HOOPS MEMORIES - NIT, nascita di una nazione

di CHRISTIAN GIORDANO

A metà anni ’30 New York City era la mecca del college basketball.

Il giornalista sportivo Ned Irish era diventato il promoter principe di questo sport riempiendo il Madison Square Garden con un cartellone di due partite consecutive che vedevano le migliori squadre di New York affrontare atenei di tutto il Paese. CCNY (City College of New York) e NYU (New York University) erano le tradizionali superpotenze del basket universitario della Grande Mela, in fortissima competizione con St. John’s, Seton Hall, LIU (Long Island University), Fordham e una schiera di altri istituti.

Nel 1938 la Metropolitan Basketball Writers Association sponsorizzò il primo torneo post-stagionale – il National Invitational Tournament (torneo nazionale ad inviti) – per compagini provenienti da diverse parti della nazione. Come suggerisce il nome, per partecipare le squadre dovevano essere invitate e a farlo erano i giornalisti stessi. Per quella prima edizione furono invitati sei college, con Colorado e Oklahoma A&M a salutare subito la compagnia. 

Al primo turno, nel confronto diretto fra le uniche due compagini newyorchesi NYU batteva Long Island University, mentre nell’altro incontro Temple si liberava di Bradley. Nel secondo turno era la volta di NYU ad essere sconfitta, per mano di Colorado, intanto che Temple ribaltava il pronostico contro la favorita Oklahoma A&M. Gli Owls presero poi di sorpresa anche l’altra favorita, Colorado, superata 60-36, laureandosi così come primi campioni del NIT.

Il torneo ebbe un enorme successo che spinse la NCAA ad allestire, nel 1939, un proprio torneo post-stagionale. Ma per nulla spaventati dalla concorrenza, quell’anno gli organizzatori del NIT misero in scena uno spettacolo di ancor più alto livello, riuscendo ad assicurarsi la partecipazione delle due squadre più blasonate.

In un duello da paradiso del basket la finale del secondo torneo NIT schierava come protagoniste le uniche due formazioni imbattute della nazione, i Blackbirds di LIU e i Loyola Ramblers di Chicago. Sotto l’esperta guida del leggendario coach Clair Bee, Long Island poteva contare su una incredibile “profondità” che in finale le permise di impiegare ben dodici giocatori. Il punteggio conclusivo, LIU 44, Loyola 32, significava, per i newyorchesi, non solo terminare da imbattuti la stagione ma anche un record di 24-0.

Nella finale del primo torneo NCAA, in quello stesso anno, i campioni della Pacific Coast Conference di Oregon superarono quelli della Western Conference, Ohio State. La partita, giocata a Evanston, nell’Illinois, città cara agli appassionati di basket italiani per aver dato i natali all’immortale Dan Peterson, vide i Tall Firs trionfare per 46-33.

Al via della stagione successiva, i campioni in carica del NIT e quelli della NCAA si sfidarono nella prima di due partite in programma al Madison Square Garden. All’inizio del secondo tempo Oregon conduceva su LIU di 15, ma i Blackbirds recuperarono fino al pareggio per poi andare a vincere nel supplementare.

I campioni del NIT si dimostrarono la miglior squadra del Paese, primo passo di un cammino che sarebbe durato molti anni. Col tempo, come si sa, sarebbe stato il Torneo NCAA a prevalere nella durissima lotta per arrogarsi il diritto (e i diritti) di considerarsi campionato nazionale. 

Alla fine il NIT, via via sempre più relegato ad un ruolo minore, venne spostato all’inizio della stagione, collocazione in cui non avrebbe più dovuto fare da ricettacolo per le formazioni che non erano state accettate dalla NCAA. Per tanti anni, comunque, il vero obiettivo di ogni squadra era di farcela al NIT, il primo e più importante torneo interregionale post-stagionale del college basketball.

Altri tempi, appunto.

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