HOOPS MEMORIES - La "mission possible" di Seattle


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di CHRISTIAN GIORDANO ©
Rainbow Sports Books ©

Una delle più grandi sorprese nella storia del basket accadde il 21 gennaio 1952. Quella sera si disputava un incontro organizzato dallo United States Olympic Games Fund e nel quale la Seattle University affrontava gli Harlem Globetrotters.

Le stelle dei Chieftains (capotribù) di coach Al Brightman erano i gemelli Johnny e Ed O’Brien, nella storia dell’ateneo i primi con una borsa di studio cestistica per tutti e quattro gli anni di corso. Johnny era il top scorer nazionale, ma i tifosi di SU avevano seri dubbi che il loro attacco potesse nuocere ai Globetrotters, anche perché i due O’Brien non superavano l’1,74 e in squadra il più alto, Bill Higlin, arrivava a malapena a 1,92.

E, i Globetrotters avevano alle spalle oltre 3500 partite di storia e ne avevano vinte quasi il 94 percento. Il loro copione era quasi sempre scontato: cercare di ritagliarsi il prima possibile un ampio vantaggio e poi lasciarsi andare alle loro consuete attrazioni per deliziare il pubblico. Quella sera i Trotters avrebbero dovuto fare a meno del mago del ballhandling Marques Haynes, che doveva presentarsi alla commissione di leva, ma il resto della formazione era intatto.

Perché la partita potesse raccogliere più denaro possibile, entrambe le squadre si pagarono le spese e visto lo scopo benefico dell’incontro la University of Washington concesse gratuitamente l’uso del proprio impianto, che disponeva di 11.500 posti a sedere.

Almeno 13.000 appassionati stiparono il palazzetto, prima che i vigili del fuoco fossero costretti, per ovvi motivi di sicurezza, a chiuderne gli ingressi. Louis Armstrong, ospite della serata, avrebbe regalato ai presenti una breve esibizione durante l’intervallo, nonostante il concerto che aveva in programma in tarda serata. Il palco era allestito come nelle grandi occasioni, ma nessuno avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe successo di lì a poco.

I giocatori di Seattle fecero subito capire di non essere degli sprovveduti. Balzarono subito in testa fino al 22-15 con Johnny O’Brien già autore di 16 punti, nonostante la stretta marcatura di una star come Reece “Goose” Tatum. I Globetrotters sbagliavano troppe conclusioni e quando sulla sirena del primo tempo Ed O’Brien insaccò un tiro dai 9 metri, Seattle conduceva 46-36. Louis Armstrong era così preso dall’entusiasmo che decise di rimanere anche per il secondo tempo, saltando lo show che aveva in programma in centro.

All’inizio del terzo periodo i Globetrotters rimontarono fino al pareggio, 53-53. Più avanti nel quarto, Johnny O’Brien dovette abbandonare il campo per via di distorsione ad una caviglia. Ma i suoi compagni riguadagnarono il vantaggio, 65-59, allo scadere del terzo quarto.

Johnny O’Brien, con la caviglia fasciata, rientrò nel quarto periodo con le squadre che continuavano a scambiarsi canestri su canestri, come dicono in America, down the stretch, in dirittura d’arrivo. Con Seattle sopra di due a 9” dalla fine, venne chiamata una palla a due. I Trotters chiamarono time-out. L’arbitro Pop Hagerty li informò che, non avendone più a disposizione, avrebbero potuto averne uno “al prezzo” di un fallo tecnico contro. L’inusuale proposta fu accettata e Johnny O’Brien andò in lunetta per infilare il tiro libero che portò Seattle avanti di tre. Il tempo scorse senza che venissero effettuate altre conclusioni e i Chieftains centrarono la grande impresa.

Una folla esultante invase il campo non appena sul tabellone apparve l’incredibile punteggio finale: Seattle University 84, Harlem Globetrotters 81. Ma ancora più difficile da credere era un’altra voce del tabellino della gara: il piccolo Johnny O’Brien, marcato per quasi tutta la partita dal grande Goose Tatum, forse il giocatore più amato della storia dei Globetrotters, aveva segnato 43 punti. Chi ha detto che i miracoli non esistono?


NOTA
Dopo il college i fratelli O’Brien tentarono la strada del baseball professionistico, Edward come interbase e John da seconda base dei Pittsburgh Pirates.

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