2015 NBA Draft: Brandon Ashley (F; Jr; Arizona)

di Federico Roma, SpazioNBA.it

Età: 20 (15/07/94)
STATURA E PESO: 2.06 x 107 kg
Università: Arizona Wildcats
Classe: Junior
Ruolo: Ala
Giocatore NBA simile: Richard Jefferson


Caratteristiche:
la giovane ala al terzo anno di college si presenta ai nastri di partenza di questa nuova stagione Ncaa, come un prospetto sicuramente interessante per le doti mostrate in campo, ma anche per la curiosità di vedere come ha recuperato dall’infortunio (foot’s torn ligament) che l’ha tenuto lontano dal parquet dall’ormai lontano 1 febbraio, nella sconfitta contro i California Golden Bears. Bisogna ricordarsi come molto probabilmente, data la buona stagione che stava giocando, si sarebbe dichiarato l’anno scorso, poi però l’infortunio ha cambiato tutto.

“I wasn’t 100 percent (about coming back) before the injury,” Ashley disse a ESPN a febbraio inoltrato “But I’ve thought about it, and there’s a very, very, very strong chance I’ll be back at the University of Arizona next year.”

Ala grande che fa dell’atletismo il suo punto di forza principale: è veloce, riesce a concludere al ferro, anche se soffre ancora il contatto con giocatori più grossi, negli anni ha migliorato il suo gioco dalla media, una gran parte dei suo possessi offensivi (32.1%) si conclude con un jumper; certo che fin dal primo anno Ashley è stato in grado di dare un contributo in termini di punti: 11,7 in 27 minuti, e bisogna considerare che l’anno scorso era anche la prima riserva di Aaron Gordon (4th pick), un giocatore che spostava non poco a livello Ncaa. Se riuscisse a migliorare il ball-handling, potrebbe rivelarsi un ottimo giocatore da pick and pop e pick and roll, rendendosi al tempo stesso più appetibile per l’NBA.

Un altro lato positivo di Ashley è la capacità di andare a rimbalzo, 5,8 ad allacciata di scarpe anche contro avversari più alti, grazie a un wingspan di circa 7’ 2,5”, che gli permette anche di inserirsi nelle linee di passaggio, troppo spesso però si fida delle sue doti atletiche e si scorda di tagliare fuori il suo diretto avversario, ora a livello Ncaa è ancora fattibile, al piano di sopra diventa più complessa la situazione a meno che non ti chiami Deandre Jordan. Inoltre il junior da Arizona è un discreto difensore anche se deve mettere su massa muscolare e certamente non è un intimidatore d’area, e probabilmente non lo sarà mai, però il suo lavoro lo fa.


Conclusioni:
uno dei principali difetti di questo giocatore è la stazza, forse un po’ piccolo per essere un ala grande in Nba, c’è sempre il rischio di diventare un tweener che può essere si un vantaggio, ma spesso non lo è ( Derrick Williams docet), sicuramente deve mettere su massa muscolare, ma al tempo stesso continuare a migliorare il suo gioco perimetrale, per diventare un giocatore più completo. Un’altra critica fatta dagli addetti ai lavori è che in attacco spesso non ragiona ed è molto istintivo, cosa che dopo l’infortunio sembra essere diminuita, magari ciò può essere dovuto allo spostamento nello starting five. Spesso gli viene additato di non essere abbastanza “tough” e di perdersi un po’ durante la partita.

Magari l’infortunio sotto questo punto di vista può averlo aiutato e responsabilizzato, come dice lo stesso head coach Miller: “He’s more vocal now than he ever was before. He looks at that as being part of his role on this year’s team and maybe something he’s earned as an older player. He can be the voice of reason. He can inspire his teammates. We hear him more often now than we used to.” 

“Once in a while you have that kid who, although he’s working towards his own development and rehab, he really does continue to stay locked into the team,” dice sempre Miller “To Brandon’s credit, he really did that, which I think helped him along and I believe gave him a different perspective moving forward. I would tell him last year there could come a time in his life later or even as soon as this year where he would reflect and say, ‘I’m kind of glad in a real unique way that it happened to me because I’m better off because of it.’ As long as he is healthy, I do think it added to his maturity and he does have a hunger inside of him.”

In conclusione Ashley molto probabilmente sarà scelto alla fine del primo giro al massimo all’inizio del secondo, anche se non credo, in Nba credo si possa ritagliare un onesto ruolo da giocatore della second-unit, ha ancora tanto potenziale, non lo considerei un giocatore ormai fatto e finito.

Una cosa è certa questo è ragazzo che ama la pallacanestro e vuole vivere di ciò, basta guardare cosa a detto riguardo alla scelta di cambiare major al college: “For anybody that has aspirations of making it to the next level, understanding the business side of everything [is important]. Even if I don’t go to the NBA. Even if I do go overseas. Or even if I somehow don’t play basketball anymore, I still want to be a part of the game. Rather than picking a career where I won’t really be able to do anything, I’d like to pick something that will allow me to stay around the game of basketball for the rest of my life.”


Storia:
Brandon Ashley nasce il 15 luglio 1994 a San francisco, California. Frequenta la Bishop O’Dowd High school fino al terzo anno mantenendo cifre di tutto rispetto 15 punti e 10 rimbalzi, che gli valsero ben due selezioni first-team All-East Bay selection, per conmpletare la sua preparazione liceale per il suo anno da senior si trasferisce all’ormai nota Findlay prep High School, scuola che ha avuto tra le sua fila Avery Bradley, Tristan Thompson e il nostro connazionale Amedeo Della Valle.

L’allenatore di Findlay di lui disse: “Obviously, he’s a very talented basketball player , what’s even more important is he’s just a solid person. A good kid, good student, he’s well-rounded and has a great support system with his mom back at home.[…] From a playing standpoint, it’s going to make him better He’s not going to have to wait for the one game every eight or nine games where he’s got someone to challenge him. He’ll see that every day in practice.”

Alla fine del suo anno da senior, 15,3 ppg e 5,8 rbg, ottenne la convocazione al Mc Donal’s All American e la classificazione come 16° prospetto, e 2° ala della sua classe, alla fine firmo per Arizona.

Sotto la guida di coach Miller nel suo anno da matricola delude un po’ collezionando solo 7,5 ppg e 5,3 rpg, dimostrandosi un giocatore ancora abbastanza acerbo, ma con potenziale, dimostrato nella seconda stagiona, dove Ashley fu un pregevole ingranaggio nella squadra fino al sopracitato infortunio, che ha limitato anche i sogni di gloria dei wildcats ad un passo dalle Final Four, chissà che quest’anno non sia la stagione giusta, magari con il # 21 con un ruolo più da protagonista.
Federico Roma, SpazioNBA.it

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