stadio Olimpico di Amsterdam fu straordinario. U

Le probabili formazioni di Latina-Lanciano - Gautieri sfida il suo passato

http://www.tuttomercatoweb.com/probabili-formazioni/le-probabili-formazioni-di-latina-lanciano-gautieri-sfida-il-suo-passato-818036 di Giovanni Cimino , Tuttomercatoweb Sfida-salvezza per Latina e Virtus Lanciano, appaiate a 39 punti, appena uno sopra la zona-playout.  Il Latina cerca la svolta per la permanenza in categoria dopo l'approdo in panchina di Carmine Gautieri, ex di un Lanciano reduce da una rincorsa impressionante, ma che potrebbe presto essere zavorrata dalla penalizzazione dagli organi di giustizia sportiva, causa irregolarità amministrative.  Latina che al Francioni ha costruito gran parte del bottino raccolto, viste le 7 vittorie e i 5 pareggi, anche se nelle ultime 5 in casa, i pontini hanno vinto solo l'ultima, contro l'Avellino , unica vittoria nelle ultime undici.  Frentani di Maragliulo reduci da 3 KO in fila, che hanno fermato la serie positiva di 5 gare senza ko e naturalmente la classifica, viste le 2 sconfitte in casa contro Pe

Anfield, là dove tutto è possibile

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Se c'era qualcuno capace dell'Impresa non potevano che essere loro: Juergen Klopp e il suo  Liverpool contro il suo ex Dortmund. Impresa possibile solo lì, perché all'Anfield, i reds sono, molto semplicemente, un'altra cosa. Quindici anni dopo la stagione delle cinque coppe, quella della rimontona 5-4 contro l'Alavés di Cruijff figlio nella finale UEFA 2001 giocata - guarda un po' - al Westfalenstadion: lo stadio del Borussia Dortmund. Allora il Liverpool la rimonta la subì, 4-4 di Jordi Cruijff all'88' prima di alzare la coppa grazie al decisivo autogol di Geli nei supplementari. Stavolta, dopo l'1-1 dell'andata, il retour match sembrava segnato, e la qualificazione fuori portata: dopo nove minuti la squadra di Thomas Tuchel - mai visto esultare così come il suo predecessore - era già avanti 2-0 con Mkhitaryan e Aubameyang; Origi e Coutinho l'hanno riaperta e Sakò l'ha riacciuffata quando forse ci credeva solo lui, Juergen K

Pallone e bicicletta. Tu vedevi lontano

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http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Sport/pallone-e-bicicletta-tu-vedevi-lontano_1177172_11/ Addio, signor Hoonved - Erminio Dall’Oglio se ne è andato: silenzio e inchino di  Fernando Di Cristofaro In una vecchia intervista degli anni 80 del grande Natale Cogliati si legge: «Calcio e ciclismo sono per lui come due donne che non si possono amare allo stesso modo». Cogliati stava parlando del commendatore Erminio Dall’Oglio , all’epoca successore dell’indimenticabile Cumenda Giovanni Borghi come finanziatore del Varese. «Dalla valle delle nebbie» Dall’Oglio si è spento ieri, ad 87 anni. Nella sua vita è stato un imprenditore di successo, e un irriducibile innamorato dello sport.  Uno dei suoi più stretti amici e collaboratori, nel mondo dello sport, Orlando Merlin , lo ricorda così: «Abbiamo passato assieme 55 anni. Una vita intera, si può dire. Erminio era un uomo eccezionale, come pochi se ne trovavano, se ne trovano e se ne troveranno al mondo. Pa