Gianluca Bortolami


Nato a Locate Triulzi (MI) il 28 agosto 1968. Passista veloce. Alto 1,80 m. per 74 kg. Professionista dal 1990 al 2005 con 35 vittorie. Grandi qualità sul passo, le brevi salite e uno spunto veloce degno, per il fondo a monte, di poter emergere su sprint a gruppi ristretti. In altre parole, un uomo da classiche. Questa è la sintesi estrema di Gianluca Bortolami, un corridore dal buon palmares che avrebbe potuto vincere di più se non avesse, spesso, incontrato sulla sua strada la sfortuna. A contribuire a frenare il proprio ruolino professionistico, anche un carattere accomodante, una certa introversione ed una disponibilità verso il gioco di squadra, che non avevano altri vincenti, molto meno dotati di talento rispetto a lui. Uno che esplose presto, prestissimo e che, forse, come molti, ha pagato l'unicità ciclistica nel suo rapporto con lo sport a livello giovanile. Basto citare che ad 11 anni vinse 26 gare su 28 fra i giovanissimi (categoria indispensabile per il proselitismo, ma altamente pericolosa nella crescita degli approcci ad uno sport come il ciclismo), finendo secondo nelle due non vinte: il campionato regionale e quello nazionale. I minuscoli sono d'obbligo, quando a quell'età il ciclismo deve essere un gioco, punto e basta. A sedici anni, già azzurro juniores, rischiò la vita in un allenamento del quartetto d'inseguimento sulla pista di Stoccarda, quando per uno scarto di un compagno fu fatto volare fuori anello. Si fratturò una clavicola perse conoscenza e gli si arrotolò la lingua col rischio di soffocamento fortunatamente evaso dall'intervento del cittì Broccardo. Ripresosi, da juniores continuò a vincere a mani basse: vinse due titoli italiani nell'inseguimento a squadre (1985 e 1986) e due medaglie iridate nel 1986 (argento nell'inseguimento individuale e bronzo in quello a squadre). Anche fra i dilettanti il suo ruolino fu impressionante, anche se più proiettato alla strada. Fu azzurro alle Olimpiadi di Seul '88 (40°), ed arrivò 5°, dopo una gran corsa, al Mondiale su strada di Chambery, nel 1989. Pupillo di Ernesto Colnago, il grande costruttore lo fece esordire fra i professionisti nel 1990, nella Diana-Colnago, che aveva come faro Giuseppe Saronni. Qui, Bortolami imparò quel mestiere che era ben diverso rispetto agli anni fra i "puri", cogliendo pure qualche successo, non primario, anche quando la squadra d'esordio divenne Lampre. Il più importante fu alla Montecarlo-Alassio nel 1993. L'anno successivo, approdò alla Mapei, ed il suo rendimento esplose. Vinse il Campionato di Zurigo e la Leeds Classic, ambedue prove di Coppa del Mondo, classifica che lo vide poi vincente, fece sua la tappa di Rennes al Tour de France, e vinse la Wincanton Classic, il Giro del Veneto, il GP di Camaiore e finì 3° nella Parigi-Tours. Ovviamente azzurro ai Mondiali di Agrigento, fece qui una buona corsa, ma pure sfortunata chiusa al 25° posto. Sembrava lanciatissimo, da vero big internazionale, ma la sfortuna ci mise lo zampino, facendogli perdere praticamente tutta la stagione '95 per la mononucleosi. Ritornò competitivo nella primavera '96, dove fece una eccezionale Parigi-Roubaix, chiusa al secondo posto per ordini non di strada, bensì di scrivania. Poi ancora e per anni il tunnel della sfortuna. Si fratturò un gomito al Giro di quell'anno, successivamente si ruppe altre tre volte una o l'altra clavicola, fu operato ad un gluteo per una ciste, ebbe problemi al soprassella e finì all'ospedale pure per una pallottola che un ragazzino sparò a casaccio durante la Quattro Giorni di Dunkerque. Un lasso lungo sei anni, che sembrava infinito e che ruppe nella primavera del 2001, vincendo alla media record, una "Monumento" come il Giro delle Fiandre, dopo aver superato una caduta ad Ostenda, che spezzò la sua bicicletta e lo costrinse a proseguire la corsa con quella di scorta. Insomma un ruolino incredibile. Rotto nuovamente il ghiaccio, pur ultratrentenne provò a riprendersi quel che la sfortuna aveva cancellato. 

Nel 2002, vinse il "Romagna", il "Beghelli" e il GP di Fourmies e si riguadagnò l'azzurro per i Mondiali di Zolder, dove fu pedina di quella macchina perfetta che fu la Nazionale del trionfo di Cipollini. L'anno successivo, Gianluca, vinse una tappa della Tre Giorni di La Panne e, nel 2004, nuovamente il Giro di Romagna e una del Giro del Belgio. 

Nel 2005 il suo rendimento calò parecchio ed agli inizi del 2006 gli fu riscontrata una miocardite, causata da un virus ed a 37 anni chiuse col ciclismo. Insomma, Gianluca Bortolami non è mai stato un amico della fortuna.

In carriera ha partecipato a 8 Giri d'Italia (1990: 123º - 1991: 16º - 1992: 64º - 1993: 55º - 1994: 51º - 1996: ritirato nella 6a tappa - 1997: 34º - 2000: 96º), 7 Tour de France (1993: 73º - 1994: 13º - 1995: ritirato nella 18a tappa - 1997: 46º - 2000: ritirato nella 12a tappa - 2002: 75º - 2003: ritirato nella 16a tappa), a 4 Campionati del Mondo (Chambery 1989 - Dilettanti: 5º - Agrigento 1994: 25º - San Sebastian 1997: 34º - Zolder 2002: 41º) ed a una Olimpiade (Giochi Olimpici di Seul 1988: 40º).

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