HOOPS MEMORIES - Il paradiso perduto di Wilt a Kansas


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di CHRISTIAN GIORDANO ©
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Quando il centro di sette piedi (2.12) Wilt Chamberlain lasciò la Overbrook High School di Philadelphia, scelse Kansas fra gli oltre duecento college che avevano cercato di reclutarlo. Il leggendario coach dei Jayhawks Phog Allen ormai prossimo a stilare il bilancio della sua lunga carriera e in preda all’euforia si lasciò andare: “Con lui, non perderemo più una partita. Potremmo vincere il titolo nazionale, due sorority girls (associazioni di studentesse universitarie, nda) e due Phi Beta Kappa”. Ma il settantenne Allen fu costretto a ritirarsi proprio nel 1956, l’anno in cui Chamberlain stava per cominciare la sua carriera nella varsity, la prima squadra.

Sotto il nuovo coach Dock Harp, che era stato l’assistente di Allen, Wilt guidò i Jayhawks al titolo della Big Eight nel suo anno da sophomore (il secondo), perdendo solo una volta, contro Iowa State, in tutta la stagione. Incurante di ogni stratagemma difensivo e di qualsiasi tattica di stalling (congelamento del pallone) studiata per fermarlo, Chamberlain chiuse l’annata a 30 punti e 16 rimbalzi di media.

I Jayhawks, classificatisi subito dietro la capoclassifica North Carolina nel ranking, approdarono a vele spiegate alle Final Four del 1957 e in semifinale distrussero San Francisco, campione NCAA in carica. In finale, avrebbero dovuto vedersela proprio con gli ancora imbattuti Tar Heels. Il centro di UNC, l’All-American Lennie Rosenbluth, alto appena 1.94 e la sede della finale, Kansas City, spinsero molti tifosi a credere che fosse giunta l’ora dei Jayhawks.

Nella gara per il titolo, il coach di North Carolina Frank McGuire impiegò la stessa tattica usata da Iowa State per battere Kansas: una zona 2-1-2 con il centro fisso su Chamberlain e le due ali che dalle corsie esterne entravano in aiuto per tenere Wilt lontano dai tabelloni. In attacco i Tar Heels erano molto guardinghi, prendevano solo tiri ad alta percentuale e quindi solo con Wilt lontano dal tiratore.

Tirando con il 65% dal campo UNC si ritrovò in vantaggio 29-22 all’intervallo, con Kansas che non approfittava della libertà concessa dalla difesa di North Carolina per eventuali conclusioni dall’angolo. Ma i Jayhawks alzarono il ritmo nel secondo tempo e a dieci minuti dalla fine conducevano 40-37. I Tar Heels, reduci dal triplo supplementare contro Michigan State della sera prima, sembravano esausti e in più avevano tre titolari con problemi di falli. Ma anziché prodursi nel rush finale, Kansas decise di “congelare” il pallone e ne mantenne il possesso per cinque minuti, quel tanto che permise a UNC di riprendere fiato. Un errore imperdonabile.

Negli ultimi minuti ci furono due cambi e un paio di scaramucce. In una di queste, Chamberlain e Pete Brennan cominciarono a darsele di santa ragione. McGuire si alzò dalla panchina di North Carolina e prima che l’ordine fosse ristabilito si beccò un pugno alla bocca dello stomaco. Il secondo tempo terminava sul punteggio di parità, 46-46, il che significava primo supplementare di sempre per la finale che assegnava il titolo nazionale. Con Rosenbluth fuori per falli, nell’overtime i Tar Heels congelarono la palla e in preda alla paura Kansas fece lo stesso. Nel primo supplementare entrambe le squadre segnarono solo due punti e nel secondo nessuno.

A 6” dalla fine del terzo overtime, Jack Quigg infilò due tiri liberi che riportavano avanti North Carolina, 53-52. A quel punto Kansas provò a forzare il pallone dentro per Chamberlain, ma il passaggio fu intercettato proprio da Quigg, che così mise il proprio sigillo sulla vittoria dei Tar Heels. Il game-high di 23 punti di Chamberlain non era bastato e i Jayhawks avevano perso un’occasione irripetibile.

L’anno successivo, tutti avrebbero dovuto fare i conti con un Wilt ancora più determinato. Le sue medie realizzative aumentarono ma Kansas si fece sfuggire il titolo della Big Eight per mano dei “cugini” di Kansas State, chiuse sul 18-5 e mancò le Final Four. Un frustratissimo Chamberlain mollò baracca e burattini, prendendosela anche con la tattiche iperdifensiviste degli avversari che pensavano solo a distruggere il gioco. In particolare, Wilt puntualizzò che una volta i giocatori di Oklahoma State si erano passata la palla 160 volte prima di scoccare un tiro. In quello che avrebbe dovuto essere il suo anno da senior Chamberlain passò agli Harlem Globetrotters e per Kansas, che con lui era giunta a un passo dal paradiso cestistico, era la fine di un sogno.

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