Ncaa, Final Four all’italiana: ecco i 5 motivi per non perdersele
Apre il programma Virignia Auburn, a seguire Michigan State-Texas Tech con Davide Moretti primo italiano a qualificarsi per le Final Four universitarie americane. Badocchi dalla panchina con Virginia University
di RICCARDO PRATESI
Gazzetta.it, 6 prile 2019
Quattro pretendenti, un titolo nazionale. La prima palla a due delle Final Four sarà alzata stanotte, 9 minuti dopo la mezzanotte italiana. Virginia-Auburn apre il programma, a seguire Michigan State-Texas Tech. La regina del Grande Ballo universitario sarà poi incoronata di lunedì, come sempre, dopo la finale. Il taglio di retina e la musichetta di One Shining Moment, sempre da brividi, terranno incollata l’America ai televisori o ai computer portatili, per chi non ha la fortuna di vedere le partite, e meglio ancora gustarne l’atmosfera, da Minneapolis. Tra i mille legittimi motivi per non perdersi la magia del college basketball americano ne abbiamo individuati cinque.
MADE IN ITALY – Davide Moretti, figlio d’arte, 21 anni compiuti durante la March Madness, è diventato il primo italiano a qualificarsi per le Final Four universitarie americane. Le giocherà da protagonista: è la guardia tiratrice titolare di Texas Tech: 11.6 punti segnati a partita in stagione, durante il Torneo è sempre andato in doppia cifra: 10 contro Northern Kentucky, 11 con Buffalo, poi dalle Sweet 16, contro avversarie di qualità e “nome” la produzione è addirittura aumentata: 15 punti con Michigan, 12 con Gonzaga, e decisivi nel finale in volata. E siccome la provvidenza non è mai troppa, improvvisamente ci troviamo addirittura con due portacolori, alle Final Four. Francesco Badocchi, ala milanese, gioca per Virginia University. Secondo anno come Moretti - ma tecnicamente redshirt freshman, perché la prima stagione da studente/atleta gli è stata “abbonata” dall’Ncaa in quanto infortunato -, ha avuto pochissimo spazio per tutta la stagione. Però è comunque riuscito ad “assaggiare” la March Madness: 1’ di campo nlla vittoria dei Cavaliers contro Gardner Webb, al 1° turno del Torneo.
SANTONI E CAMBIO DELLA GUARDIA – Tom Izzo, Coach di Michigan State, è all’ottava Final Four. Una leggenda, in uno sport in cui i giocatori passano, mentre gli allenatori restano (se funzionano) da facce del programma cestistico. Le sue squadre hanno come comune denominatore la durezza fisica e mentale, la difesa asfissiante e la ferocia con cui vanno a rimbalzo. Gli Spartans quest’anno hanno vinto la Big Ten facendo l’accoppiata stagione regolare, in coabitazione con Purdue, e torneo di conference. Il comitato Ncaa ne ha combinata un’altra delle sue, non solo negandole una logica prima testa di serie, ma pure mettendo i ragazzi di East Lansing nel quarto di tabellone della favorita Duke. Ostacolo superato eliminando a sorpresa i Blue Devils, nonostante Coach K fosse la storica nemesi di Izzo, sinora, e gli avversari molto (ma molto…) più talentuosi. Coach Tony Bennett, di Virginia, è alla prima Final Four. Straordinario nello sgomitare da anni al vertice dell’Atlantic Coast Conference, la migliore d’America, contro super potenze come North Carolina e Duke, ma anche Louisville e Syracuse, ha fatto di ritmi lenti, Pack Line defense, che intasa l’area, e esecuzione offensiva chirurgica i tratti distintivi delle sue squadre. Recluta prospetti sottovalutati, conta su coesione ed esperienza, evitando gli one&done. Dicevano, ma l’avevano detto pure di Coach Wright di Villanova e di Coach Few di Gonzaga, poi smentiti dal recente passato, che le sue squadre non fossero adatte per il Torneo, che si perdessero sempre sul più bello. E invece, dopo la clamorosa e inedita eliminazione da testa di serie n. 1 al 1° turno della Big Dance 2018, è arrivata immediata la Final Four del riscatto… A proposito di seconde chance, un classico americano, chi la incarna meglio di Coach Pearl, l’allenatore degli Auburn Tigers? Licenziato da Tennessee per violazioni assortite in fase di reclutamento, l’ateneo dell’Alabama gli ha offerto una seconda chance, nel 2014. Ed è arrivata la prima Final Four di sempre, per entrambi. Nonostante il prospetto più promettente, Okeke si sia rotto il crociato durante la partita vinta contro North Carolina. I Tigers hanno piegato Kentucky senza di lui. Chris Beard è stato nominato allenatore Ncaa dell’anno. Texas Tech combinando transfer da altre università e ritorni-chiave, ha sorpreso tutti, detronizzando nella Big East Kansas University, dopo 14 anni consecutivi di regno. I Red Raiders di Lubbock, nord Texas, terra di petrolieri, “benedetta” da Coach Boab Knight, non hanno niente da perdere. E l’appetito vien mangiando…
PROSPETTI NBA – Due sopra tutti: DeAndre Hunter di Virginia e Jarrett Culver di Texas Tech. Gli unici ancora in corsa con aspettative legittime da Lotteria.
Hunter in un sistema che privilegiasse transizione e ritmi alti avrebbe numeri ben più significativi. Ottimo atleta, duttile, super difensore, la sua presenza è la differenza (era infortunato) rispetto al flop di Virginia al Torneo di 12 mesi fa.
Culver, secondo anno come Hunter, è esploso fragorosamente, dopo l’addio destinazione Draft 2018, scelto alla n16 assoluta, di Zhaire Smith. L’ha sostituito da primo realizzatore di Texas Tech. Splendido atleta, con potenziale enorme. Oh, poi c’è Cassius Winston, la point guard di Michigan State. Non è spettacolare, e non finirà su Sport Center, ma il junior degli Spartans è un vincente nato. A fine primo giro noi ci penseremmo seriamente, se si dichiarasse…
STADIO DA FOOTBALL – Al solito gli americani s’ingegnano per aumentare i ricavi. E accatastare dollaroni grazie agli eventi sportivi. E dunque lo splendido US Bank Stadium di Minneapolis un anno dopo aver ospitato il Super Bowl 2018, diventa teatro delle Final Four 2019. Si tratta della casa dei Minnesota Vikings di football americano, religione cittadina: sarà adeguata cornice, assicuriamo…
MATRIMONI E IPOCRISIA – Nel fine settimana emergeranno tante da raccontare. Ma una spicca già su tutte: clamorosa e paradossale, insomma americana… Kyle Guy, superbo tiratore di Virginia, guardia titolare dei Cavaliers, si è fidanzato con la compagna nel febbraio di un anno fa. Col matrimonio previsto per agosto, è emersa la lista nozze. Ma è venuto fuori, nel paradosso delle curiose regole Ncaa, che i regali potevano costituire una violazione, come benefit, del suo stato di “dilettante”, di studente-atleta. Per una (rara) volta il buon senso ha trionfato. E ora Kyle, regolarmente in campo, medita di mettersi alle dita due anelli in fila…
Commenti
Posta un commento