Storia di Franco Cribiori

Franco Cribiori, nato a Corsico il 29 settembre del 1939, è stato un corridore intelligente, leggerino nel fisico, ma di una sottigliezza tattica che lo portava a misurare perfettamente le possibilità degli avversari, ciò che avevano nelle gambe e nella testa. 

Professionista dal '60 al '68, si è saputo imporre in diverse semi-classiche, ottenendo undici vittorie tra le quali figurano la Milano-Torino del '63, il Giro dell'Appennino del '64 e il Trofeo Cougnet del '62. Secondo nel Giro di Romandia del '62 dietro l'altro italiano Guido De Rosso, andò vicinissimo alla maglia tricolore di campione d'Italia senza però conquistarla mai: 3° nel '62 (il suo anno migliore) dietro Defilippis e Carlesi, 2° nel '64 dietro De Rosso e nel '65 dietro Dancelli e a pari merito con Adorni.
Ben venti i piazzamenti, dodici secondi posti e otto terzi e quattro volte in maglia azzurra a dimostrazione del suo valore. Loquace con i giornalisti nel dopocorsa, preciso nelle chiaccherate che fornivano particolari interessanti.

Divenuto direttore sportivo ha guidato campioni di grande spessore, come De Vlaeminck, Sercu e Freuler. E' stato un buon direttore sportivo con un unico cruccio però, quello di non aver plasmato a sufficienza Gianni Bugno, il Bugno prima maniera, l'atleta che ha ottenuto fior di successi, ma sicuramente in misura inferiore alle sue possibilità. 

Sull'ammiraglia Cribiori non era un sergente di ferro, un comandante che alzava la voce. Era un maestro gentile, persuasivo a suon di discorsi, come con Pierino Gavazzi che ascoltando i consigli del tecnico nel mattino della Milano-Sanremo 1980 andò sul podio di via Roma anticipando due velocisti come Beppe Saronni e Jan Raas. "Se il tutto terminerà con un volatone il tuo punto d'appoggio dovrà essere la ruota di Moser", aveva raccomandato Cribiori e proprio rimanendo nella scia del trentino fino a pochi metri dal traguardo Gavazzi ebbe la meglio sprigionando una potenza decisiva. E chi meglio di Franco sapeva valorizzare i gregari? Un esempio per tutti il Podenzana in maglia rosa del Giro d'Italia 1988.

Dopo aver smesso come direttore sportivo per alcuni anni ha affiancato i cronisti Rai come commentatore confermando la sua loquacità e competenza. 

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