Un’altra tragica caduta, addio a Muriel Furrer


Muriel Furrer, 18 anni, era anche un talento della mountain bike.

Choc ai Mondiali di Zurigo: la 18enne svizzera è deceduta a poco più di un anno di distanza dalla scomparsa di Gino Mäder - S’indaga sulle dinamiche dell’incidente e sulla celerità dei soccorsi 
Gli organizzatori: «Non conosciamo ancora il punto esatto della caduta - Le gare non si fermano

28 Sep 2024 - Corriere del Ticino

"Perdiamo un’atleta con un brillante futuro davanti a sé, 
i nostri pensieri sono rivolti alla sua famiglia"
   - Peter Van den Abeele UCI Sports Director

«È con grande tristezza che l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) e il comitato organizzatore dei campionati del mondo di Zurigo hanno appreso oggi la tragica notizia della morte della giovane ciclista svizzera Muriel Furrer». È stato questo il comunicato che, sciaguratamente, ha certificato che il disgraziato incidente che ha coinvolto l’atleta svizzera di soli 18 anni si è concluso nel peggiore dei modi. Nel pomeriggio della giornata di ieri, è infatti arrivata la triste notizia che Muriel Furrer ha perso la vita in seguito alla caduta occorsa giovedì, in occasione della gara femminile dedicata alla categoria junior. La rossocrociata aveva riportato un grave trauma cranico, prima di essere trasportata in ospedale in elicottero in condizioni molto critiche. Il decesso di Muriel Furrer è quindi avvenuto all’Ospedale Universitario di Zurigo.

La conferenza stampa

Alle ore 17:00 è stata successivamente indetta una conferenza stampa, alla quale hanno presenziato Olivier Senn (sport director Deputy General Manager LOC Zürich 2024) e Peter Van den Abeele (UCI Sports Director). È stato proprio quest’ultimo a prendere la parola per primo e a voler sottolineare che i pensieri di tutta la famiglia ciclistica vanno verso la famiglia della sfortunata vittima, così come ai suoi cari, alle compagne di squadra e ai suoi amici di Swiss Cycling. In seguito - dopo che è stato rispettato un minuto di silenzio in memoria di Muriel - Van den Abeele ha ricordato che le indagini sulle circostanze dell’incidente sono - da parte delle autorità competenti - ancora in corso. «Perdiamo un’atleta con un brillante futuro davanti a sé - ha poi affermato - e nell’osservanza e nel rispetto dei desideri della famiglia, i Mondiali continueranno a svolgersi».

Senn, dal canto suo, ha comunicato quali decisioni sono state prese per rispettare la giovane atleta tragicamente scomparsa. «È un giorno triste per tutti coloro che sono implicati in questi Mondiali, è qualcosa di veramente difficile da accettare. Per il resto della rassegna isseremo una bandiera a mezz’asta in suo onore, inoltre verranno ridotte le cerimonie relative ai podi». Le varie attività che erano previste nella serata di ieri sono state cancellate e il comitato di organizzazione, assieme all’UCI, ha anche scelto di annullare il gala previsto questa sera. «Altre decisioni - ha detto Senn - potrebbero essere prese in seguito».

Dinamiche ancora misteriose

La dolorosa morte della giovane promessa elvetica ha messo in luce, una volta di più, il delicato problema della sicurezza che riguarda il ciclismo e che malauguratamente si ripropone periodicamente con forza. Nella mente di tutti, infatti, è stato inevitabile ricordare l’incidente fatale che colpì un altro corridore svizzero, Gino Mäder, deceduto nel giugno del 2023 al Tour de Suisse. «Non lo nego - ha affermato Senn - si tratta di un’altra morte tragica e ci sono molte similitudini. I sentimenti che proviamo in questo momento sono simili».

A proposito di sicurezza, qualcosa potrebbe non aver funzionato. Stando a diverse speculazioni emerse nel corso delle ultime ore, sembrerebbe che purtroppo Muriel Furrer sia rimasta a lungo nel bosco sopra Küsnacht dove è avvenuto l’incidente, prima che i soccorsi del caso siano intervenuti per aiutarla. La giovane svizzera sarebbe quindi rimasta nascosta dalla vista di coloro che sedevano sulle moto e auto di supporto, mentre la gara procedeva sotto la pioggia battente. «Non diciamo nulla a riguardo - ha precisato Senn - ci sono le indagini da parte dell’autorità pubbliche e della polizia. Inoltre, sino a questo momento non ci sono state fornite informazioni dai membri della sicurezza, quindi non facciamo commenti a riguardo e vi chiediamo di riportare solamente i fatti e non i rumors».

