HOOPS MEMORIES - Willis Reed, pasta di capitano


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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©

Finalmente approdati alle Finali NBA nel 1970 – non ci riuscivano dalle sconfitte con Rochester nel 1951 e con Minneapolis nel biennio 1952-53 –, i New York Knicks erano dati per favoriti per vincere il loro tanto agognato primo titolo.

La squadra di coach Red Holzman, oltre al miglior bilancio della Lega in regular season (60-22), vantava un record di 18 vittorie in fila. Con Willis Reed al sua miglior anno da pro e Walt Frazier alla prima delle sue sette stagioni da All-Star, i Knicks avevano due realizzatori da 20 punti a partita a cui affiancavano un supporting cast di prim’ordine: Dick Barnett, Dave DeBusschere, Bill Bradley e, come sesto uomo di lusso, Cazzie Russell.

Come New York, anche Los Angeles non aveva mai vinto il campionato. Per i Lakers, considerando anche i tempi di Minneapolis, si trattava della dodicesima presenza in finale e stavolta finalmente senza i “maledetti” Celtics, che li avevano battuti sette volte su sette (sei se si esclude il 1959, quando i Lakers erano ancora nel Minnesota). I gialloviola di coach Joe Mullaney disponevano di un trio di autentiche superstar – Jerry West, Wilt Chamberlain e Elgin Baylor – e si erano sbarazzati di Atlanta in quattro partite nelle Finali della Western Division. Anche per loro poteva essere la volta buona.

Le due squadre si spartirono equamente le prime quattro gare della serie e in due occasioni fu necessario ricorrere all’overtime. Poi, in Gara Cinque i Knicks avevano strappato una vittoria interna per 107-100, ma avevano perso la loro bandiera, il centro Reed, vittima di uno strappo muscolare ad una coscia. Mancando di un forte pivot di riserva, senza Reed ad occuparsi di Chamberlain i Knicks sembravano avere poche chance. Forse nessuna. Le preoccupazioni newyorchesi si rivelarono più che fondate in Gara Sei a Los Angeles. Con Reed non in grado di giocare, Chamberlain fu incontenibile e i Lakers vinsero di 22: un massacro.

Ai tifosi, ai media e allo stesso entourage dei Knicks pareva a dir poco improbabile che Reed avrebbe recuperato per Gara Sette, prevista appena due giorni dopo, tuttavia nessuno sapeva per certo che nel frattempo Willis si era sottoposto a diverse infiltrazioni. Senza di lui i Knicks avrebbero potuto anche non presentarsi, un Reed anche solo parzialmente in salute poteva invece dar loro almeno una possibilità. 

Due ore prima della partita Willis era sceso sul parquet del Madison Square Garden per fare un provino ma anche dopo aver testato la gamba infortunata, non era sicuro di poter giocare. E se non lo era lui figuriamoci i tifosi dei Knicks. Quando le squadre erano scese in campo per il consueto riscaldamento prepartita, Reed non si era visto e i preoccupatissimi sostenitori locali già temevano il peggio. Poi, appena cinque minuti prima dell’inizio, entrò in campo un zoppicante Reed sepolto da un’ovazione scrosciante di applausi. Fra una smorfia di dolore e l’altra eseguì qualche tiro e poi andò in panchina.

Ma pochi secondi dopo vennero annunciati i quintetti titolari e udito il nome di Reed il Garden esplose. I Lakers vinsero la palla a due ma sbagliarono il loro primo tiro e i Knicks recuperarono il pallone. Frazier servì Reed al vertice dell’area e Willis infilò un tiro in sospensione che fece di nuovo deflagrare il Garden. I primi due punti dell’incontro erano suoi. Un minuto dopo, prese un rimbalzo difensivo e quando New York si fiondò in attacco ancora lui insaccò un altro tiro dai 6 metri. Reed non doveva giocare e aveva già segnato quattro punti nei primi due possessi Knicks. Galvanizzata dalla sua presenza New York schizzò a tutta nelle prime battute dell’incontro, balzando subito in testa 15-6.

Reed non segnerà più nemmeno un punto, ma i Knicks all’intervallo avranno un vantaggio già incolmabile (69-42), con uno straripante Frazier da 23 punti. Reed terminò la partita con 4 punti e 3 rimbalzi, ma i ventisette, dolorosissimi minuti che aveva giocato erano stati la chiave della vittoria newyorchese. Il punteggio finale fu di 113-99, con Frazier capace di mettere in cascina 36 punti e 19 assist e DeBusschere di prendere 17 rimbalzi.

Reed vinse il premio di MVP della serie e in seguito avrebbe ammesso che nonostante tutte quelle infiltrazioni antidolorifiche, quella sera era tutt’altro che sicuro di poter scendere in campo. “Credevo di non riuscire nemmeno a camminare”, disse. “Ma era la partita che decideva il campionato. Non potevo starmene seduto in panchina e restare lì a guardarmela. Dovevo fare tutto quello che potevo”. E quel tutto fu tanto.

Quell’anno Reed completò il suo particolarissimo grande slam vincendo il premio di MVP in regular season, all’All-Star Game e in Finale. Ma al di là dei riconoscimenti ricevuti, la sua sola presenza sul terreno di gioco per Gara Sette, oltre a significare il primo titolo per New York, aveva dimostrato di che pasta era fatto il Capitano dei Knicks.


Willis Reed Jr.

Data e luogo di nascita: 25 giugno 1942, Hico (Louisiana)
Statura e peso: 2.06 per 106 kg
Ruolo: centro/ala
High school: West Side (Lillie, Louisiana)
College: Grambling State (1960-64), 18.7 PPG, 15.2 RPG; 1 titolo NAIA; eletto nella NAIA Hall of Fame (1970)
Carriera NBA: 1964-74
Squadre: New York Knicks
Medie in carriera: 18.7 PPG, 12.9 RPG, 1.8 APG (regular season); 17.4 PPG, 10.3 RPG, 1.9 APG (playoff)
Riconoscimenti: 2 titoli NBA (1970, 1973); NBA MVP (1970); NBA All-Star Game MVP (1970); NBA Finals MVP (1970); NBA Rookie of the Year (1965); 7 volte All-Star; eletto nella Hall of Fame (1981)

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