HOOPS MEMORIES - Bill Russell ai Celtics: Manifest Dynasty


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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©

Bill Russell è considerato il centro che rivoluzionò la pallacanestro negli anni ’50 e ’60, dando ampio risalto alla difesa ed elevando il fondamentale della stoppata ad autentica forma d’arte. Centro di 2.04 proveniente dall’Università di San Francisco, Russell giocò nella NBA per tredici anni, tutti con i Boston Celtics, e undici di quelle tredici squadre dei Celtics vinsero il campionato. Ma oltre ai Celtics Russell, dopo aver condotto i Dons a due titoli NCAA vinti back-to-back nel biennio 1955-56, avrebbe potuto benissimo giocare per altre squadre: perché nel draft NBA della primavera del 1956, i Celtics avevano la chiamata numero sei.

Alla vigilia del draft Russell aveva annunciato che, prima di passare professionista, in autunno avrebbe giocato a Melbourne nella squadra olimpica degli Stati Uniti. Questo significava che qualsiasi squadra volesse sceglierlo avrebbe dovuto aspettarlo fino ai primi di dicembre per cominciare ad usufruire dei suoi servigi. Inoltre Russell, a quanto si diceva, era alla ricerca di un ingaggio, invero piuttosto caruccio, di 25 mila dollari l’anno e con in più l’opzione di firmare per gli Harlem Globetrotters per un’eventuale cifra superiore. Per convincerlo a giocare con loro, infatti, i ’Trotters gli avevano fatto una pubblica offerta di 50 mila dollari annui. Ma come recita un antico proverbio, tra il dire (l’offerta) e il fare (la firma) c’è di mezzo il mare, nella fattispecie quello del Sud Pacifico con relative olimpiadi australiane.

Al draft la prima scelta apparteneva ai Rochester Royals, che però “decisero” di non poter sostenere lo sforzo dei 25000 verdoni, il prezzo del cartellino di Russell. Preferirono invece scegliere Sihugo Green, guardia proveniente da Duquesne. I St. Louis Hawks avevano la chiamata numero due, ma neanche loro erano interessati a Russell seppure per altri motivi. Il proprietario degli Hawks, Ben Kerner, che pure aveva da eccepire sulle richieste economiche di Russell, aveva già un altro 2.04, Bob Pettit, e così gli Hawks rimasero l’unica squadra bianca nella NBA. I Minneapolis Lakers detenevano la pick tre e intendevano usarla per chiamare Russell.

Il coach dei Celtics, Red Auerbach, resosi conto che solo con uno scambio sarebbe riuscito a portare Russell a Boston, telefonò a Kerner per offrirgli il centro veterano “Easy Ed” Macauley in cambio della seconda scelta assoluta al draft. Macauley aveva già ventotto anni, ma era un All-Star e per di più originario di St. Louis. E al college, Macauley era anche stato un All-American con la locale St. Louis University.

Come andò a finire potete immaginarlo: il nome di Macauley catturò l’attenzione di Kerner, ma il proprietario degli Hawks insistette che i Celtics gli dessero anche l’ala di 1.92 Cliff Hagan che Boston aveva scelto appena due anni prima. Hagan aveva appena terminato i due anni di militare e stava per entrare nella NBA. Saggiamente Auerbach fu d’accordo nell’includerlo nell’affare e così a Boston nasceva una dinastia.

I Celtics attesero fino al 22 dicembre perché Russell si unisse alla squadra, ma valeva la pena di aspettare. Guidati da Bob Cousy e Bill Sharman nel backcourt, Russell e un altro rookie, Tom Heinsohn, quell’anno Boston marciò spedita verso le Finali NBA, giocate contro – e chi altri se non – gli St. Louis Hawks. Nella decisiva settima partita, dopo due supplementari i Celtics vinsero, 125-123 il punteggio finale, gara e campionato, con Russell a quota 19 punti e 32 rimbalzi. E pensare che avrebbe potuto giocare per gli Hawks. O i Lakers...

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