Addio a Williams, il play che portò Seattle al titolo
Gus Williams in maglia Sonics nella stagione 1978-79 - GETTY
Gus era soprannominato “Il Mago” per le sue doti. Vinse l’anello nel 1979 e fu uno dei primi registi realizzatori
Simbolo Scelto al Draft 1975 da Golden State, con i SuperSonics superò 4-1 in finale Washington
17 Jan 2025 La Gazzetta dello Sport - Lombardia
Di Antonino Morici
Il Mago sapeva come far sparire il pallone dalle mani degli avversari. Del resto a Seattle hanno sempre saputo come mettere pressione agli avversari (ricordate negli anni Novanta Gary Payton, detto il Guanto?). Gus Williams, “The Wizard”, è morto ieri a 71 anni. La sua specialità era tirare e rubare palla agli avversari. Vincendo. È stato uno dei giocatori-simbolo nella storia dei SuperSonics insieme con Payton, Shawn Kemp e Ray Allen, con la sostanziale differenza di un anello, quello del 1979, che i suoi successori nella Emerald City non riuscirono a vincere.
Precursore
Williams ha vissuto gli ultimi anni della sua vita combattendo con le conseguenze di un’ischemia. Sul campo è stato un rivoluzionario, uno dei primi ad aver trasformato il ruolo di playmaker allargandone lo spazio d’azione. Non più semplice organizzatore, metronomo della squadra, ma attaccante completo. Un vero realizzatore. Senza Williams, per intenderci, oggi Steph Curry, il miglior tiratore della storia, sarebbe stato un giocatore diverso. La sua carriera era cominciata ai Trojans, la squadra di college della USC, California, dove nel 1974 chiuse il torneo con 141 assist. La chiamata dalla NBA arrivò al Draft del 1975: fu scelto al numero 20 dai Golden State Warriors, prima tappa del viaggio che lo portò anche ai Washington Bullets (oggi Wizards) e agli Atlanta Hawks, dove disse stop nel 1987 dopo 11 stagioni consumate a 17,1 punti di media.
L’anello
È a Seattle che Gus si afferma tra il 1977 e l’84. Nel 1979, dopo aver eliminato i San Antonio Spurs nelle finali a Ovest, i SuperSonics guidati in panchina da Lenny Wilkens vincono il titolo battendo Washington (4-1). In quegli anni Williams fu nominato per due volte All-Star (una nel Primo quintetto) giocando partite memorabili: il 15 gennaio 1982 infilò 42 punti agli Utah Jazz; il 9 dicembre 1983 servì 20 assist ai compagni contro Dallas. Un’arma offensiva totale che nel momento migliore divideva il campo con Dennis Johnson, Jack Sikma, Paul Silas e Lonnie Shelton, gli eroi di quella Seattle che ancora oggi, a 17 anni dall’ultima partita giocata a Emerald City, combatte per riavere una franchigia NBA.
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