Stando a ciò che è stato comunicato, poi, verranno anche svolti degli accurati esami direttamente sul tracciato, che verranno utilizzati dalle autorità del caso per definire esattamente dove si è verificato l’incidente. In questo senso, Senn ha specificato che: «Non c’è ancora un’informazione ufficiale sul punto esatto dell’incidente».

Sia l’UCI sia il comitato organizzatore locale hanno confermato di credere fermamente di fare il massimo per ciò che concerne la sicurezza dei corridori e questo rimane ovviamente il focus principale. Certo è che, come detto, Muriel Furrer non è la prima ad andarsene in sella a una bici, ma speriamo ovviamente che sia l’ultima di una lunga serie iniziata più di 70 anni fa. Era il Giro del Piemonte quando, nel 1951, ci fu il primo incidente di cui gli appassionati abbiano memoria, con la scomparsa di Serse Coppi, fratello del mitico Fausto.

***
Il mondo piange Muriel Furrer

Caduta giovedì ai Mondiali di Zurigo, la diciottenne è morta ieri in ospedale. 
Le autorità indagano, ma v’è ancora mistero sulla dinamica dell’incidente

28 set 2024 - la Regione
dall’inviato Stefano Marelli

Caduta in gara giovedì, la diciottenne ciclista elvetica è morta ieri in ospedale Le speranze che Muriel Furrer potesse sopravvivere alla terribile caduta di giovedì erano pochissime, e infatti, alle 14.48 di ieri, purtroppo è giunta la notizia della sua morte. La diciottenne era finita a terra, e poi probabilmente contro un albero, durante la gara juniores valida per il Mondiale in corso a Zurigo. Vicecampionessa svizzera di categoria in linea e a cronometro – oltre che buona interprete della mountain bike e del ciclocross – Muriel era nata il 1° luglio del 2006 e viveva a Egg (Zh), non lontano da Uster, dove giovedì aveva preso il via la gara in cui ha perso la vita. Dell’incidente non si sa ancora nulla, o quasi: pare però che la ragazza si trovasse in coda a un terzetto attardato e che sia caduta affrontando una curva. Le due atlete che la precedevano non hanno udito nulla, e dunque si pensa che la giovane sia rovinata non sull’asfalto, ma direttamente fuori strada. Sembra inoltre che Muriel, dopo la caduta che le ha provocato un gravissimo trauma cranico, sia stata vista quasi per caso, dato che era nascosta dalla fitta vegetazione. È certo però, al contrario di quanto riportato da qualcuno, che i soccorritori sono giunti sul luogo dell’incidente in tempi brevi, meno di una manciata di minuti dopo la caduta.

Programma invariato

Come annunciato dall’Unione ciclistica internazionale, da Swiss Cycling e dal Comitato organizzatore dei Mondiali, la manifestazione – con l’avallo dei genitori della vittima – ha continuato e continuerà a disputarsi come previsto dal programma. «Siamo vicini alla famiglia e alle compagne di squadra di Muriel, un’atleta brillante la cui giovane vita è stata spezzata così presto», si è limitato a dire alla stampa ieri nel tardo pomeriggio Olivier Senn, general manager di Zurigo 2024, aggiungendo soltanto che, in segno di rispetto e cordoglio, le cerimonie di premiazione di venerdì sono state ridotte all’osso e che sono state annullate le festose attività di contorno alla kermesse previste per la serata. La morte in gara di Muriel Furrer segue di un anno e tre mesi quella di un altro sfortunato ciclista elvetico, Gino Mäder, che perse la vita a 26 anni – pure lui cadendo durante una discesa – nel corso del Tour de Suisse 2023 sul Passo dell’Albula, nella tappa del 15 giugno da Fiesch a La Punt. E non pochi sono i punti in comune fra i due incidenti: ad esempio, non si sa di preciso cosa sia successo, anche perché non ci sono immagini – né foto né filmati – di quanto accaduto, e inoltre mancano anche testimonianze dirette, dato che in entrambi i casi nessun corridore o nessuna persona al seguito della corsa è stato in grado di vedere nulla.

