Conflitto


di Giovanni De Mauro
Internazionale - 1/7 novembre 2019 • Numero 1331 • Anno 27

“Il Cile somiglia a un’oasi perché abbiamo una democrazia stabile e l’economia in crescita”. 

Dopo tremila arresti, mille feriti, diciannove morti e la più grande manifestazione della storia del Paese che ha portato in piazza un milione di persone, le parole di Sebastián Piñera, presidente del Cile e miliardario, pronunciate appena quindici giorni fa in un’intervista al Financial Times, suonano surreali. 

Come è possibile che di colpo il Cile si sia trasformato da oasi di stabilità in terreno di un conflitto sociale e politico di rara asprezza? 

“No son 30 pesos, son 30 años”, ripetono i manifestanti: il problema non è l’aumento di 30 pesos del biglietto della metropolitana di Santiago, che ha scatenato le proteste, ma trent’anni di tagli alla sanità, all’istruzione, alle pensioni. 

In questo Paese di 18 milioni di abitanti, gli indicatori della disuguaglianza sono chiari. Da una parte il Cile ha il PIL pro-capite più alto del Sudamerica. Dall’altra il 30,5 per cento della ricchezza finisce all’1 per cento  della popolazione. Nel 2012, il totale del  reddito dei cinque cileni più ricchi (tra cui  Piñera) era uguale al totale del reddito dei cinque milioni di cileni più poveri. 

L’acqua è in mano ad aziende private, metà dei lavoratori non guadagna più di 488 euro al mese, la pensione media delle donne è di 239 euro e la costituzione in vigore è ancora in gran parte quella imposta nel 1980 dalla giunta militare, la stessa giunta che nel 1973 fermò con la violenza l’esperimento socialista e democratico di Salvador Allende. 

Le proteste riusciranno a trasformarsi in programmi di governo e di cambiamento? Come nota Marcelo Mella, politologo cileno, in un paese in cui alle ultime elezioni ha votato solo il 49 per cento degli elettori l’enorme mobilitazione di questi giorni sembra un’inversione di tendenza dopo “trent’anni segnati da una crescente depoliticizzazione”. 

La cosa sorprendente non è che il Cile si rivolti proprio ora, ma che non l’abbia fatto fino a oggi.


Invasione pacifica 

Santiago del Cile , 25 ottobre 2019 

Le strade della capitale cilena durante la manifestazione più grande dal ritorno della democrazia nel 1990. Più di un milione di persone, senza leader politici né bandiere di partito, sono scese in piazza per chiedere riforme sociali e una distribuzione più equa della ricchezza. 
Le proteste, cominciate il 18 ottobre dopo la decisione del governo di aumentare il prezzo del biglietto della metropolitana di Santiago, proseguono anche se il presidente Sebastián Piñera ha ritirato la misura e ha sostituito alcuni ministri. 
Più di tremila persone sono state arrestate e le forze dell’ordine sono accusate di torture e abusi.

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