HOOPS MEMORIES - I Falchi di quella notte




di CHRISTIAN GIORDANO ©
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L'anno dopo la vittoria di Boston su St. Louis nel doppio supplementare di Gara 7 delle finali NBA del 1957, Bill Russell fu nominato MVP della Lega e risultò il miglior rimbalzista, mentre il compagno di squadra Bob Cousy comandava la graduatoria degli assist per il settimo anno consecutivo. Ma l'ala degli Hawks Bob Pettit era arrivato terzo fra i marcatori e secondo fra i rimbalzisti. E all'All-Star Game Pettit aveva monopolizzato l'attenzione generale grazie ai suoi 28 punti e 26 rimbalzi.

Con stelle tanto luminose c'era poco da sorprendersi nel rivedere passeggiare verso la Finale Celtics e Hawks, entrambi campioni divisionali con otto vittorie di distacco sulla seconda. Nell'ultimo atto della Eastern Division Boston aveva regolato Philadelphia 4-1, tenendo i Warriors sotto i cento punti in tutte e cinque le gare. nella Western, con lo stesso punteggio, gli Hawks si erano sbarazzati di Detroit 4-1, vincendo le ultime due gare di un margine complessivo di 68 punti. Gli Hawks non avevano mai vinto il titolo NBA ma tutto lasciava pensare che stavolta sarebbe stato diverso.


Le Finali NBA del 1958 cominciarono come quelle dell'anno precedente, con gli Hawks che in Gara1 sorprendevano i Celtics al Boston Garden. Dopo quattro partite la situazione era ancora di parità, ma in Gara3 Russell s'infortunò a una caviglia, incidente che ne avrebbe limitato la mobilità e quindi il minutaggio per il resto della serie.

Gli Hawks approfittarono dell'infortunio di Russell per dominare a rimbalzo e andare a vincere 102-100 Gara 5 a Boston. A quel punto St. Louis aveva in mano la chance di vincere il titolo in casa in Gara6.

E quella sesta partita, per Pettit, era l'occasione attesa da una vita. Bob non se la fece scappare, segnò 50 punti (record NBA nei playoff) e tutti decisivi, visto che gli Hawks prevalsero di uno, 110-109, conquistando così il loro unico titolo NBA.

Nonostante Russell a mezzo servizio, in campo venti minuti e con una rigida fasciatura alla caviglia infortunata, i Celtics erano rimasti in partita fino in fondo. Ma ogni volta che agli Hawks serviva un canestro, specie nel concitato finale di gara, spuntava fuori Pettit a segnarglielo. Aveva riportato in avanti i suoi sul 95-93 e per tutte e tre le volte che i Celtics si erano riportati a meno uno, era stato lui a segnare, mantenendo in vantaggio gli Hawks. Pettit aveva segnato 19 punti nell'ultimo quarto, i 19 degli ultimi 21 punti degli Hawks.

Pettit era tutto tranne che un individualista, il classico giocatore da one-man show. Caso mai era un direttore di orchestra, e in quell'occasione ad accompagnarlo aveva ottimi strumentisti come Slater Martin, guardia di 1,77 che tenne Bob Cousy a quindici punti e fece scorrere il cronometro palleggiando per gli ultimi nove secondi. Ma al suono della sirena, quando i 10.218 di St. Louis si alzarono in piedi per applaudire, fu Pettit a essere issato sulle spalle dei compagni. Quella gioia di gruppo era soprattutto merito suo.

Con Russell in salute, la serie avrebbe forse preso un'altra piega. E se è vero che la controprova non c'è, è vero anche che il 1958 doveva essere l'anno degli Hawks. L'unico anno degli Hawks.

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