HOOPS MEMORIES - Trotters, i ragazzi dello stadio di Berlino
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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©
Nel 1951 gli Harlem Globetrotters stavano compiendo un tour internazionale cominciato al Rose Bowl di Pasadena, in California, dove avevano stabilito il nuovo record nazionale di spettatori (oltre 31000) per una partita di basket. In Brasile avevano fatto addirittura meglio richiamandone oltre 50 mila, prima di spostarsi in Europa. Con la Guerra Fredda ormai in fermento, i Globetrotters incontrarono in Francia uno strisciante ma diffuso sentimento di antiamericanismo, ma era niente al confronto di quanto sarebbe accaduto di lì a poco in Germania.
Là il pugile americano “Sugar Ray” Robinson aveva da poco sostenuto un match che aveva esacerbato l’antagonismo verso l’America, e i primi lanci di bottiglie degli spettatori erano sfociati in violenti tafferugli. Per stemperare le tensioni l’Alto Commissariato degli Stati Uniti per la Germania, nella persona di John J. McCloy, si mise in contatto con i Globetrotters a Parigi perché gli desse una mano magari con una loro partecipazione speciale allo stadio Olimpico di Berlino.
Era lo stesso stadio in cui nel 1936, secondo la leggenda, Adolf Hitler aveva snobbato Jesse Owens, rifiutandosi di stringere la mano all’atleta (nero) che aveva appena vinto quattro medaglie d’oro. Ma quindici anni più tardi, l’accoglienza avuta dai Globetrotters sarebbe stata ben più cordiale.
Quando la squadra atterrò a Berlino, l’autobus venuto a prelevarla fu circondato da una calca di gente, una situazione che mise in un certo imbarazzo i giocatori. Ma fu subito chiaro che gli appassionati tedeschi volevano solo stringere la mano a quella che era una squadra di fama mondiale.
Il 22 agosto 1951 fu una data a suo modo storica: la folla più numerosa di sempre ad assistere ad una partita di basketball, 75000 persone, si riversò nello Stadio Olimpico per guardare una squadra di giocatori neri e di proprietà di un ebreo. Il pubblico tedesco si godette ogni singolo istante di quell’evento straordinario, scoppiando a ridere alle buffonate di “Goose” Tatum e di Marques Haynes.
All’intervallo ci fu un momento davvero speciale. Sul campo atterrò un elicottero da cui scese un uomo in tuta da ginnastica. Era Jesse Owens. Ad attenderlo c’era il sindaco di Berlino Ovest, Ludwig Shreiber, che lo salutò dicendo: “Quindici anni fa su questo stesso campo Hitler si rifiutò di porgerle la mano. Ora io le porgo entrambe le mie”.
La folla esplose con un boato di ovazione e applaudì per cinque minuti, poi Owens si accomiatò corricchiando per un giro di pista. La tensione antiamericana di Berlino era stata in gran parte stemperata dalla doppia illustre presenza: la sua e quella degli Harlem Globetrotters, proclamati dal Dipartimento di Stato americano “Ambasciatori di Buona Volontà”. Quarant’anni dopo, ce ne sarebbe un certo bisogno.
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