HOOPS MEMORIES - Alla fiera dell’Ovest


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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©

La Columbia University imbattuta nel 1905 contro due delle migliori squadre dell’Ovest, viene considerata, presumibilmente a ragione, la prima squadra ad essersi laureata campione nazionale. Ma si dovette comunque attendere il 1908 perché la migliore dell’Est e la migliore dell’Ovest incrociassero le armi nei playoff post-stagionali.

E quell’anno c’erano pochi dubbi su quale fosse la miglior squadra a Est. Pennsylvania aveva infatti vinto tutti e otto gli incontri della Eastern Intercollegiate League contro i rivali di conference di Columbia, Yale, Cornell, Harvard e Princeton. Complessivamente, i Quakers si portarono sul 23-2, finendo la stagione con 22 vittorie consecutive.

La Western Intercollegiate League era composta dalle università di Wisconsin, Minnesota, Illinois, Chicago, Purdue, ma non aveva una formazione che poteva fregiarsi del titolo di campione. Appaiate al primo posto, con un record di 7-1, c’erano Chicago e Wisconsin che si erano spartite anche i due confronti diretti.

Un primo playoff che assegnava il titolo di conference si era tenuto nel Wisconsin e vincendolo i Badgers si erano assicurati il vantaggio del campo. Dal canto suo Chicago poteva invece contare sui fuoriclasse John Schommer, centro di 1.90, e Pat Page, uno dei giocatori più rapidi di tutto il campionato, e sul miglior coach dell’epoca, Joseph Raycroft.

Con 1500 tifosi a sostenere Wisconsin, Schommer e Page trascinarono Chicago alla vittoria per 18-16, conquistando il diritto ad incontrare Pennsylvania per il titolo nazionale. Chicago superò Wisconsin all’ultimo minuto con un tiro di Page, ma contro Pennsylvania sarebbe servito ben altro.

La formula di quei primi playoff nazionali prevedeva una serie con gare di andata e ritorno e la prima partita a Chicago. La squadra di casa batté Pennsylvania 21-18, con Page che segnò di nuovo il più improbabile dei tiri risolutivi, un tiraccio della disperazione caricato facendo partire la palla da in mezzo alle gambe, e che per poco non veniva intercettato. Ma si infilò: 1-0 per Chicago.

La seconda gara, a Philadelphia, fu, se possibile, ancora più tirata. Per otto volte il punteggio fu di parità prima che Chicago riuscisse a spuntarla, anche se di un solo punto, 16-15, afferrando così il titolo nazionale. Questa volta fu Schommer a compiere il miracolo, lanciando all’ultimo secondo una parabola da oltre metà campo che s’insaccò regalando ai suoi la più incredibile delle vittorie.

Ma non fu quello l’ultimo giorno di gloria cestistica per Schommer. L’anno successivo, non solo divenne All-American per la quarta stagione consecutiva, ma produsse anche una striscia di prestazioni difensive eccezionali nelle quali tenne i centri avversari ad un totale di appena 4 canestri in 9 partite. E poi, sette anni più tardi, gli fu riconosciuto il merito di aver inventato i tabelloni moderni. Decenni prima di Sua Maestà MJ, a Chicago, considerata all’epoca città cestisticamente “occidentale”, il basket, in campo e fuori, aveva un altro nome e cognome: John Schommer.

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