HOOPS MEMORIES - Cousy ai Celtics, tanto di cappello

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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©

Nel 1950 Bob Cousy non chiedeva altro che giocare per i Boston Celtics. E qualche plausibile rivendicazione per un posto nel roster poteva in effetti vantarla. Guardia All-American nella vicina Holy Cross di Worchester, nel Massachusetts, Cousy era un deliziatore di folle già amatissimo dai tifosi di Boston. Bob era stato campione nazionale nel suo anno da freshman, aveva avuto quasi 20 punti di media da senior e per tutti i quattro anni era stato un ballhandler da sogno. Logico quindi che se c’era un uomo che potesse risollevare le sorti dei derelitti Celtics, in campo e al botteghino, questi era lui. 

Ma mentre tutto questo appariva ben chiaro alla stampa e ai tifosi, il coach dei Celtics Red Auerbach aveva altre idee. Auerbach sosteneva che un play di 1.84 era troppo piccolo per il gioco pro e in particolare quel play, che riteneva troppo pieno di fronzoli per lo scabro stile di gioco dei Celtics. Red arrivò anche a definirlo un “burino locale”. Essendo fermamente convinto che i Celtics avessero bisogno innanzitutto di un lungo, al draft Auerbach selezionò il 2.09 Chuck Share di Bowling Green, mentre Cousy fu chiamato, al primo giro, dai Try-Cities Hawks, che giocavano appunto in tre comuni, a Moline e a Rock Island, nell’Illinois, e a Davenport, nell’Iowa. 

Ma prima ancora di giocare la sua prima partita NBA Cousy venne girato ai Chicago Stags, una squadra finanziariamente allo sbando, perché Tri-Cities voleva la star di Chicago Frankie Brian. Quando poco prima del via della stagione gli Stags chiusero i battenti, i giocatori sotto contratto vennero messi a disposizione degli altri club. Tra questi, c’erano Cousy e altri due fuoriclasse NBA, il grande realizzatore Max Zaslofsky e il playmaker Andy Phillip. A spartirseli erano in tre: Boston, New York e Philadelphia e la loro prima scelta era il cannoniere Zaslofsky.

Il 5 ottobre 1950 i proprietari NBA dovevano sciogliere il nodo su chi avrebbe dovuto prendere Zaslofsky, ma le trattative si erano incagliate. A un certo punto il proprietario di Syracuse Danny Biasone (lo stesso che nel 1954 avrà il colpo di genio dei 24” per tirare) prese cappello. Ma in senso letterale. Offrì infatti il proprio copricapo per un sorteggio da farsi lì per lì. Il commissioner della NBA Max Podoloff fece tre bigliettini, su ciascuno ci scrisse un numero e li mise nel cappello. I Knicks tirarono fuori il numero uno e scelsero Zaslofsky, Philadelphia prese il due e prese Andy Phillip e va da sé che al proprietario di Boston Walter Brown venne “rifilato” Bob Cousy.

Senza aver giocato una sola gara Cousy era già alla sua terza squadra professionistica, che poi era l’unica per la quale aveva davvero intenzione di giocare. Per adattarsi allo stile di gioco dei Celtics Bob, soprattutto all’inizio, cercò di stare attento a non esagerare con il suo elaborato palleggio e i suoi passaggi dietro la schiena, e diventò il playmaker dei primi sei titoli NBA di Boston dei Celtics. 

Cousy è stato titolare all’All-Star Game per dieci anni filati e ha vinto la classifica degli assist per sette stagioni consecutive. Quando si ritirò, nel 1963, dopo tredici anni in biancoverde, ci fu una cerimonia prepartita di ben quarantatré minuti che venne definita “il più emozionante evento sportivo nella storia di Boston”. Non sarebbe mai successo se dal cappello, in quel lontano 1950, fosse uscito il numero sbagliato. Quando si dice lo stellone irlandese.


Robert (Bob) Joseph Cousy
Data e luogo di nascita: 9 agosto 1928, New York
Statura e peso: 1.84 per 77 kg
Ruolo: point guard
High school: Andrew Jackson (Queens, New York)
College: Holy Cross (1946-50), 15.2 PPG, All-American (1950)
Carriera NBA: 1950-70
Squadre: Boston Celtics (1950-63), Cincinnati Royals (1969-70)
Medie in carriera: 18.8 PPG, 3.9 APG, 3 RPG (regular season); 17.9 PPG, 3.2 APG, 3.2 RPG (playoff)
Riconoscimenti: 6 titoli NBA (1957, 1959-63), NBA MVP (1957), eletto nella Hall of Fame (1970), 13 volte All-Star, 2 MVP All-Star Game (1954, 1957)

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