Incidenti simili, purtroppo, stanno diventando sempre più frequenti nel ciclismo moderno: lo scorso luglio, ad esempio, il professionista norvegese André Drege è morto venticinquenne per una caduta scendendo dal Grossglockner durante il Giro d’Austria. Tutti episodi che hanno contribuito ad aprire un dibattito sulla sicurezza in corsa e sull’estrema ricerca – specie per quanto concerne le biciclette, sempre più veloci – vista negli ultimi anni in questa disciplina. Resta il fatto, ad ogni modo, che un grande ruolo in questi casi è giocato anche dalla fatalità.

Jan Christen ai piedi del podio

The show must go on, hanno detto in pratica gli organizzatori, che in un certo senso vanno pure capiti. Il modo migliore per ricordare una ragazza innamorata della bicicletta è probabilmente proprio lasciare che la competizione prosegua. E così, prima ancora che giungesse la terrificante notizia, altre gare sono andate in scena. La 33enne Celine van Till, dopo l’oro a cronometro nel triciclo T2, ha centrato l’argento nella prova su strada (31,8 km), che vedeva al via quattro atlete in tutto. La ginevrina è stata preceduta soltanto dalla danese Emma Lund.

La medaglia è invece sfuggita, benché l’abbia a lungo corteggiata, a Jan Christen. Il giovane talento rossocrociato ha infatti chiuso la prova in linea di 176,3 km al quarto posto. L’elvetico si è reso protagonista di un bell’attacco solitario a circa 50 km dal traguardo, ma è stato purtroppo ripreso a una decina di km dalla conclusione. A conquistare il titolo è stato il tedesco Niklas Behrens, che in una volata a due ha bruciato di prepotenza lo slovacco Martin Svrcek. Il bronzo è finito invece al collo del belga Alec Segaert, staccato di mezzo minuto. Da notare che già nella gara a cronometro Christen e Segaert erano giunti al terzo e quarto posto, però a ruoli invertiti. 11 secondi il divario fra l’elvetico e il podio, al termine di una gara durissima, che ha fatto grande selezione, durata quasi quattro ore e condizionata, oltre che dalla solita pioggia, anche dal vento che ieri si è messo a soffiare su Zurigo con forza a tratti brutale.

Da quando esiste la corsa in linea U23 a livello di Campionati del mondo, il solo elvetico capace fin qui di fregiarsi dell’oro rimane Marc Hirschi, che trionfò nel 2018 a Innsbruck.

‘Dire qualcosa? Non me la sento’

Intervistata giovedì prima che si consumasse la tragedia di Muriel Furrer, la ticinese Linda Zanetti – che oggi disputerà la gara in linea che vedrà impegnate insieme, ma con due classifiche separate, Elite e U23 – è stata di nuovo da noi interpellata ieri per sapere se volesse commentare l’incidente e la tragica scomparsa della sua giovane collega Muriel Furrer. «Scusa, ma in questo momento non voglio – e nemmeno posso – dire nulla», sono state le sue parole. E c’è da capirla, ci mancherebbe. Riportiamo dunque ciò che ci aveva detto quando ancora a Zurigo tutti pensavano soltanto alle gare e alla bellezza dello sport.

«Ho buone sensazioni prima della gara in linea, mi sono allenata bene e spero di fare una bella corsa». Qual è il tuo obiettivo? «Purtroppo non è un percorso adatto alle mie caratteristiche, è un po’ troppo duro. Oltretutto, correndo mischiate con le Elite, il ritmo sarà altissimo già dall’inizio: al massimo posso pensare a cosa sarò in grado di fare fra le U23. Comunque capirò quasi tutto già dopo il primo giro. Una volta visto come sto, intuirò se sarò in grado di reggere il ritmo. In caso contrario, mi metterò volentieri al servizio delle nostre atlete Elite. Loro stanno bene, potrebbero fare un bel risultato. Difficile, comunque, fare pronostici. Di certo cercherò di dare il massimo, per me stessa o per le mie compagne. Correrò con tanta grinta e spero di arrivare al traguardo sapendo di aver dato tutto quel che potevo». La pioggia sarà un problema? «Sì, anche se siamo tutte abbastanza preparate. A me l’acqua non dà così fastidio, non sono troppo preoccupata». Ti inquieta magari di più la lunghezza del tracciato di 154 km? «Si tratta di una distanza notevole, e oltretutto verrà affrontata a un ritmo molto sostenuto. Comunque, molte gare sono diventate lunghe. La media al giorno d’oggi si avvicina ormai a questa misura».

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